Sequestrate in casa di Torìelli lettere e rubriche d'indirizzi?
Sequestrate in casa di Torìelli lettere e rubriche d'indirizzi? ^u orc*ine del magistrato a Vigevano Sequestrate in casa di Torìelli lettere e rubriche d'indirizzi? L'industriale rapito e liberato dopo 51 giorni persiste nel silenzio - L'ombra della mafia sulla vicenda - Per la cifra pagata per il riscatto, ora si parla di due miliardi di lire (Dal nostro inviato speciale) Vigevano, 3 marzo. Perquisizioni negli alloggi di Pietro Torielli padre e figlio, in casa delle sorelle del giovane industriale, negli uffici della società. Sono state ordinate dal sostituto procuratore di Milano dottor Caizza, il magistrato che conduce l'inchiesta su quello che può essere definito il più clamoroso rapimento avvenuto nel nostro Paese. Per cinquantun giorni Pietro Torielli jr. è rimasto prigioniero dei banditi: per la sua liberazione i parenti hanno pagato un riscatto di 1500 milioni. Questa, almeno, è l'ultima cifra di cui si parla. La storia di questo rapimento è costellata di interrogativi, contraddizioni, mezze verità e colpi di scena. Il più spettacolare e stato" l'arresto di quattro persone, poche ore dopo la liberazione dell'industriale, come sospetti autori del rapimento. I fratelli Calogero e Michele Guzzardi, la figlia del custode della villa Torielli, Giancarla Ferri e sua madre, Caterina Misiti. I quattro, rinchiusi a San Vittore, continuano a proclamare la loro innocenza e sostengono di essersi adoprati «anche a rischio della propria vita» per la salvezza del Torielli. Lo stesso industriale ed i familiari li difendono. «Devo la mia liberazione, forse la vita, al coraggio di quei due ragazzi», aveva detto Pietro Tortelli nell'intervista concessa 48 ore dopo il ritorno a casa. I «due ragazzi» sarebbero Michele Guzzardi e Giancarla Ferri, sua fidanzata. Ma nonostante l'appassionata difesa del clan Torielli, che respinge ogni accusa nei confronti della moglie e della figlia del custode e dei fratelli Guzzardi, il magistrato li ha rinchiusi in carcere per concorso in rapimento a scopo di estorsione. Per polizia e carabinieri non vi sono dubbi: sono tutti responsabili. Gli inquirenti concordano nel ritenerli personaggi di secondo piano, pedine insignificanti di una grossa organizzazione mafiosa che avrebbe organizzato il rapimento in maniera impeccabile, dando addirittura per scontato l'arresto' dei quattro complici e, anzi, confidando proprio in questo arresto per guadagnare tempo, confondere le tracce, mettere al sicuro il miliardo e mezzo del riscatto. Tornato a casa l'industriale sano e salvo, passata la paura, dimenticata la tensione dei lunghi giorni d'attesa,-ci si aspettava che i Torielli avrebbero collaborato con il magistrato e gli inquirenti per smascherare i responsabili. Invece non l'hanno fatto. Si è pensato che l'industriale fosse stato minacciato di morte dai banditi se avesse parlato. Questo avrebbe potuto significare un certo timore nel rivelare i fatti. Ma dopo l'arresto dei quattro complici dei rapitori, queste paure appaiono ingiustificate. Perché allora i Torielli si ostinano nel loro silenzio? Si è detto che dietro questa oscura vicenda si profila l'ombra minacciosa della mafia. Le famiglie Guzzardi e Misiti sono fra le più influenti dell'«onorata società». Il loro campo d'azione è vastissimo: dai luoghi originari (Sicilia e Cala- bria) si sono spóstati nel Settentrione. Si dice che a loro faccia capo una certa parte di quella malavita organizzata che opera in Lombardia. Sono soltanto voci, supposizioni. Al solito, non esiste una prova. Forse il rapimento dell'industriale, per quanto così redditizio, è stato un passo falso. Qualcuno si è esposto troppo, ha dovuto rivelarsi. E forse i Torielli sanno ma non possono parlare. Perché vittime di un ricatto? Il dottor Caizzi, che nelle prossime settimane dovrà prendere una decisione sulla sorte dei quattro arrestati, ha preso un'iniziativa drastica per cercare di far luce. Che cosa hanno cercato i carabinieri negli alloggi e negli uffici perquisiti? Nessuno lo dice. Sembra che siano state sequestrate lettere, rubriche di in¬ dirizzi. Gli inquirenti hanno «visitato» anche alcuni istituti di credito di Vigevano presso i quali i Torielli sono correntisti. L'operazione è durata circa tre ore ed è stata diretta dal magistrato. Per i Torielli è stato un altro giorno di dolore e di ansia. In città la notizia ha sollevato perplessità ed emozione e viene variamente commentata. Girano le voci più strane: oggi nei bar si raccontava che per il riscatto sono stati pagati oltre due miliardi, f. for. La signora Torielli
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