Investire a Montecarlo

Investire a Montecarlo SOLDI IN FUGA NELLA MANHATTAN BALNEARE Investire a Montecarlo Questo palcoscenico da operetta attira gli speculatori, soprattutto italiani - Qui il denaro non corre rischi, anche se nel nuovo governo è stato eletto un consigliere comunista - Anche lui ha dovuto piegarsi alla costruzione del più mastodontico albergo del Mediterraneo; come l'austera principessa Grace, che pur avverte, dietro l'iniziativa, l'ombra del "nemico" Onassis (Dal nostro inviato speciale) Montecarlo, febbraio. Un refolo del gran turbine finanziario che scuote il mondo è arrivato anche nel quieto Principato su cui, serenamente, tra una corte folta di ospiti di gran rango, regnano i principi Grace e Ranieri. E' stato un refolo benefico, perché una parte dei capitali impazziti sono approdati anche in questa piccola babèle dell'azzardo e dell'edilizia, a tonificare una situazione- economica che, fino a pochi mesi addietro, appariva piuttosto pesante. Cifre esatte non ne posso ottenere, questo è evidente, perché le banche monegasche non sono meno gelose dei loro segreti di quelle svizzere; ma qualche cifra indicativa mi è stata fornita da persone che non vogliono fastidi, e desiderano l'anonimo. Il solo che non teme possibili conseguenze dalle sue dichiarazioni, è il signor André Soccal, funzionario della 11 Bourse du Travati », che sarebbe la Camera del Lavoro locale, comunista scoperto, anche se isolato in un mare di placido benessere borghese: Nel giro d'un mese, alle banche di Montecarlo sarebbero giunti capitali per oltre 200 miliardi di lire. Può sembrare una piccola cifra, confrontata al vortice internazionale di migliaia di miliardi; ma bisogna tener conto del fatto che il Principato di Monaco ha una superficie di circa 150 ettari ed una popolazione di 23 mila abitanti. Inoltre, questi 200 miliardi non costituiscono un'eccezione dovuta all'irrequietezza finanziaria odierna: sono piuttosto la coda d'un fenomeno che dura da alcuni anni, cioè da quando il Principato è divenuto una minuscola Svizzera, un angolo di mondo economicamente interessante per investire capitali. Tra i grattacieli Così il più vetusto, ed ancor brillante, palcoscenico da operetta tuttora in attività in un'Europa sconquassata dalla contestazione degli estremismi politici, ha ceduto un po' di spazio agli speculatori internazionali. Tra questi in primissima fila si trovano gli italiani, i quali, per non mettere « tous ses oeufs dans le méme panier», come dice un proverbio di qui, luinno trasferito una parte dei loro capitali anche a Montecarlo ed. hanno incominciato a costruire case e case di ogni dimensione, alcune lunghe e snodate come serpenti, altre altissime da fare concorrenza all'Empire State Building di New York. 1 Vista dal mare, Montecarlo appare oggi come una piccola Manhattan balneare, tanti ed arditi sono i gru*tacieli che svettano in gara con le cime dei monti al tramonto, rosati come rocce dolomitiche. La causa di tanta frenesia edilizia? La richiesta, in continuo aumento, di appartamenti. Ed a richiederli sono anche monegaschi o francesi o tedeschi, ma prima di tutto s'incontrano ancora gli italiani che investono in alloggi, da affittare o abitare, nel placido Principato che prospera grazie al vorticare di una pallina di avorio ed allo sfarfallare di alcuni mazzi di carte. Perché gli italiani amano Montecarlo? Semplicemente perché qui nessuno gli domanda nulla, né chi sono, né come hanno fatto i quattrini; fedeli a quel principio latino che « il denaro non puzza», i bravi sudditi delle Altezze Serenissime Grace e Ranieri di Monaco lo accettano da dove viene con un. silenzio cortese che vale un inchino. Casa sicura Inoltre, gli ospiti stranieri hanno qui la relativa certezza di poter conservare la proprietà dei loro alloggi; in Italia invece, favoleggiano alcuni spaventati signori torinesi, si corre il rischio che per le case sia varata una legge paragonabile a quella dei fondi rustici: la terra è di chi la lavora, e la casa è di chi la abita. Perciò meglio Montecarlo, « al riparo dai colpi della sinistra democristiana ». Pensavo temessero la recente ascesa dei comunisti nel Principato, ma quando glielo dico, essi