Dieci anni in Italia di politica di piano

Dieci anni in Italia di politica di piano Dieci anni in Italia di politica di piano Trasmesse dal ministero del Bilancio le bozze del piano economico nazionale 1973-'77 (Nostro servizio particolare) Roma, 8 marzo. (g. m.) Sono state trasmesse oggi dal ministero del Bilancio agli altri ministeri interessati le bozze, in cinque volumi, del piano economico nazionale 1973-'77 e le 200 pagine del rapporto del segretario generale della programmazione, Giorgio Ruffolo, sui dieci anni di politica di piano in Italia, suoi errori e prospettive. Gli stessi documenti sono stati consegnati ai nove professori d'economia che formano il comitato tecnico-scientifico della programmazione, il quale si riunirà giovedì 15 per la discussione. Per Ruffolo un errore di programmazione è stato quello d'interventi sempre più massicci per industrie in difficoltà, che hanno creato «un'industria assistita», senza risolvere i problemi di fondo. Il suo rapporto individua nella « frattura fra organizzazione dello Stato e società civile » il principale ostacolo per programmare efficacemente. Si individuano perciò quattro obiettivi: politica di espansione; modifica delle attuali quote di reddito tra consumi privati e pubblici, a favore di questi ultimi; restituire efficacia e competitività all'industria; riformare la pubblica amministrazione, Riformando lo Stato se ne deve ristrutturare il bilancio e affidarlo a un « ministero dell'Economia ». Rilanciando l'economia si deve tener conto che v'è una sottoutilizzazione delle risorse (lavoro risparmi) pari al dieci per cento del reddito potenziale conseguibile con il pieno impiego di tutti v suoi fattori A tal punto negativo s'è giunti in ossequio « alla presunta incompatibilità tra disavanzo pubblico e finanziamenti pos sibili »: « concetto privo di consistenza, dato che cronicamente s'è invece verificato un eccesso di risparmio rispetto agli investimenti ». Giorgio Ruffolo sostiene inoltre che occorre rimuovere « il vincolo derivante alla politica monetaria dall'esigenza di mantenere in equilibrio la bilancia dei pagamenti ». Si tratta dell'obbligo (salvo a svalutare o rivalutare) di frenare l'espansione in pre¬ sNilasIpmAfitd senza d'un attivo nei rapporti, internazionali, e viceversa. Nel '70 la Banca d'Italia ha, in realtà, operato a neutralizzare' tale obbligo mediante accensione e rimborso di prestiti con l'estero., Per RuffoIo infine il rilancio, nel medio periodo, presuppone « un aumento della pressione fiscale. Anche tenuto conto delle differenze di reddito prò capite, in Italia il fisco ha livelli notevolmente inferiori a quello di altri paesi europei ».

Persone citate: Giorgio Ruffolo, Ruffolo

Luoghi citati: Italia, Roma