Due o tre ipotesi di Eugenio Scalfari

Due o tre ipotesi Due o tre ipotesi Roma, 5 marzo. La crisi monetaria, che si sperava risolta entro oggi, resterà invece in zona di parcheggio fino a domenica prossima, mentre nel frattempo le riunioni politiche e tecniche si susseguiranno senza posa a Bruxelles, a Parigi e ancora a Bruxelles. In ciascuno dei Paesi della Comunità europea i partiti, gli economisti e i gruppi d'interesse fanno sentire la loro voce, le tesi si scontrano, le obiezioni s'accavallano, le proposte si moltiplicano. Si può, a stasera, tentar di fare il punto della situazione? Su un aspetto della questione, i Nove sono ormai d'accordò: i Paesi che'ancora fino a venerdì scorso avevano mantenuto la parità fissa delle proprie valute dovranno abbandonarla, e questa volta non sarà un abbandono provvisorio ma definitivo. Il sistema dei cambi fissi è morto e sepolto e per gran tratto di tempo nessuno riuscirà più a rimetterlo in vita. Resta dunque la fluttuazione, ma quale? Quella congiunta o quella concertata? Che differenza c'è tra questi due aggettivi che a prima vista sembrano sinonimi? In effetti la differenza è soltanto formale. Con la definizione di fluttuazione congiunta i negoziatori di Bruxelles intendono che le nove monete oscilleranno liberamente nei confronti del dollaro, avendo tuttavia stabilito nuovi tassi di cambio reciproci tra di loro che resteranno fissi, e dopo averli «consacrati» con apposite, solenni e pubbliche dichiarazioni. Per fluttuazione concertata s'intende invece un modo di procedere analogo nella sostanza ma diverso nell'apparenza: i Nove fisseranno egualmente i tassi di cambio reciproci, ma non ne daranno pubblica notizia né assumeranno impegni solenni di difenderli. Insomma, sarà uria specie di matrimonio in prova, che dovrà esser collaudato dal mercato, con l'ausilio, beninte¬ so, delle Banche centrali, che interverranno giornalmente e «concertatamente» per correggere e guidare le quotazioni. Stando alle indiscrezioni raccolte sia a Bruxelles che a Roma, anche su questo aspetto del, negoziato, cioè sulla fluttuazione concertata, i Nove si sono già messi d'accordo. E' così tramontata l'ipotesi, che era stata avanzata da parte inglese, di due gruppi di Paesi Cee con monete fluttuanti: il gruppo dei Paesi a moneta forte (Germania, Francia, Belgio, Olanda) che avrebbero fluttuato nel senso della rivalutazione rispetto al dollaro, agganciati insieme tra loro; e il gruppo dei Paesi a moneta debole (Gran Bretagna, Italia e altri minori) che avrebbero invece fluttuato nel senso della svalutazione. Tra i due gruppi non ci sarebbe stato nessun «concerto». Ma, come si diceva, l'ipotesi pare definitivamente caduta. 'Adottata la via della fluttuazione concertata tra tutti i Nove, resta però da risolvere una mussa di problemi di estrema complessità, che sono i seguenti: 1) i nuovi tassi centrali di cambio tra le monete Cee; 2) l'ampiezza dei margini d'oscillazione intorno ai predetti tassi centrali; 3) le misure di controllo sui movimenti di capitale e sul mercato dell'eurodollaro, che si vorrebbero efficaci, rapide e uniformi per tutti i membri della Comunità; 4) il pool europeo delle riserve valutarie; 5) il prezzo dell'oro adottato dagli Istituti di emissione della Cee; 6) l'unificazione dei mercati finanziari nazionali, previa armonizzazione del diritto societario e del regime fiscale sui titoli e sui dividendi; 7) la politica regionale. Questa è l'agenda, e a renderla ancor più complicata grava lo spettro di una guerra commerciale con gli Stati Uniti a colpi di soprattasse di rappresaglia sulle importazioni. Ma si spera che lo spettro rimanga tale e non prenda corpo. Eugenio Scalfari