alzano le spalle: « Il comunismo a Montecarlo? Via, è impensabile », rispondono. Eppure un comunista c'è a Montecarlo, ed è il signor André Soccal, di cui le cronache hanno parlato diffusamente allorché, nelle recenti elezioni per il nuovo governo, è stato eletto con un sorprendente numero di suffragi. « Sono iscritto al partito comunista francese — mi dice — perché qui siamo troppo pochi per andare oltre un movimento di opinione ». Ma quanti sono, dieci, venti? Alza le spalle e sorride enigmatico. Eppure, gli sono piovuti addosso alcune migliaia di voti. « Perché quanto sostengo — spiega — è sentito da molti monegaschi, che pure rinnegano il comunismo ». E che cosa sostiene? « Una politica edilizia differente », è la risposta. Ed ecco venir fuori il comunista monegasco, che è un esemplare a sé nel panorama del marxismo internazionale. « Non sono mai stato contro la speculazione edilizia — mi dice — ma contro determinate speculazioni ». Una di queste, secondo lui sbagliata, avverrebbe nel quartiere di Fond Vieille, tutta una spianata che una società italiana, con il concorso finanziario di banche francesi e svizzere, ha strappato al mare. « Sono 22 ettari di terra edificabilc — dice il signor Soccal — un settimo di tutta la superficie del Principato; capisce che cosa accadrebbe se fosse lasciato alla speculazione edilizia privata? Grattacieli e alloggi di lusso per turisti di rango, mentre noi vogliamo che quelle aree siano riservate all'edilizia popolare ». Gli obietto che i turisti rendono quattrini al Principato, ma egli è di parere opposto. « Se tutti i nostri appartamenti — spiega — finiranno in proprietà a gente che viene a Montecarlo due, tre mesi l'anno, nel volgere di nemmeno un decennio il Principato sarà un palcoscenico di fantasmi. Quel genere di turisti periodici sono la fortuna degli speculatori edili che con la vendita degli appartamenti guadagnano forte, ma tutte 10 attività terziarie, ad incominciare dal commercio, subiranno una battuta d'arresto. Abbiamo avuto la fortuna di essere positivamente coinvolti nella bufera finanziaria che ha fatto arrivare fin qui capitali che possiamo considerare cospicui se confrontati alla nostra economia, e temo che questo boom si esaurisca senza lasciarci benefici concreti e durevoli ». Benché sia stato eletto con un buon numero di preferenze, il signor Soccal non trova molta gente che, oggi, sia ancora disposta a sostenere le sue teorie. L'hanno eletto non perché comunista, ma perché pensavano che egli potesse far pesare di più la voce dei monegaschi nel Consiglio di Stato, in cui chi decide è sempre 11 principe Ranieri. Ma oggi ch'egli predica una politica edilizia capace di ridurre enormemente l'afflusso dei turisti, molti si sono già tirati indietro. Le aree fabbricabili di Fond Vieille strappate al mare? Se le useranno per costruire grattacieli va benissimo, purché attirino ospiti che facciano marciare le botteghe di ogni genere, e in particolare quella che conta di più, la bottega della roulette. Il signor Soccal era anche contrario al gigantesco edificio delle « Spélugues », una sorta di ciclope dell'at¬ tività alberghiera, ma alla fine si è piegato. Ottocento camere, case da gioco interne, negozi di tutti i generi, tranne quelli alimentari. Impossibile sapere quanto costerà alla fine questo albergo, costruito sull'area dove sorgeva il tiro al piccione, proibito per volere della principessa Grace e venduto a prezzi da vertigine; non è ancora completato, ma sarà il più mastodontico della Costa Azzurra e della Riviera italiana, forse di. tutto il Mediterraneo. I' capitali sono interamente americani, una montagna di eurodollari pompati fin qui per tirar su la gigantesca carcassa di cemento armato, e un'altra montagna di eurodollari per rifinirla e addobbarla con un lusso dinanzi al quale, si dice^ scomparirà persino lo sfavillio un po' démodé dell'Hotel de Paris. Una rivincita Si sussurra che nel vortice di questi eurodollari portati nel Principato dai finanzieri americani ci sia, ma per ora ben nascosto, anche Aristotele Onassis. Sembra che la sua estromissione dalla Société des Bains de Mer, che controlla quasi tutte le attività finanziarie di Monaco gli sia andata