Vannetta Masciotta, una tigre col fioretto

Vannetta Masciotta, una tigre col fioretto La torinese ha trionfato al Trofeo Martini dopo soli otto allenamenti Vannetta Masciotta, una tigre col fioretto E' mamma da cinque mesi, voleva lasciare l'attività agonistica - Ha perso due chili in due giorni, ora ha un braccio ed una gamba lividi per le stoccate ("E' come se mi avessero preso a botte") - "Non lascio il tempo alle avversarie di pensare, questa forse è la mia forza" «Mi chiamano la leonessa, la tigre, l'indiavolata. Ma io non graffio e non mordo, urlo soltanto. Quando sono in pedana, i miei strilli li sentono da lontano. Perché lo faccio? Chi lo sa: mi viene istintivo, è un'esplosione nervosa. Dopo una stoccata, l'urlo ci vuole. Quando mi rimane in gola, vuol dire che non sono abbastanza concentrata, vuol dire che qualcosa sta andando storto. E poi. strillano anche le altre: perché proprio io dovrei stare zitta?». Quando Vannetta Masciotta è in pedana, ogni duello diventa una specie di corrida: prima doma le rivali sul piano psicologico, poi le infila col fioretto. Il tutto condito, non di rado, con pittoresche imprecazioni. Dopo appena un mese di allenamenti (otto lezioni in tutto), Vannetta ha trionfato nel Trofeo Martini, che vale quanto una mezza Olimpiade. Ora ha la gamba ed il braccio sinistri viola per le stoccate: «E' come se mi avessero dato un sacco dì botte», spiega. Ma come ha fatto a vincere, con una preparazione cosi sommaria? «Guardi — dice —, non lo so nemmeno io. Non gareggiavo da un anno, ho deciso di partecipare al Martini quasi per caso, una decina di giorni fa. Mi hanno chiesto di far parte della giuria ed io ho detto: si, lo farò, ma dopo che mi avranno eliminata. Sembra un destino: le mie . i a o , , l e. eae è d o el ume più belle gare le ho vinte così, quasi senza allenamento. E allora mi son detta: vuol dire che d'ora in poi mi allenerò di meno, tanto, per quel che serve...». E ride divertita, facendo roteare quei suoi occhi grandi e dolci. «Vede, io ho sette vite: ogni tanto rinasco, vinco, e si torna a parlare dì me come di una primadonna. Se le dicessi che mi dispiace, le racco'nterei una grossa bugio: sa, noi donne siamo tutte un po' vanitose. Mio figlio, Andrea, nato lo scorso ottobre. Pensavo di non riprendere più a ga reggìare. Poi mi son guardata allo specchio: ero un po' ingrassata, mi sentivo molle, stanca. Chissà, forse ho avuto paura di invecchiare troppo in fretta. E così ho ripreso il fioretto in mano. Ma allenarmi e basta non mi diverte. Vede, io ho molta grinta, il combattimento è un po' una droga. Se non c'è agonismo, cos'è lo sport?». E' proprio in pedana, prima della stoccata decisiva, che Vannetta è veramente una tigre: e se le si potessero vedere gli cicchi, ci si accorgerebbe che diventano improvvisamente freddi, quasi cattivi. «Qualcuno mi accusa di protestare troppo spesso con i presidenti di giuria. Ma si metta nei miei panni e poi mi dica se sbaglio: a Tokio sono stata derubata di una possibile medaglia olimpica, in Messico è successo la stessa cosa. Come si fa a stare zitti? Quei due giudici sono poi stati squalificati a vita e non mi dispiace per niente, visto che erano chiaramente in cattiva fede. Ma, sa, è una consolazione piuttosto magra: ormai la medaglia non me la restituisce nessuno. Quando gridi di gioia perché sai che hai vinto, e vedi la tua avversaria disperata perché ha perso, se ti dicono che è tutto sbagliato e che sei tu la sconfitta, ti senti annientata, distrutta. Provpre per credere». Ma lo dice senza astio, con un sorriso: perché Vannetta sa sorridere sempre. Nei due giorni del Martini, ha perso due chili: «Sarà la tensione nervosa — dice —, sarà che strillo parecchio, ma quando gareggio ho sempre la gola secca ed una gran sete». Le chiediamo di giudicarsi da sola e Vannetta non riflette neppure un attimo, sa esattamente che cosa pensa di se stessa: «Sa a cosa sono dovute molte mie vittorie? Al fatto che io le avversarie le aggredisco, non lascio il tempo alle mie rivali di pensare. Proprio come una tigre, o come un rullo compressore, se preferisce. Ho i riflessi prontissimi, so ragionare velocemente, forse più velocemente di loro. Ma so anche stare in difesa, so anche adeguarmi alle circostanze. L'istinto non basta, bisogna contenerlo nei binari giusti. Al Martini ho fatto delle "parate" di cui forse molti non mi credevano ca pace. Questione di riflessi, appunto. Non è un merito, non mi creda una presuntuosa: è una dote naturale». E lo dice quasi come se volesse discoi parsi. E se dovesse giudicarsi come donna? «Beh, dovrei parlare quasi di un'altra persona. In pedana sono aggressiva, in casa no. Non dico di essere tranquilla, di stare sempre zitta e cose del genere. Ad esempio, uno che mi vede col fiuaamqRgcmnm fioretto in mano e mi sente urlare, non immagina che io al cinema mi commuova fino alle lacrime. Sono una romantica, ho il cuore tenero: quando ho visto Giulietta e Romeo mi sono messa a piangere come una cretina. La canzone che preferisco ha almeno vent'anni: è Only you. non so se mi spiego. Amomolto la musica, ho vinto uncampionato di twist ed ho fatto anche danza classica. Insomma, potrei dire di essere una ragazza normalissima, come tutte: senza grilli per la testa, ecco». Non le piace molto cucinare: «Quando mio marito vuole qualcosa di buono — dice —, mi fa togliere dai fornelli e ci si mette lui». Un "giorno 1 un suo professore disse: «La \ felicità vera non esiste». Leo ' si alzò in piedi e replicò «Perché? Io sono felice». E adesso aggiunge: «Non sono come Jacqueline Onassis, che vuole l'aereo personale, pellicce e diamanti, e magari è scontenta lo stesso. Io ho tutto quello che desidero, perché i miei non sono desideri paz¬ zi. E amo la gente, e mi piace o 1 sentire del calore attorno a a\m?,- Che cosa potrei volere di i \ P'ù?». Già: che cosa? ò: l Maurizio Caravella Vannetta Masciotta racconta, ancora sorpresa, la sua gara

Persone citate: Jacqueline Onassis, Maurizio Caravella, Only, Vannetta Masciotta

Luoghi citati: Messico, Tokio