La Berio licenzierà; si parla di un "intervento" francese

La Berio licenzierà; si parla di un "intervento" francese Imperia vuole difendere 120 posti di lavoro La Berio licenzierà; si parla di un "intervento" francese Parte dei dipendenti sarebbero riassunti da una nuova società, che affitterebbe la raffineria e il "marchio" - Sindacati, Comune, Provincia e Regione Liguria si occupano della vicenda, mentre si discute il ruolo della 'Trance Huile", una società che sarebbe diventata creditrice della Berio - "I francesi sono mediatori, dice il presidente della Berio, non industriali" (Dal nostro inviato speciale] Imperia, 3 marzo. I 120 dipendenti della «Fratelli Berio» hanno in mano da una settimana una « lettera che scotta »: l'annuncio di licenziamento a partire dal 31 marzo. Parte dei dipendenti verrebbero riassunti dalla nuova società « Seob » ( Società esercizio olio Berio) che prenderebbe in affitto la raffineria ed il « marchio » per ristrutturare e rilanciare l'azienda che opera sul mercato italiano e internazionale da un secolo e che si trova in gravi difficoltà, per mancanza di liquido, per eccessivi oneri di gestione ed anche per errate scelte di mercato (essersi messa ne,l settore dell'olio di semi) ed errori di conduzione aziendale. Attorno ai 120 lavoratori della Berio si è coagulata la solidarietà di tutte le forze politiche e sindacali di Imperia. Del problema si stanno interessando il Comune, la Provincia, la Regione Liguria ed altre forze. I sindacati hanno 'già fatto svolgere due giornate di sciopero e non escludono l'eventualità di occupare la raffineria. II segretario della Cgil, Enzo Aicardi, spiega perché « tutta la città si sia mobilitata per i 120 della Berlo». « Riconosco —. dice — che per le grandi aree industriali di Milano, Torino o Genova il problema di 120 persone forse non sarebbe grave. Si tenga conto però che per Imperia 120 persone equivalgono ad un'azienda di 6-7 mila unità a Genova. Inoltre questa nuova minaccia all'occupazione aggrava la crisi esistente da anni. Nell'ultimo decennio abbiamo perduto nell'industria circa 1700 posti di lavoro. Cito alcuni esempi: la Italcementi ha ridotto i dipendenti a un quarto, la Mulini Alta Italia ha cessato l'attività, le metalmeccaniche Renzetti e Solerzia hanno dimezzato il personale. Il pastificio Agnesi da 5-6 anni non sostituisce il personale collocato in pensione ed ha ridotto l'organico da 530 a 350 lavoratori. Inoltre per la Berio lavorano alcune aziende che producono le lattine e la crisi avrebbe ripercussioni, a breve scadenza, anche nel settore metalmeccanico ». A giudizio del sindacalista Aicardi la nuova gestione della « Seob » non offre sufficienti garanzie per i lavoratori. «Non è chiaro — dice Aicardi — che cosa intendano fare. Per esempio, l'avvocato Michele Amari, attuale presidente della Berio, si è lasciato sfuggire che la Seob potrebbe inquadrare i dipendenti nel settore commercio anziché nell'industria. Le paghe del commercio sono inferiori di 40-50 mila lire al mese. Dietro questa battuta c'è forse il disegno dì servirsi del marchio Berio e della rete commerciale della società facendo poi giungere parte dell'olio già confezionato in aziende di Paesi esteri dove il costo della manodopera è inferiore? ». Le preoccupazioni dei sindacalisti sono aggravate dal fatto che non si conosce con esattezza il ruolo che, nell'operazione Berio, sta giocando Raymond Azria, un francese che attraverso la « France huile », una società di export-import, controlla parte dell'olio prodotto dai Paesi mediterranei. La « France huile » è senza dubbio una « grossa forza ». Se disponesse della Berio potrebbe addirittura mettere in difficoltà le altre aziende olearie imperiesi. Ai timori dei sindacati (con. divisi