di traverso, e che voglia prendersi ora una rivincita clamorosa ritornando da padrone del colossale albergo. Se cosi fosse, egli probabilmente trascura la tenacia della principessa Grace, già attrice di discreta fama ed oggi sovrana austerissima. Se non le andava l'amicizia tra Onassis e la Callas, da buona americana conformista avrà ancora maggiori riserve nei confronti della signora Jacqueline Onassis ex Kennedy, che fa il bagno di mare nuaa sotto gli obiettivi di fotografi indiscreti. Ma sì tratta di voci, che non è possibile controllare; i capitali che arrivano nelle banche di Montecarlo hanno un nome soltanto per il funzionario che li registra; per il resto conservano un'assoluta anonimità, e i monegaschi sono lieti che così avvenga, perché in questo modo il loro piccolo Stato (neanche metà dell'area di Vercelli) può prosperare e offrire ospitalità sicura a chi la desidera. Qui non si contesta niente, nemmeno le stravaganze, tranne i capelloni, i drogati, gli appariscenti hippies sbrindellati; ciò che conta è non valicare apertamente i rigidi confini d'una morale stabilita a Palazzo. Per il resto esiste un tacito accordo; l'estrosità dell'abbigliamento femminile è consentita se corretta da gioielli di Cartier. Van Cleff ed Arpels, e quella maschile da un ben accertato conto in banca. Alla prima della Fanciulla del West, alcune sere addietro, al Teatro dell'Opera di Montecarlo pareva di essere alla Scala dei tempi d'oro, quando le si- gnore gareggiavano in toilettes eli grandi firme e gioielli di prezzi incalcolabili. Quella sera, circolavano a Montecarlo più Rolls Royce e Bentley che a Londra. Uno spettacolo indimenticabile, più affascinante fuori che dentro la sala. E niente contestazioni, nemmeno un pomodoro o un urlo irridente contro la folla ingioiellata. La polizia non l'avrebbe consentito, d'accordo; ma è chiaro che la contestazione a Montecarlo non può attecchire, come non attecchisce il comunismo, nemmeno se giungesse dalla Francia o dall'Italia. Quasi certamente provvederebbero a contenerla anche gli stessi pochi comunisti del signor Soccal. Francesco Rosso Rivelazioni d'uno scrittore Costello preparava la propria biografia New York, 28 febbraio. Dieci giorni prima di morire Frank Costello aveva preso una importante decisione: aveva deciso di parlare, di ignorare la regola mafiosa del silenzio. L'8 febbraio scorso, dopo aver subito un lieve attacco cardiaco, l'uomo che aveva scelto il penitenziario piuttosto che rispondere alle domande della commissione senatoriale sull'attività della malavita, aveva fatto sapere allo scrittore Peter Maas di essere disposto ad incontrarlo a lungo, anche per mesi, e dettargli la propria biografia. Nel corso degli incontri, Costello descrisse i contatti avuti con personaggi ricchi e potenti, il significato che attribuiva alla sua vita e, con molta riluttanza, parlò anche della mafia e delle sue ramificazioni. Maas tracciò uno schema e gli argomenti principali della biografia, dopo avere detto a Costello che intendeva avere il totale controllo della stesura del libro. « Tutto ciò andò sviluppandosi in mesi di sondaggi, lunghi contatti non impegnativi — ricorda lo scrittore — che infine lo indussero ad accettare il 90 per cento delle mie richieste. Ero riuscito a guadagnarmi la sua piena fiducia ». L'8 febbraio Costello fucostretto a farsi ricoverare in una clinica privata di Manhattan in seguito ad un lieve attacco cardiaco. «Pensava che si trattasse di poca cosa, curabile al massimo in dieci-undici giorni. Mi mandò a dire che aveva deciso positivamente, che era pronto a cominciare. Non sapevo che si trattava del suo ultimo messaggio ». L'ex socio di Lucky Luciano tendeva a sorvolare sui suoi lunghi rapporti con la mafia, preferendo parlare invece dei contatti avuti in più di cinquant'anni con grossi personaggi della finanza, dell'industria e del mondo politico: figure come il sindaco Fiorello La Guardia, il governatore Huey Long o Joseph P. Kennedy, il capo del potente « clan » del Massachusetts che doveva dare un presidente agli Stati Uniti. (Ansa) Monaco Principato. La guardia personale di Ranieri e di Grace in uniforme di gala nel cortile d'onore del palazzo (Foto Farabola)