Eri piccolo, così

Eri piccolo, così CAMPIONISSIMO Eri piccolo, così «Soldato che fugge, buono per un'altra volta», diceva Tecoppa. L'adagio mi consola, ma hai un bel cercare paralleli con la cacciata di Causio, suonerà sempre: «Calciatore espulso, non buono per un'altra volta ». Perché sarà squalificato. Ecco la sostanza dei fatti: oltre al danno emergente, la Juventus avrà anche il lucro cessante, nel senso dei vantaggi che l'espulso non porterà alla squadra. Ma cosa diavolo avrà mai detto Causio all'arbitro? Probabilmente ha sintetizzato il pensiero dominante e collettivo di tutta la tifoseria bianconera. Però, in certi casi, sintetizzare 'non solo è proibito, ma anche estremamente pericoloso ed antieconomico. Oh, intendiamoci, io non ce l'ho con l'arbitro che ha espulso Causio, io me la prendo con chi, per tutta la partita, non ha fatto rispettare la distanza regolamentare dei nove metri prevista per tutti i calci piazzati ed ha fatto saltare i nervi all'intero stàdio. Doveva pensarci prima, il signor Toselli. ecco il punto: prevenire anziché revrimere. E qui ricadiamo nel solito discorso: l'inadeguatezza della preparazione arbitrale. Dice: «... Se ci fosse stato Lo Bello, il fatto non sarebbe successo...». D'accordo, lo sappiamo tutti che il difetto sta nel manico del fischietto, ma sta anche nella macchia del sorteggio. Si ha un bel dire che anche Lo Bello non è un padreterno, ammettiamolo, comunque il tiranno di Siro cusa lava più bianco e nei suoi arbitraggi ci sono meno macchie. Nelle partite di questo calibro, coi protagonisti elettrici al punto che se gli metti in bocca una lampadina si accende, non si possono affidare le redini della diligenza ad uno sprovveduto postiglione come Toselli. E questo sia detto senza per nulla sminuire i meriti del Torino che anzi, per passate esperienze, vedeva in lui un nemico personale. No, no, non entusiasmatevi, non complimentatevi per il mio fair-play, non ne ho assolutamente. Sono soltanto distrutto a tal punto dagli avvenimenti che non reagisco più. Eppure non riesco ad invidiare la fredda automazione programmata di quei principi della tribuna stampa, così professionalmente avulsi dal tifo da essere capaci di annotare qualsiasi cataclisma limitandosi a prendere nota del minuto, del nome e del luogo dove accade. Evidentemente appartengono a quella speciale fauna disinnervata che fa capo ai fotoreporters, quei supermen che riescono a fotografare con gelida precisione l'intero volo suicida del deluso che si getta in «carpio» dal 60" piano dell'Empire building e, mentre sfreccia loro davanti, magari gli gridano: « Sorrida ». Io non sorridevo e li osservavo, ieri; erano tutti sotto di me, e mi è venuto il sospetto che forse, se Toselli avesse fucilato sul campo Causio o la folla inferocita avesse impalato Toselli, non avrebbero alzato un dito altro che per far sMfdgpntrtBcvtcimqmTfmlnnrc scattare il pulsante della biro. Meravigliosi, inimitabili, professionali, executives, sorridenti e fumanti da tutte le sigarette. Sarà una distorsione picassiana ma, per me, riescono a fumarne sei per volta: e tra un'azione da infarto e un rigore, riescono a disquisire tranquillamente tra loro di Barbaresco (non l'arbitro concittadino di Toselli ma il vino pregiato), di fonduta, di trote e magari dell'ultima ricetta pervenuta in redazione in base al noto concorso: «Come cucinare Valcareggi». A questo punto sono io che domando: «E se ci mangiassimo Toselli?». Sempre per via del fair-play che non ho assolutamente. Loro invece, i paladini dall'ibernazione emotiva, rie hanno per tutti perché non vibrano per nessuno. Almeno apparentemente. Poi magari, a casa, si sciolgono per il gatto che è bianconero e picchiano la moglie che è granata. Ah, ma allora oltre al fair-play, hanno anche il self-control. E pensare che io attribuivo loro, al massimo, una certa dose di «selz-control» perché, in genere, li vedo rifiutare lo schizzo anidridocarbonico nel whisky, nonostante che l'antico Carosio abbia dimostrato che gradazione alcoolica e passione sportiva possono benissimo coesistere. E mi è venuto alla mente Carosio perché il suo «quasi gol» aveva una certa parentela col «quasi rigore» assegnato ieri da Toselli al Torino: c'era lo stesso entusiasmo. Ma in questi casi l'importante è saper perdere. Così oggi me ne tornerò a casa placato, sereno; aggredirò mia moglie, taglierò i viveri al mio primogenito che è juventino come me ma non sa perdere, metterò in castigo Giorgio, il più pìccolo, che tifa per il Lanerossi Vicenza e non sa vincere, farò baruffa con la mia collaboratrice domestica che è di Cormons, quindi complice dell'arbitro, sbatterò la porta in faccia al mìo collega Palazio, tifoso del Genoa che vince troppo. Perché diciamolo, io sono uno che sa perdere. «Sorteggiato, l'han mandato, è venuto, ha fischiato... ma era piccolo, piccolo, piccolo, così», i - Leo Chiosso

Luoghi citati: Cormons, Vicenza