La Russia del dissenso di Paolo Garimberti

La Russia del dissenso S'INASPRISCE LA GUERRA AGLI AVVERSARI DEL REGIME La Russia del dissenso Chi si oppone alla politica del partito viene esiliato o rinchiuso nei "campi di lavoro" - Le molte vittime n l i (Dal nostro corrispondente) Diosca, febbraio. Qualche giorno fa. un giornalista tedesco si recò all'appuntamento con un giovane dissidente davanti ai magazzini «Moskva», sul Leninskij Prospekt, una delle grandi arterie radiali, a sei corsie, che collegano il centro con il Podmoskovnye, i dintorni di Mosca. Il giornalista — Ulrich Mulert, della agenzia «Dpa» — aveva appena parcheggiato l'automobile che subito venne fotografato da un uomo in borghese, il quale passeggiava indifferente I sul marciapiede. «Capii che I c'era aria di guai — racconta il giornalista — ma decisi ' egualmente di scendere dalla j vettura e di raggiungere il j giovane, che mi aspettava J qualche metro più lontano». I due non fecero a tempo a I stringersi la mano. Una quindicina di uomini, scesi quasi d'incanto da cinque o sei «Volga» nere in sosta nei pressi, si lanciarono "sul dissidente. Questi reagì, tentando la fuga e ne seguì una rissa selvaggia, mentre i passanti gridavano terrorizzati, non osando però intervenire. Aleksej Tumermann, il giovane dissidente arrestato, è soltanto un modesto gregario nel microcosmo del dissenso sovietico, uno che tiene i contatti con i giornalisti stranieri. L'episodio di cui è stato protagonista e vittima testimonia con quale accanimento e dispiego di uomini e di mezzi il «Kgb» f«Komitet gosudarstvennoi bezopasnosti», il comitato per la sicurezza dello Stato) sta tentando di schiacciare definitivamente l'espressione più vitale del dissenso sovietico, il gruppo d'azione per la difesa dei diritti civili. Westpolitik Questa campagna per la repressione dell'opposizione interna — che, secondo la rivista americana «Time», è la «più massiccia dopo la morte di Stalin» — si è iniziata poco più di un anno fa. Il suo presupposto politico appare la risoluzione del plenum del comitato centrale del pcus del 23 novembre 1971, nella quale si legge che «nella lotta del partito per la realizzazione del programma di politica estera approvato dal ventiquattresimo congresso, il ruolo della lotta ideologica sta diventando sempre più importante». Il Cremlino teme che dalla « Westpolitik » brezneviana degli Anni Settanta possa derivare un rilassamento della vigilanza ideologica. Paradossalmente, è stato proprio uno dei «leaders» del gruppo d'azione per i diritti civili, Petr Jakir, ad insinuare questo timore nei dirigenti del Cremlino. Il 25 ottobre 1971, il primo giorno della visita ufficiale di Breznev in Francia, uno dei primi atti della nuova politica della «mano tesa all'Occidente», Jakir fece circolare il testo di una lettera aperta indirizzata allo stesso Breznev e a Pompìdou, nella quale auspicava che alla distensione a livello di governi corrispondesse una distensione nei rapporti tra i cittadini sovietici e il potere, cioè una maggiore libertà politica e intellettuale all'interno dell'Unione Sovietica. Per il pcus tale parallelismo è attualmente improponibile a causa de;r«immaturità ideologica» del cittadino medio. La risoluzione del comitato centrale del pcus fu seguita, all'inizio del 1972, da una vasta campagna di richiamo all'ortodossia ideologica. Il 13 gennaio, la Pravda denunciò « l'instabilità ideologica degli scienziati», usando per la prima volta la parola «dissidenti». Gli editoriali della Pravda furono il preludio di una repressione poliziesca e giudiziaria senza precedenti negli ultimi vent'anni, il 6 gennaio, un tribunale di Mosca condannò Vladimir Bukovskij a due anni di carcere, cinque di campo di lavoro a regime duro e cinque di confino, la più severa sentenza contro un oppositore politico pronunciata dai tempi di Stalin. Il 19 giugno, Jurij Melnik, un astrofisico, fu condannato dal tribunale di Leningrado a tre anni di campo di lavoro per aver distribuito copie del giornale