Record di milioni al telequiz

Record di milioni al telequiz LA CRONACA DEGLI SPETTACOLI TELEVISIVI Record di milioni al telequiz Il maestro Antonio D'Urso si conferma campione a "Rischiatutto" vincendo quasi 11 milioni Ha superato lo "scacchista" Angelo Cillo, che aveva raggiunto i 10 milioni in una sola puntata Tutto a gonfie vele al Rischiatutto... Tutto straordinariamente a gonfie vele... come di più non si poteva sperare, come di meglio non si poteva desiderare... Ecco, se avessero incaricato — come dire? — un autore di scrivere il copione della trasmissione, vincite e perdite comprese, l'andamento non sarebbe stato diverso... Ricapitoliamo brevemente. E' campione il Bottesini, il quale è bravo, sì, ma non ce la fa a diventare personaggio, a conquistare le piene simpatie del pubblico, anche se ogni volta rastrella un buon gruzzolo. Sarebbe preferibile che uscisse di scena... E proprio quando rischia di trasformarsi in un « eroe » monotono, là, cade (ma cade in piedi!) ad opera di una figura che pare confezionata appositamente per un quiz: il maestro elementare di Avellino Antonio D'Urso, con occhiali e barbetta e cranio calvo, tipo da commedia dialettale di quarant'anni fa, padre di otto figli e, a sua volta, con un padre di novant'anni che collocato davanti al televisore fa il tifo per il suo « ragazzo »... Perfetto. Ma è ancora niente. Il D'Urso esordisce con cinque milioni e rotti. Benissimo. E/ però indispensabile che non solo non ruzzoli alla seconda sortita, ma che vinca in modo soddisfacente... Altro che soddisfacente! Il D'Urso fa cose da pazzi. Nella puntata di ieri trionfa, giganteggia, domina, schiaccia, svetta. Era esattamente quello di cui il quiz aveva bisogno, era quello che Bongiorno sognava... Ma troppa grazia, persino! Undici milioni! Stracciato il precedente record del Cillo, il D'Urso s'av¬ via a grandi passi verso l'Olimpo del Rischiatutto... ha otto figli... è il primo campione che viene dal Sud... Deve stare in sella per cinque o sei settimane, come minimo. Il quiz è stato preceduto da un numero di E ora dove sono?, un po' meno deprimente del solito: il famoso fantino Camici, quello di Ribot, fa l'allenatore, lavora, vive tra i cavalli, non appartiene ancora alla triste schiera dei « fuori gioco ». * * Con la seconda puntata si è conclusa la riduzione del romanzo La questione del sergente Grischa, realizzata dalla tv della Germania dell'Est, di cui, se non andiamo errati, è questo il primo programma che giunge sul nostro video (abbiamo visto di recente degli allestimenti operistici, ma in collaborazione con la Germania dell'Ovest). L'originale, da cui lo sceneggiato con fedeltà di spirito è stato tratto, risale al 1927 e porta la firma di Arnold Zweig (da non confondere con Stefan), scrittore tedesco morto cinque anni fa a Berlino Est. Zweig, che durante la prima guerra mondiale, aveva combattuto sul fronte russo cominciò già nel 1921 a pensare al « caso » di Grischa (molto probabilmente ispirato ad un fatto reale) e stese un dramma, « Il gioco del sergente Grischa », che sei anni più tardi sarebbe stato ampliato e opprofondito e trasformato in romanzo. All' avvento del nazismo, Zweig, ebreo, fuggì in Palestina dalla quale tornò in Germania nel dopoguerra, diventando una delle figure letterarie 'più rappresentative della Repubblica democratica e personaggio « ufficiale », presidente dell'Accademia delle Arti, insignito nel 1958 del premio Lenin per la pace. Il romanzo è ben leggibile ancor oggi per l'amarissima carica polemica nei confronti del militarismo in genere, con le sue intransigenti crudeltà e i suoi mostruosi cavilli burocratici. Il militarismo preso di mira da Zweig è quello prussiano, ch'egli conosceva a fondo e odiava: ma la condanna va oltre un periodo e un sistema, ed è, purtroppo, tuttora valida. Diremmo che nel complesso la riduzione televisiva, diretta da Helmut Schlemann, ha ricreato con efficacia l'atmosfera angosciosa, di fatalità e di rassegnazione, in cui viene trascinato il povero sergente stritolato a poco a poco, inesorabilmente, con qualche pausa di speranza che acuisce ancor più la drammaticità della assurda situazione, dalla macchina militare che ignora la dimensione razionale, oltre che, naturalmente, ogni sentimento di umanità. Non trascendentale ma salda e piana la regìa, che ha saputo costruire un fluente racconto per immagini e tenere la recitazione nell'ambito di una asciutta semplicità. Fra gli interpreti, alcuni attori del famoso «Berliner Ensemble», il complesso fondato da Bertolt Brecht. u. bz.

Luoghi citati: Avellino, Berlino Est, Germania, Germania Dell'est, Germania Dell'ovest, Palestina