L'antifestival della Balistreri sulla piazza della città vecchia di Stefano Reggiani

L'antifestival della Balistreri sulla piazza della città vecchia II successo della cantante fuori dalla gara L'antifestival della Balistreri sulla piazza della città vecchia La sua è risultata la voce più autentica, con quella di Milva (Dal nostro inviato speciale) i Sanremo, 9 marzo. Gli spettatori professionali di un Festival hanno l'animo che non duole. Passano senza graffi attraverso il più duro conformismo, non assorbono \ le canzonette, le assaggiano e storcono la bocca con discrezione. Per tutti, all'atto di riferirne al pubblico, scatta l'alibi generoso dell'iroiia. Di qui stanno i critici con l'arma del ridicolo, di là i cantanti con la speranza che i sarcasmi splendano in frutti di notorietà: così si va avanti tranquillamente sulla via dei Festival. Ma ogni tanto lo spettatore meno incallito dall'abitudine è costretto a uscire dalla difensiva e a tentare qualche incontro più compromesso. Il caso di Rosa Balistreri, interprete di folk genuino, è di quelli che non si vorrebbe a un festival debitamente frivolo. E. d'altra parte, perfino la mistificazione, quando è di alta scuola, coinvolge e turba, come ha insegnato la diva Milva provando oggi le sue note basse in un silenzio religioso di addetti ai lavori. Rosa Balistreri, esclusu dalla competizione per avere presentato una canzone non inedita, ha avuto questa mattina il suo controfestival. Ha preso la chitarra e se n'è andata a cantare in una piazzetta della vecchia Sanremo. La seguivano gli addetti stampa, ma l'iniziativa ha avuto ugualmente i segni dell'autenticità. Alle prime note non c'era nessuno, solo un bambino seduto su un marciapiede. A lui Rosa si è rivolta principiando a raccontare le sue \ storie siciliane. Le canzoni dì IRosa sono prese dai contadini Idell'isola, rubate ai vecchi e Itrascritte con pazienza, recuperate da una tradizione che le ha conservate fresche per lungo tempo. Sono storie di zolfatari e di innamorati, di gente che lavora e che soffre, vicende popolari senza nes- sun filtro adulteratore. Dopo ) uf! poco, dopo la prima cari ! zone di Rosa, nella piazzetta ! si sono aperte le finestre, al- cune donne sono scese a sen- ! tire: chi tornava dal lavoro j s'è avvicinato con discrezione \e curiosità. A Sanremo ci so- i no anche immigrati dal Sud che lavorano nelle coltivazio- ni dei fiori. La Balistreri ha potuto parlare velia sua Un- gua e farsi facilmente inten- dere. Una donna che aveva un gran mazzo di fiori le si è avvicinata, come nelle favole edificanti, e voleva offrirglieli, ma Rosa ha scelto con finezza solo un garofano rosso. Concluso il contro festival, è venuta nella sala delle prove della manifestazione ufficiale: segue i colleghi con grande interesse e compila anche una pagellina dì giudizi, spesso troppo indulgenti. Adesso ri de, con la faccia spigolosa travolta da un'onda di pudore siciliano, perché ha ricevuto una cartolina da Firenze, dove un signore chiede dì sposarla. Nasconde svelta la cartolina e mostra con orgoglio le lettere che chiedono autografi. Rosa Balistreri ha 45 anni, non è una scoperta nuova per i discografici, che già le han no carpito un microsolco di sofferenze siciliane; ma è Quasi una novità per il pubblico festivaliero. Cominciò a cantare da ragazza, prima di scappare da casa. Poi sul con Unente fece l'erbivendola e passò dure vicissitudini per sonali e familiari. Dario Fo la mise in un suo spettacolo di musica popolare; un recital con Cicciu Busacca la confermò definitivamente nei gusti degli spettatori esigenti e affezionati ai prodotti spontanei. Ignazio Buttata ha scritto per lei delle canzoni; la ruota ha cominciato a girare e l'ha portata senza imbarazzo a Sanremo. Non si trova spaesata? Rosa ritiene che «questi cantanti giovanissimi abbiano delle buone qualità», le fanno tenerezza, ma sono gravati da canzoni senza contenuto, motivi «troppo lisci», brillanti solo di facile esteriorità. Lei crede fermamente che «l'autenticità sia nel mondo contadino e che sia un gran danno abbandonare la terra». .Rievoca la Sicilia dove «tante campagne hanno l'aspetto brucia to di terre incolte» e dove la miseria è ancora forte. Racconta: «Da bambina andai a chiedere l'elemosina per una famiglia di miei compaesani che pativa la fame». Ma con viene che adesso con la carità personale si risolvono solo i piccoli problemi e non i grandi. Il suo metoao del progresso bandisce la violenza, perché Rosa «vuole dare e riceve re soltanto amore». Dietro le parole del facile populismo impiegate per far piacere agli intervistatori, questa Rosa ha una carica totale di adesione al suo mondo e quando canta, dicono i suoi amici, «si trasforma e si imbruttisce soffrendo come la più dimenticata delle donne di Sicilia». Dalla Balistreri a Milva c'è il salto che corre appunto tra un paese siciliano e il Festival di Sanremo, ma Milva ha appreso qualcosa dalla frequentazione del teatro e del cinema; tra gli interpreti di canzoni è già un piccolo mostro sacro che si concede con calcolata inquietudine. Oggi alle prove erano tutti appesi alla sua voce profonda in un piccolo rito di riscatto. La canzone, assai abile e ben recitata, j sarà un incontro frequente durante le vacanze estive. I qCdJncsmlpctrvssspatiti sanremesi stretti da- 1i|su Milva i loro appetiti divi stici. Grida di ragazzini e invocazioni di antiche signore, mentre la cantante, sotto l'ala grande del cappello, correva verso la macchina e ogni tanto gettava baci all'aria e al pubblico. Stefano Reggiani W mcd| | Sanremo. Milva

Persone citate: Balistreri, Cicciu Busacca, Dario Fo

Luoghi citati: Firenze, Sanremo, Sicilia