I canti della vittoria di Sandro Viola

I canti della vittoria I canti della vittoria (Dal nostro Inviato speciale) Belfast, 9 marzo. I protestanti hanno vinto il « referendum », il Nord Irlanda resta una provincia inglese. Il risultato (ovvio, come tutti sanno, dato che la popolazione dell'Ulster è per due terzi protestante) è venuto a sera dalla «Fiorai Hall», una balera di periferia dov'era stato compiuto il conteggio, che il comando inglese aveva trasformato in una fortezza, circondandola di trincee, reticolati e carri armati. I voti a favore del mantenimento del legame con la Gran Bretagna sono stati 591.820, quelli per un'Irlanda unita 6463. Dato che gli iscritti a votare erano 1 milione 30 mi la circa, la percentuale, delle astensioni appare molto alta, intorno al 41 per cento. Ciò prova che quasi tutti i cattolici hanno raccolto gli appelli dell'Ira e dei loro partiti politici, boicottando la consultazione. Ma prova anche che le frange protestanti più fanatiche hanno voluto mostrare, non votando, la loto sfiducia nei progetti politici del governo di Londra. II fatto certo, è che stasera, mentre i leaders «unionisti» emanano assurdi bollettini di vittoria (quasi che il risultato fosse stato in dubbio),, e nei pubs dei quartieri protestanti di Sandy Row e Shankill si beve al grido di «Stay with Britain» (Restiamo con l'Inghilterra), il problema irlandese appare identico a come era due giorni fa, con in più semmai, un aggravamento della tensione nell'Ulster e la minaccia di una campagna di attentati nella stessa Inghilterra I conti tra Londra e l'estremismo protestante restano aperti. Il referendum doveva servire (in quanto ribadisce il legame dell'Ulster, con il Regno Unito e allontana llpote-si di una riunificazione delledue Irlande) a emarginare glif rfirni C+J Xr»11 *TLfJo ^-J^ll-ooltranzisti dell'Uda e della Vanguard e a ridare un certo prestigio al vecchio partito Unionista che rappresenta la parte più moderata del campo protestante. Ma quando, tra un paio di settimane, gli inglesi renderanno note le riforme costituzionali sull'assetto del Nord Irlanda, i protestanti si troveranno lo stesso di fronte ad una serie di realtà che essi considerano inaccettabili. Per esempio quel «Consiglio di Irlanda» che dovrebbe dare alle autorità di Dublino, per la prima volta, la possibilità più o meno diretta di intervento nelle questioni dell'Ulster, o un sistema elettorale di tipo proporzionale che renderà assai più massiccia la partecipazione cattolica al parlamento di Belfast. Allora il fermento delle organizzazioni estremiste protestanti (che si stanno armando da molti mesi) non potrà essere evitato. Lo stesso avverrà a maggio, quando vi saranno le elezioni amministrative (anche queste, per la prima volta, col sistema proporzionale), che dovrebbero segnare il declino di quel potere locale protestante contro il quale si mossero le masse cattoliche nell'estate del '69. Governo ed esercito inglesi si troveranno così nelle stesse condizioni in cui sono ora, premuti tra i due estremismi cattolico e protestante e le loro organizzazioni armate. Ma il referendum dell'Ulster non è più, da ieri, il centro della crisi irlandese. Al suo posto ci sono le bombe di Londra, la prova di forza che l'Ira ha inteso dare nel momento in cui le votazioni nelle sei contee negavano l'ideale nazionalista dell'Irlanda uni- ta. Scotland Yard dice stasera di non essere certa che la pa- I , , ,» . .. - . , ternità delle bombe scoppiate ieri nel centro di Londra sia da attribuire ai Provisionals. Ma qui a Belfast non ci sono dubbi, e si indica persino (nella cosiddetta «prima brigata») la formazione che avrebbe compiuto il raid. Il militantismo cattolico repubblicano ha smentito così molte previsioni. Negli ultimi tempi un deciso ottimismo circolava nei discorsi degli ufficiali inglesi che tengono i rapporti con la stampa, a proposito dell'Ira e dello stato attuale delle sue strutture. L'organizzazione terroristica veniva descritta come fortemente indebolita dagli arresti effettuati in questi mesi (circa 200 uomini, tra cui 19 comandanti di battaglione), e dalle sempre maggiori difficoltà logistiche e finanziarie. Ciò era accaduto anche altre volte. Ad agosto scorso, subito dopo l'operazione detta «Motor Man» (con cui l'esercito aveva abbattuto le barricate dei quartieri cattolici di Belfast e Londonderry sequestrando grossi quantitativi di armi ed esplosivi), il comando britannico sembrava convinto di aver ormai ridotto al minimo, se non stroncata, la capacità operativa dell'Ira Provisional. Fu proprio allora, invece, che l'«Esercito repubblicano» dette prova d'una stupefacente vitalità: tra la fine d'agosto e i primi di settembre i «Pro» riuscirono a compiere sino a 10-12 attentati ogni ventiquattr'ore, dimostrando in questo modo che la loro struttura militare non aveva risentito che superficialmente gli effet¬ tMdbLnacmCrvddmnctGnSlpsrscczrdmdsn «Motor i e , i l i e e i- a - e a ti dell'operazione Man». La vasta e terrificante serie di attentati compiuti ieri (le bombe di Londra, Belfast, Londonderry) è venuta a vanificare ancora una volta le attese che si erano create circa un progressivo sgretolamento dell'Ira Provisional. Certo, l'organizzazione terroristica è stata duramente provata. Lo è stata soprattutto dalle leggi speciali varate a dicembre scorso dal Parlamento di Dublino, che l'hanno privata del «santuario» di cui aveva usufruito, i primi tre anni della guerriglia. Grosse difficoltà le sono venute anche'dal governo degli Stati Uniti, che dopo aver a lungo esitato dinanzi alle pressioni di Londra si è deciso qualche mese fa a esercitare un controllo più stretto sulle «associazioni di beneficenza» e i «gruppi folcloristici» che provvedevano a finanziare i Provionals col denaro raccolto tra gl'irlandesi d'America. Ma seppure attraversa un momento critico, l'Ira mostra di possedere ancora una vasta capacità operativa e un notevole standard militare. Una serie di azioni come quella di ieri ha richiesto per lo meno una settantina di uomini addetti al trasporto e al piazzamento delle bombe, e ciò implica che non meno di altri duecento costituivano la rete logistica dell'operazione. Si aggiungano gli snipers, i franchi tiratori che hanno agito a Belfast e nella provincit, gli esperti che hanno preparato gli esplosivi, il servizio d'informazioni e l'apparecchiatura medica clandestina allestita nelle case dei quartieri cattolici. Ne vìen fuori il ritratto d'un gruppo di guerriglia in buona salute e piuttosto ben comandato, il cui peso resta notevole in qualsiasi tentativo che sarà fatto per spegnere l'incendio irlandese. Sandro Viola (pgaèrnoIptnlssstb2cstsnrutit«agctr

Persone citate: Britain, Sandy Row