da alcuni operatori economici) per l'inserimento della « France huile », altri industriali rispondono: « Ma che cosa significa questo discorso? Forse le aziende olearie imperiesi ed italiane non incontrano già la "France huile" sul mercato europeo? In Europa c'è il Mercato comune: ce lo stiamo forse dimenticando? La "France huile" potrebbe impensierire solo aziende poco pronte a seguire i processi di trasformazione e di concentrazione in atto nel settore oleario ». Il consigliere comunale Renato Pilade, capogruppo della democrazia cristiana, si sta attivamente occupando della vertenza. Egli spiega: « La Berio non aveva denaro liquido e si riforniva d'olio con difficoltà crescenti. Sui mercati, è ovvio, incontrava anche la "France huile". Così questa ditta di export-import è diventata creditrice della Berio. Le sono slate offerte delle azioni e le ha prese. La partecipazione però è poca cosa». Alla presidenza della Beriodal 13 novembre del 1972, si trova l'avvocato Michele Amari. Ha sostituito Vincenzo Berio, nipote dei fondatori, in terrompendo una tradizioneche durava da un secolo. Vincenzo Berio è oggi vice presidente dell'azienda e ricopreanche la vicepresidenza della « Seob » della quale un altro nipote dei fondatori, Paolo Berio, è consigliere. Michele Amari, residente a Roma, nato a Partanna nella «profonda Sicilia», ha un carattere vulcanico, risponde a qualsiasi domanda e si esprime senza perifrasi. Com'è giunto alla Berio? « Rappresento il 49 per cento del capitale, appartenente ad una società svizzera che Ita avuto la disgrazia di entrare nella Berio ». Che cosa ci può dire della « France huile»? « Sono sciocchezze. Quelli della "France huile" sono dei mediatori. Le pare che dei mediatori abbiano la mentalità e la voglia di mettersi a fare gli industriali? Poi le sembra che potrei es- sere l'uomo di un mediatore? Sono stato io stesso a rivolgermi a Raymond Azria della "France huile". Lui mi ha consigliato di rivolgermi a delle ditte imperiesi che io manco conoscevo. Così è nata la Seob che assumerà la gestione della Berio. Nella Seob ci sono la Kernel italiana di Tomatis, la Sairo di Grinda, ci sono io e c'è la Fratelli Bei'io. Da questo a dire che sia Azria a muovere i fili ce ne passa ». I sindacati affermano che i licenziamenti sono stati co¬ municati seguendo una «prò cedura brutale». Anche negli ambienti politici si avanzano molte riserve. «Mi dipingono — ha risposto Amari — come un generale nazista. Allora, devono sapere tutti che io ho provato direttamente che cosa vuol dire non avere di che sfamare i miei figli. La Berio ha un fatturato di 7 miliardi e mezzo con oltre un miliardo e mezzo di costi. Bisogna risanare la gestione e rilanciare l'azienda. Ho la possibilità di dare lavoro a una settantina di operai ed a 13 impiegati (6 ispettori e 7 impiegati). I sindacati sono disposti a trattare? Io sono mù disposto di loro. Una lunga agitazione potrebbe distruggere la Berio facendo il aioco di quelli che la vedrebbero volentieri morta ». Ve* lunedì alle 9.30 i sindacati ha^no promosso un conve^o con inviti ae't amministratori nubblici. a; nartiti, alle categorie commerciali ed artieianali: « Si parlerà della Berio — ci ha detto il segretario della Cgil. Aicardi — e della situazione aenerale della, nostra provincia. Base dello, discussione sarà un documento preparato da Cail. Cisl. UH ». Incontri tra i sindacati e la Berio sono previsti nei crossimi giorni. Il sindaco di Imperia. Giovanni Parodi, ni ha dichiarato: « La prossima settimana sarà decisiva ». E' ottimista? « Diciamo — ha risposto — che sono meno pessimista della settimana scorsa, quando ho comin- j ciato gli incontri separati con le parti ». Sergio Devecchi imperia. Gli industriali Paolo e Vincenzo Berio