Il punto sulle cardiopatie

Il punto sulle cardiopatie Congresso internazionale a San Francisco Il punto sulle cardiopatie La malattia più diffusa, quella delle coronarie: da 5 anni si usano gli interventi di "bypass" con èsito sempre più positivo; anche la terapia farmacologica si dimostra valida contro gli attacchi di angina pectoris - Come affrontare la minaccia d'infarto - La famosa dieta anticolesterolo - Sicurezza nell'uso dei "pace-makers" - I bimbi col "morbo blu" San Francisco, marzo. Si è svolto nei giorni scorsi a San Francisco il XXII Convegno annuale dell'American College of Cardiology. Si è trattato di quattro giornate di intensi lavori; sono state dette e dimostrate molte cose interessanti in quasi tutti i campi della cardiologia. Al primo posto, come ci si attendeva, il problema di come curare le malattie delle coronarie e in particolare la angina pectoris. Come è noto, da qualche anno si va sempre più diffondendo l'intervento chirurgico cosiddetto di by-pass: si tratta cioè di costruire, con una vena prelevata da una gamba del paziente, un ponte vascolare che mette in comunicazione l'arteria aorta con la coronaria ammalata al di sotto del punto in cui questa è ostruita. In tal modo il sangue torna a nutrire in maniera adeguata il muscolo cardiaco. Dopo 5 anni di esperienza si può affermare che, pur con qualche riserva, questo intervento è uscito dalla fase sperimentale. Nei casi ben selezionati il rischio operatorio si aggira intorno all'1-2 per cento, i risultati sono buoni nell'80-90 per cento dei casi, mentre i dolori dell'angina scompaiono completamente in 7 ammalati su 10. Questo è quanto ha riferito, sulla base della propria esperienza e di una rassegna dei risultati di molti altri centri, il gruppo dell'ospedale John Hopkins di Baltimora. Naturalmente, come per ogni altro intervento chirurgico, è indispensabile che le indicazioni siano molto precise: il paziente deve avere disturbi che siano veramente da angina pectoris e non controllabili da una cura medica adeguata, le condizioni anatomiche delle coronarie devono essere studiate molto bene prima dell'operazione con una visualizzazione cinematografica delle coronarie stesse ed è infine molto importante, per una buona riuscita, che la funzione del muscolo cardiaco non sia eccessivamente lesa. La dieta Molti dubbi sono stati in vece espressi sulla opportunità di operare d'urgenza quei pazienti i cui sintomi lasciano sospettare un infarto cardiaco imminente; infatti in questi casi il rischio operatorio è molto elevato e ancora non si conosce se l'intervento chirurgico offra qualcosa di meglio delle semplici cure mediche. D'altra parte buone notizie ci sono anche per gli ammalati di coronarie curati solo con la terapia medica: infatti molti di questi pazienti sembrano avere prospettive di vita non molto diverse da quelle di soggetti normali della stessa età. Naturalmente questo vale qualora le cure mediche siano ben condotte e scrupolosamente eseguite. La riduzione dietetica del peso corporeo, se eccessivo, costituisce uno dei punti più importanti di queste cure. La dieta inoltre resta anche il provvedimento più efficace per normalizzare le alterazioni del colesterolo e dei grassi presenti nel sangue. E' noto che un aumento di queste sostanze si accompagna spesso ad una malattia delle coronarie; ed è probabile che correggendo queste alterazioni sanguigne si possa rallentare, se non arrestare o addirittura far regredire, il processo di aterosclerosi delle coronarie e di altri vasi dell'organismo (ad esempio del cervello o delle gambe). Tuttavia è necessario che la dieta sia, per così dire, individualizzata: infatti in alcuni soggetti (specialmente nei diabetici o in quelli con familiari diabetici) sono lo zucchero e gli amidi, pane, pasta, riso, ecc., responsabili dell'aumento dei grassi nel sangue; in altri casi invece il disturbo-consiste prevalentemente nel modo in cui l'organismo produce e tratta il colesterolo e quindi la dieta dovrà soprattutto tenere questo in considerazione. Del resto per individuare quale sia il difetto sono sufficienti pochi e semplici esami alla portata di qualsiasi buon laboratorio. Questa è per lo meno l'opinione di Levy, il ricercatore che con Friederikson ha scoperto i vari tipi di alterazione dei grassi nel sangue umano. Anche certi medicamenti (colistiramina, clofibrato, acido