Alleati e divisi di Arrigo Levi

Alleati e divisi IL VOTO DI DOMANI IN FRANCIA Alleati e divisi Tra i riformatori. Lecanuet guarda ai gollisti, Servan-Schreiber dice che bisogna evitare il "pericolo" di una maggioranza Udr (il radicale ha difficoltà nel suo collegio) - "Duelli" incerti Pompidou parlerà oggi ai francesi (Dal nostro inviato speciale) Parigi, 9 marzo. Una notizia a sorpresa ha chiuso la penultima giornata preelettorale: il presidente della Repubblica, Pompidou, « si rivolgerà domani alle 13 ai francesi con una allocuzione radiotelevisiva». La decisione del presidente di intervenire alla vigilia del voto, impegnando così tutto il suo prestigio in queste elezioni, tradisce probabilmente la preoccupazione di Pompidou per il risultato della votazione decisiva. In queste ultime ore la febbre elettorale è cosi tornata a salire. La campagna condotta da tutti i partiti francesi è stata lunga e accanita. All'inizio le previsioni favorivano nettamente la coalizione gollista; poco alla volta, questa ha perduto terreno, e alla fine l'avanzata delle sinistre ha raggiunto dimensioni 'tali da costituire una autentica minaccia per la majorité. Un complesso, meccanismo psicologico, proprio di queste elezioni a due turni, fa sì che le stesse previsioni si ripercuotano vividamente sulla votazione conclusiva, e ciò accresce l'incertezza. Tra l'una e l'altra domenica elettorale, masse non piccole di elettori rimangono prive dei loro candidati origi nali, e si spostano in questa o quella direzione, ovvero si astengono, a seconda che la stessa « opinione pubblica » dia per certa la vittoria degli uni o degli altri. Nelle centinaia di « duelli » o « scontri triangolari » in cui si frammenta la grande contesa, si vota talvolta, non per far vincere questo o quel partito, ma per ridurre Tarn piezza della vittoria generalmente attesa. I risultati possono essere sorprendenti, come nel 1967, quando l'elettorato di centro, proprio perché tutti davano per sicura la vittoria gollista, si spostò massicciamente a sinistra al secondo turno, quasi rovesciando il risultato.. Tra queste incertezze, il Paese capisce che sta facendo scelte forse decisive per l'avvenire. Lo stesso processo elettorale ha già trasformato visibilmente il quadro politico francese; ma sarà l'ultimo e decisivo intervento a dare l'assetto definitivo alla Francia di domani. La campagna radiotelevisiva dei partiti si è chiusa ufficialmente stasera con un ultimo appello del primo ministro Messmer. Quesli aveva avuto già lunedì scorso (ma lo si è appreso soltanto oggi) un incontro, a palazzo Matignon, con il leader riformatore Lecanuet, per discutere con lui, come ha detto lo stesso Lecanuet, « i pericoli di una vittoria (delle sinistre) che conduca i comunisti al governo ». Al fine di scongiurare questo rischio, e considerando già sconfitto il partito gollista (l'Udr, che non potrà più avere, da sola, la maggioranza all'assemblea), Lecanuet ha poi concordato con la majorité una serie di ritiri di candidati, reciprocamente vantaggiosi. Per due giorni, egli ha parlato come se fosse stato oramai il leader unico dei riformatori, dichiarando che bisognava a tutti i costi impedire la vittoria delle sinistre. Intanto, l'altro leader riformatore, J.-J. Servan-Schreiber (capo del partito radicale, mentre Lecanuet è leader del « Centro democratico »), taceva. Ieri sera ha rotto il silenzio, e si è avuto il colpo di scena Servan-Schreiber ha infatti so slenuto una tesi diametralmente opposta a quella di Lecanuet, affermando che « non c'è ormai più alcuna possibilità di una maggioranza comunista », e dicendo: « La mia paura è che l'Udr si ritrovi domenica sera con una maggioranza di deputati. Questo è il pericolo da evitare ». Qualcuno suppone oggi un giuoco concertato e divergente tra Lecanuet e f.-J. Servan-Schreiber, ma il fatto è che essi suggeriscono all'elettorato riformatore comportamenti opposti. Ciò non ha impedito ai due leaders di dichiararsi oggi « d'accordo »: di queste dichiarazioni d'intesa ammiriamo più la tenacia che la logica. Le divergenze fra « centristi » e « radicali », fra Servan-Schreiber e Lecanuet, esistevano da sempre. Ora possono essere intervenuti anche fattori personali. Lecanuet è ormai sicuro dell'elezione nel suo collegio, dopo il ritiro di un rivale gollista. Servan-Schreiber è invece in difficoltà a Nancy, dove si scontrerà, in una contesa triangolare, con un gollista indipendente e un comunista. Per il ritiro di altri tre candidati di sinistra, che avevano totalizzato al primo turno oltre nove- miprvfmsrtnrpnLtzcnuctslnlpf mila voti, il candidato del pcf, il quale ne aveva conquistati più di 10 mila, potrebbe superare Servan-Schreiber, che aveva raggiunto quota 16 mila. Perfino il gollista indipendente (10 mila voti al primo turno, più seimila di un candidato maggioritario « ufficiale », ora ritiratosi) potrebbe superarlo; a meno che egli nùn riesca a sottrarre all'avversario comunista una parte- dei voti «orfani» di sinistra. L'aperto contrasto fra Lecanuet e Servan-Schreiber potrà avere importanti conseguenze dopo il voto. Il primo è già candidato per entrare al governo, e non nasconde di volere un ministero importante; il secondo rischia l'isolamento politico. Notiamo che stasera lo stesso Messmer ha detto alla televisione che vi sarà un « rinnovamento di governo » dopo le elezioni, e che esso sarà compiuto « senza spirito partigiano, perché nessun partito ha il mo nopolio della saggezza ». Per quello che valgono, registriamo alcune previsioni dell'ultima ora. Secondo l'« Aurore», un calcolo di parte governativa, collegio per collegio, darebbe per certo il ritorno al potere della maggioranza, con un totale di 254-262 seggi metropolitani e altri 11 «d'oltremare» (la maggioranza assoluta sarà di 246). I riformatori conquisterebbero fra 26 e.32 seggi, le sinistre fra 185 e 190. Ma il leader gollista Peyrefitte dice che in 188 seggi lo scarto fra vincitore e vinto sarà dell'ordine di 200 voti. Il leader socialista Mitterrand ritiene che la sinistra, causa le ingiustizie della geografia elettorale, per vincere dovrebbe conquistare domenica il 52 per cento dei voti, al posto del 46 per cento del primo turno. Arrigo Levi Il presidente Pompidou, visto da Levine (Copyright N. Y. Revlew ol Books, Opera Mundi e per l'Italia La Stampa)

Luoghi citati: Francia, Italia, Nancy, Parigi