Forse ha un volto il misterioso Pontedera che denunciò le aste "truccate,, dell'Anas

Forse ha un volto il misterioso Pontedera che denunciò le aste "truccate,, dell'Anas A due anni dall'accusa anonima, presentata alla Finanza Forse ha un volto il misterioso Pontedera che denunciò le aste "truccate,, dell'Anas Secondo un barista di Ostia Lido, che ha inviato un memoriale ai giudici, il "signor Pontedera" sarebbe il legale Marino Giorgio Fabbri, di 46 anni - L'avvocato avrebbe fatto mettere microfoni nell'ufficio del direttore dell'Anas: prima Io avrebbe ricattato, poi avrebbe collaborato (anonimamente) con la Finanza (Dalla redazione romana) Roma, 2 marzo. I carabinieri ricercano in tutta Italia l'avvocato Marino Giorgio Fabbri, 46 anni, indicato come la chiave capace di aprire la porta alla verità nella vicenda delle «aste truccate» dell'Anas. II legale, secondo la dichiarazione di un testimone, sarebbe il fantomatico « signor Pontedera » la cui denuncia anonima, presentata alla Guardia di Finanza, diede l'avvio nel 1970 alle indagini sull'ente autonomo deUe strade, determinando l'incriminazione del direttore generale Ennio Chiatante e di altri grossi funzionari dell'ente. A fare la rivelazione è stato un barista: Nicola Di Pietran- tonio, domiciliato a Ostia Lido. Egli ha inoltrato un memoriale al giudice istruttore Antonio Alibrandi, che dal 1971 si sta occupando delle «aste truccate». Questa mattina il magistrato ha esaminato la questione con il sostituto procuratore della Repubblica, Franco Plotino, che nell'inchiesta dell'Anas rappresenta la pubblica accusa, e con il capo del suo ufficio. I tre magistrati, dopo aver valutato le rivelazioni di Di Pietrantonio, hanno deciso di disporre degli accertamenti preliminari, affidandoli al nucleo di polizia giudiziaria dei carabinieri. Le indagini si sono estese anche a Milano, dove il legale avrebbe degli interessi. Nel 1970 Chiatante fu ricattato da un misterioso personaggio che aveva collocato nel suo studio un microfono captando i discorsi che si facevano nella stanza. Chiatante si rivolse al procuratore generale della corte d'appello, Carmelo Spagnuolo. Il magistrato incaricò il sostituto procuratore Plotino di presentarsi all'appuntaménto per smascherare il ricattatore, ma quando il magistrato giunse sul posto accadde un fatto singolare: egli si trovò di fronte gli ufficiali della Finanza. II ricattatore aveva infatti informato del fatto la polizia tributaria, denunciando le presunte malefatte di Chiatante. L'equivoco fu chiarito e nelle mani della Finanza rimase un esposto firmato da un inesistente «signor Pontedera» e uno spezzone di nastro magnetico che costui aveva allegato alla denuncia con la voce del direttore generale dell'Anas. Nonostante le ricerche, fu impossibile identificare «Pontedera». Qualcuno insinuò che non era mai esistito e che era stata la Guardia di Finanza a creare il personaggio per aprire l'inchiesta sulle «aste truccate» dell'Anas. Secondo Di Pietrantonio, invece, il «signor Pontedera» esiste. Egli si identificherebbe nell'avvocato Fabbri, per il quale il barista lavorò per un certo pe¬ riodo di tempo. Di Pietrantonio sostiene che nell'ottobre del 1970 il legale gli affidò la direzione di un bar del Terminillo, «I faggi», di cui era comproprietario con un certo Gaetano Ranno. «L'avvocato Fabbri — racconta il barista — prese a benvolermi e un giorno mi confidò che una persona doveva dargli 400 milioni. Mi spiegò che aveva delle registrazioni compromettenti su questo individuo. Solo più tardi seppi che si trattava dell'ingegner Chiatante, nel cui ufficio Ranno, per conto di Fabbri, aveva collocato un microfono per conoscere le cifre segrete delle aste per gli appalti dei lavori dell'Anas, cifre che avrebbero interessato alcune imprese di costruzione». «Chiatante — aggiunge Di Pietrantonio — mi fece ascoltare anche qualche pezzo dei nastri, dicendo che la voce che si sentiva era quella di Chiatante. Il funzionario parlava con altissime personalità politiche. Fui io a convincere Fabbri a trasformare il ricatto in una collaborazione con la Guardia di Finanza, consigliandolo a celarsi dietro il nome di "Pontedera"».

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