Telefoni-spia: è introvabile l'ex maresciallo sotto accusa di Guido Guidi

Telefoni-spia: è introvabile l'ex maresciallo sotto accusa Mistero nella vicenda delle intercettazioni Telefoni-spia: è introvabile l'ex maresciallo sotto accusa Alessandro Micheli, indicato da Tom Ponzi come responsabile di "ascolti abusivi", si era recato a Roma per farsi interrogare dal pretore Infelisi - E' sparito dall'albergo senza pagare il conto e dimenticando la valigia - Interrogato dal giudice il questore di Como, Mario Nardone (Nostro servizio particolare) Roma, 12 marzo. Dopo la scomparsa di una bobina con una serie di intercettazioni telefoniche (molto interessanti dicono); dopo le minacce all'esperto elettronico Bruno Mattioli; dopo uno strano incidente automobilistico al tecnico della Sip Marcello Micozzi, che ha avuto tutta l'aria di essere un avvertimento a non parlare troppo; dopo la scoperta che taluni telefoni nella zona del Quirinale erano stati posti sotto controllo abusivo; dopo l'accertamento che in questa zona hanno «lavorato» falsi operai della Sip (forse a togliere precipitosamente le microapparecchiature sistemate a suo tempo), oggi si registra un altro episodio, quanto meno singolare, che aumenta le zone d'ombra di questa vicenda già sufficientemente complessa: un imputato è scomparso improvvisamente e — tutto lo lascia supporre — in modo più che misterioso. Alessandro Micheli è un ex maresciallo di p.s., già addetto al controspionaggio, il cui nome è stato fatto da Tom Ponzi come del responsabile di numerose intercettazioni telefoniche. Precedendo Ja probabile richiesta del preto re, due settimane or sono l'ex maresciallo si presentò al Palazzo di Giustizia dichiarando di essere pronto a lasciarsi interrogare. Il dottor Infelisi preferì spostare di qualche giorno l'incontro. Alessandro Micheli tornò nell'albergo romano dove era alloggiato («Hotel Reale», in via XX settembre, quasi di fronte al ministero delle Finanze) e da quel momento nessuno ha saputo più nulla di lui. Ha lasciato l'albergo improvvisamente senza pagare il conto e — dettaglio singolare 1— sen- a e o i o e o e a o , e a n o o ero eset- za portare con sé il bagaglio. Da principio i carabinieri hanno pensato ad una sua fuga anche perché l'allontanamento ha coinciso con la emissione del mandato di cattura da parte del pretore Luciano Infelisi. Ma due particolari autorizzano a sospettare che possa essere accaduto qualcos'altro. Infatti, anche se avesse intuito il pericolo di un eventuale arresto perché Micheli si è allontanato dall'albergo così In fretta da dimenticare addirittura la valigia? E' inutile dire che le ricerche dell'ex maresciallo so"no state estese in tutta Italia e, attraverso la Criminalpol, sono state interessate all'indagine anche le polizie straniere, soprattutto quella svizzera e quella francese. Oggi due personaggi di rilievo hanno varcato la soglia dell'ufficio del dottor Infelisi: l'ex capo di gabinetto dell'ex capo della polizia, prefetto Rolando Ricci, e il questore di Como, Mario Nardone. Il magistrato ha trascorso l'intera mattinata interrogando i due testimoni. Rolando Ricci è stato chiamato in causa da alcuni personaggi della vicenda, che, in questi giorni, hanno rilasciato varie dichiarazioni. Bruno Mattioli, l'esperto elettrotecnico già collaboratore dell'ex commissario di P.S. Walter Beneforti, ad esempio, ha ricordato che fu invitato a presentarsi al dottor Ricci per spiegargli — come poi gli spiegò — il funzionamento delle radio-spie. Davanti al pretore, oggi, il prefetto ha sostenuto di non essersi mai interessato a questioni relative ad intercettazioni telefoniche. Soltanto una volta ha avuto occasione di incontrarsi con Bruno Mattioli; ma perché aveva bisogno di un suo intervento per controllare se qualcuno avesse sistemato sulla sua linea telefonica privata una microradiotrasmittente. Mario Nardone, questore di Como e già capo della Criminalpol per l'Italia Settentrionale, si è intrattenuto più a i lungo nell'ufficio del dottor Infelisi. «Ho la coscienza I | tranquilla — ha detto uscendo dal Palazzo di Giustizia dopo l'interrogatorio — e sono completamente estraneo a tutta questa storia. Certamente ho usato anch'io di queste radio-spie, ma le ho usate per fini leciti e cioè con la regolare autorizzazione del magistrato. Per esempio, ho messo in azione telecamere nascoste per controllare le mosse di qualcuno sul quale avevo sospetti». Nardone si è trovato inserito in questa vicenda perché ha avuto alle sue dipendenze il Beneforti sino a quando questi non decise di lasciare la polizia. Inoltre qualche testimone ha detto che il que-" store di Como, quando era a Milano, si è servito della collaborazióne dell'ex capo del personale dell'Italcable, Pietro Bellotti, anche lui, sembra, specializzato in microapparecchiature utilizzabili per intercettare le telefonate. «E' una circostanza vera, questa — ha spiegato ai giornalisti il dottor Nardone —, ma ignoravo che l'agenzia di investigazione privata di Pietro Beilotti avesse rapporti con Wal ter Beneforti». Altri due testimoni sono stati poi interrogati molto rapidamente dal pretore: il maresciallo Renato Dusan Blasina e il brigadiere Domenico Daugenti, della Criminalpol. Il magistrato avrebbe voluto ascoltare anche Pietro Bellotti, di cui si è molto parlato in questi ultimi giorni, ma l'ex funzionario dell'Italcable non si è presentato. Anche lui scomparso come l'ex maresciallo Alessandro Micheli? Per domani è previsto un iatsdDcrctMnisriscasgittdtdRppdgcllcms incontro fra magistrati: sarà a Roma il sostituto procuratóre Riccardelli che, a Milano, si sta interessando anche lui dello spionaggio telefonico. Dovrebbe avere un colloquio con il pretore Infelisi. « Guido Guidi Roma. Il questore di Como, Nardone, ascoltato dal pretore Infelisi (Telefoto)