nicotinico) possono essere efficaci, ha aggiunto ancora Levy, ma solo dopo una rigorosa applicazione delle cure dietetiche. E' quindi inutile ed illusorio cercare di evitare con qualche compressa i sacrifici di una dieta prolungata. Da più parti inoltre è stata ribadita, sulla base di studi ben condotti, la estrema utilità dell'esercizio fisico. Gli ammalati di coronarie quindi ncl'ssescbcdpttrccttqmnfrisdcfitdclmvdfiesiscdsltssgtmccasp non devono essere pigri; ricorrano il meno possibile all'automobile, si dedichino sistematicamente a lunghe passeggiate giornaliere o ad uno sport non strenuo: bocce, caccia e pesca possono molto ben sostituire il più sofisticato giuoco del golf. Trinitrina Per quanto riguarda i medicamenti usati nell'angina pectoris il posto più importante spetta ancora alla nitroglicerina (la vecchia e onorata « trinitrina »), la cui efficacia anche profilattica, secondo i ricercatori del National Heart Institute (Bethesda), è almeno pari a quella di tutti gli altri più moderni dilatatori delle coronarie; anzi, se applicata per frizioni cutanee, la nitroglicerina è risultata addirittura superiore ad ogni altro tipo di preparazione. Il congresso di San Francisco ha anche segnato il definitivo successo della sostituzione con protesi artificiali delle valvole cardiache, aortiche in particolare. 'Prima dell'era chirurgica, a 10 anni dal momento in cui la malattia veniva scoperta, solo il 50"''» dei pazienti con grave insufficienza delle valvole aortiche ed il 200A dei pazienti con stenosi aortica erano ancora in vita. Oggi, come ha dimostrato il chirurgo della Clinica Mayo, McGoon, a distanza di 8 anni dall'intervento, queste cifre sono salite a oltre l'800Zo. Questo successo è particolarmente significativo se si tiene presente che nella casistica sono compresi anche gli ammalati che hanno subito la sostituzione valvolare molti anni or sono, quando cioè il perfezionamento tecnico era ben lontano da quello attuale. Una notizia molto interessante anche per i portatori di pace-maker artificiale. Si tratta, come è noto, di un apparecchio a pile che eroga impulsi elettrici al muscolo cardiaco, impedendo così che il cuore ammalato del cosiddetto blocco atrio-ventricolare completo si fermi con tutte le conseguenze immaginabili. L'inconveniente maggiore dell'apparecchio è costituito dalla necessità di sostituire all'incirca ogni 2 anni le pile esaurite. Un gruppo di medici e tecnici elettronici del John Hopkins e dell'American Institute of Aeronautics and Astronautics ha messo a punto un nuovo tipo di pace-maker le cui batterie possono essere ricaricate con molta semplicità attraverso la pelle, con un aumento della durata sino a 5 anni. L'apparecchio è già entrato nella fsm fase di produzione in serie e sta per essere immesso sul mercato. Tra le malattie congenite del cuore con cianosi la più nota e la più frequente è quella che i medici chiamano tetralogia di Fallot e che profani conoscono meglio come « morbo blu ». Per questi ammalati si è fatto,ricorso in passato soprattutto ad un intervento palliativo che, senza correggere i difetti presenti nel cuore (comunicazione tra i due ventricoli e grave restringimento della arteria polmonare che porta il sangue ai polmoni) mira ad aumentare la quantità di sangue che giunge ai polmoni per caricarsi di ossigeno. A San Francisco è stata concordemente affermata l'opportunità che questi piccoli pazienti, con l'eccezione .dei casi particolarmente gravi o complessi, vengano tutti operati al più presto in modo radicale, vale a dire con una riparazione completa dei due difetti cardiaci anzidetti. Il chirurgo di Houston, Denton Cooley, che impiega una tecnica di sua ideazione e di stupefacente abilita, ha riportato un rischio operatorio di circa il 30Zo! Questa percentuale, se confrontata al 25-30"'» che lo stesso intervento comportava circa 10 anni or sono, ci dà una idea dei progressi compiuti dalla cardio-chirurgia e dalla cardiologia negli ultimi tempi. , Poche novità per gli ammalati di ipertensione arteriosa, ma una confortante conferma: una terapia medica ben condotta è in grado di assicurare a questi pazienti una sopravvivenza praticamente normale. Antonio Brusca Professore di Malattie Cardiovascolari nell'Università di Torino

Persone citate: Antonio Brusca, Denton Cooley, John Hopkins

Luoghi citati: Baltimora, Houston, San Francisco, Torino