Pericoloso menato in ospedale alimentalo dalle case di bellezza di Francesco Santini

Pericoloso menato in ospedale alimentalo dalle case di bellezza A Roma aperta un'inchiesta amministrativa Pericoloso menato in ospedale alimentalo dalle case di bellezza Placente umane e sangue retroplacentale vengono usati per i cosmetici - Questi "prodotti del parto", dicono i clinici, possono trasmettere i "virus" dell'epatite virale - L'argomento affrontato ieri dal ministro della Sanità in un incontro con il direttore della Società di cosmetologia (Nostro servizio particolare) Roma, 3 marzo. Fiorisce in Italia un singolare mercato, quello delle placente umane, che Case farmaceutiche e fabbriche di cosmetici alimentario con quotidiane richieste. Ha un suo listino prezzi — sensibile alla legge della domanda e dell'offerta — che pochi conoscono. Le contrattazioni avvengono in modo «semiclandestino »: quel che più conta non sono le offerte in danaro, ma gli «appoggi », le «influenze» politiche che produttori di medicinali e di cosmetici riescono a gettare sul tavolo delle trattative. Ogni ospedale romano dispone di frigoriferi installati direttamente dalle industrie che, tenendo presente la deperibilità del prodotto, provvedono giornalmente al ritiro. Accanto a quello delle placente prospera indisturbato un altro commercio: quello del sangue retroplacentale, che ostetriche e infermiere raccolgono in sacchetti di plastica dalla puerpera al primo vagito del neonato. Tutto questo avviene senza alcun controllo: è scientificamente riconosciuto che placente e sangue retroplacentale possono rappresentare focolai di infezione per lue ed epatite virale. Placente e sangue, però, vengono raccolti senza che le partorienti abbiano subito esami; il tutto viene messo in frigoriferi, con il rischio che le placente, a contatto, si infettino. Sull'argomento la direzione degli Ospedali riuniti di Roma, l'ente ospedaliero che raggruppa i più importanti i i e nosocomi della capitale, ha aperto un'inchiesta. Si vuol sapere chi provvede alla raccolta delle placente, quali contratti esistono in materia tra Case farmaceutiche e amministrazioni ospedaliere, in base a quali titoli le ditte si aggiudicano i prodotti. Tra i primi a denunciare il commercio e le sue conseguenze è stato il professor Angiolo Borsò, primario della seconda divisione di maternità del « San Camillo », che in una lettera al sovraintendente sanitario dell'ospedale, prof. Massani, scrive in data 25 febbraio: « Sento il dovere di farle presente die ho molti dubbi sulla pericolosità di queste raccolte che vengono usate sia per medicinali sia per cosmetici ». « Noi le placente, scrive il primario, le consegniamo lo stesso giorno del parto. Non siamo, quindi, in grado di sapere se provengono da donne affette da lue o da postumi o da forme fruste di epatite virale. Mentre per la spirocheta della lue si può stare un po' tranquilli, perché è sensibilissima a variazioni ambientali anche minime, ben diversa è la situazione per quanto riguarda il virus dell'epatite. Esso è resistentissimo perfino alla bollitura (vedi l'epidemia di epatite virale da siringa). Poiché la sola Roma ha pagato, lo scorso anno, a questa malattia il grave contributo di 3000 casi e poiché, d'altra parte, gli estratti placentari sono utili in medicina, consiglierei che le placente fossero conservate per quelle donne che hanno fatto in gravidanza la "Wassermann" e abbiano, prima del parto, i dati delle transaminasi e della bilimbimenia ». « Bisogna tener presente, aggiunge il primario, che la preparazione dei medicinali di placente avviene sotto il controllo e la responsabili tà del ministero della Sanità, per i cosmetici, invece, non si sa come siano preparati e sfuggono ad ogni controllo ». Il prof. Borsò, che abbiamo interpellato questa sera, ha detto che, in media, soltanto dalla sua clinica escono, ogni anno, duemila placente. « E' un pericolo gravissimo, ha agr giunto, al quale non posso neppure sottrarmi. E' di appena due mesi fa Vultima circolare del ministero nella quale si sollecitano i primari a favorire le consegne: nessun accenno, invece, si fa a un minimo di precauzioni per evitare infezioni ed epidemie ». Per il direttore del « San Camillo i), prof. Tripodi, il mercato delle placente va ridimensionato: «E' un prodotto utile per la produzione medicinale e immagino che le Case farmaceutiche si premuniscano contro i contagi. Perplesso resto, invece, di fronte all'uso che se ne fa nella cosmesi: nessuno può dire che cosa avvenga realmente ». Il prof. Tripodi ha, quindi, affermato di non conoscere il prezzo di mercato delle placente e ha precisato: « E' un problema che non mi riguarda direttamente. L'affare è stato trattato dalla direzione amministrativa degli Ospedali riuniti ». Dagli « Ospedali riuniti », invece, nessun chiarimento; alle richieste di notizie si risponde evasivamente: « Non siamo informati: il problema non ci riguarda ». «In passato, dice il prof. BcMvstbctssncdcmtncntdsdss Borsò, mi sono rifiutato di consegnare i'rèsti del parto. Ma, quattro anni fa, ho ricevuto una lettera dell'amministrazione; era un ordine scritto del prof. Sganga, che obbligava tutti i primari alla consegna. Non so dire esattamente quale sia il valore sul mercato del " prodotto "; so soltanto che 25 anni or sono fui avvicinato dall'incaricato di una Casa di prodotti di bellezza. Come se fosse la cosa più normale del mondo, mi offrì una cifra, per quei tempi, esorbitante. Rifiutai, naturalmente: io non faccio commercio di carne umana ». Il problema, nelle sue linee essenziali, è adesso sul tappeto e il prof. Borsò chiede una regolamentazione del settore. «A volte, dice, quando 3i fa una trasfusione di sangue, se il donatore ha in sé i virus dell'epatite il ma¬ lato viene irrimediabilmente contagiato. Qui, però, si è nei casi di necessità e il rapporto di infezione è uno a uno. Che cosa possiamo dire, invece, delle creme di bellezza che contengono estratti di placente? Una sola donna infetta può contagiare centinaia di persone. Ora essere belle è importante, ma U rischio di prendersi un'epatite mi sembra eccessivo ». I produttori di cosmetici assicurano « ogni precauzione» nel trattamento delle placente. Lamentano l'assenza di una normativa in materia e ricordano che proprio stamane, al ministero della Sanità, l'argomento è stato affrontato nel corso di un incontro tra il ministro Gaspari e il direttore generale della Società italiana di cosmetologia, Bruzzese. Francesco Santini

Persone citate: Angiolo Borsò, Borsò, Bruzzese, Gaspari, Sganga, Tripodi, Wassermann

Luoghi citati: Italia, Roma