clandestino Chronika tekuscich sobytii (Cronaca degli avvenimenti correnti). La scelta Il 21 giugno fu arrestato Petr Jakir dopo una perquisizione domiciliare durata ore. Nel mese di luglio, il tribunale di Sverdlovsk condannò a tre anni di reclusione Valeri) Kukuj per «detenzione di materiale antisovietico». Il 12 settembre fu arrestato l'economista Viktor Krasin, uno dei fondatori del gruppo d'azione per la difesa dei diritti civili. Il 30 ottobre, il tribunale di Noginsk, alla periferia di Mosca, condannò Kronid Ljubarskìj a cinque anni di campo di lavoro per «propaganda antisovietica». Il 2 febbraio dì quest'anno. Lazar Ljubarskij ha avuto quattro anni di reclusione per «aver diffuso materiale coperto da segreto militare». Al tempo stesso, venivano confermati i provvedimenti di detenzione in ospedale psichiatrico del gen. Petr Grigorenko, un altro fondatore del «gruppo d'azione», di Viktor Fainberg e Vladimir Borisóv, arrestati dopo una dimostrazione contro l'intervento delle truppe del Patto di Varsavia in Cecoslovacchia. Altri dissidenti sono stati posti di fronte ad una scelta senza alternativa: o l'esilio o il carcere. E' il caso del regista Jurij Stein, dell'orientalista Jurij Glazov, di Aleksandr Esenin-Volpin (figlio del grande poeta russo Sergej Esenin). del poeta di Leningrado Josef Brodskij. Il sistema dell'esilio — sperimentato per la prima volta dalle autorità sovietiche nel 1966. con Valeri] Tarsis — è più umanitario dell'invio nei tremendi campi di lavoro della Mordovia (dove recentemente è morto, per mancanza di assistenza medica, Jurij Gclanskov) e della Siberia. Ma psicologicamente è altrettanto duro da sopportare. Tra arresti, processi ed esili ben poco è rimasto in piedi cella struttura modesta, me solida, che l'opposizione clandestina sovietica si era da:a lentamente dal 1966 (Vanne del processo a Sinjavskij e Daniel, che segnò la novità ufficiale del dissenso ad oggi. La riprova viene dal fatto che la Chronika, il più autorevole «samizdat» ìovietico, non esce più da tri mesi perché, si dice, mancc.no le fonti e i redattori. Il giornale fu diffuso per la prima volta il 30 aprile 1968 -.ella forma di pubblicazione dattiloscritta (nell'Unione Sovietica le macchine per la stampa e i duplicatori possono essere acquistati soltanto dallo Stato e tutto ciò che viene pubblicato in più di dieci esemplari deve avere l'autorizzazione della censura) e da allora usci regolurmente ogni due mesi, diffondendo clandestinamente le idee dell'opposizione e soprattutto le cronache della repressione. La «Cronaca degli avvenimenti correnti» è il giornale del gruppo d'azione per la difesa dei diritti civili. Ma il gruppo e ormai smembrato, come ha detto recentemente uno dei suoi membri «non è neppure più il caso di parlare di un movimento». I suoi esponenti più autorevoli so- 1 -,. ,,,,, - ,, } no tuttt nei camPl Al lavor0 0 m carcere "Nel sistema" Anche il comitato per i diritti un.ani si sta progressivamente estinguendo. Fondato il 4 novembre 1970 da tre scienziati — Andrej Sacharov, Valerij Calidze e Andrej Tverdocr.lebov — si proponeva di dar vita ad un'opposizione legale, «non contro il sistema, ma nel sistema», come si leggeva nel «manifesto» dìf:uso dai fondatori. Era diventato il movimento degli intellettuali (anche Aleksandr Solzenicyn vi aveva aderito) e. nel luglio 1971. la Lega internazionale per i diritti dell'uomo ne aveva accolto la richiesta di affiliazione. Ma il procuratore generale dell'Urss Roman Rudenko aveva avvertito Calidze e Tverdochlebov che il comitato era illegale perché non aveva i requisiti neces- e e a a e i a . dtdct sari per essere registrato come «società volontaria». L'appartamento di Calidze fu perquisito varie volte dopo il colloquio con Rudenko e, il 5 luglio 1972, egli fu accusato di «contribuire alla propaganda antisovietica». Aleksandr Galic — drammaturgo e poeta, che aveva aderito tra i primi al comitato — fu espulso dall'Unione degli scrittori il 29 dicembre 1971. Calidze ebbe infine il permesso di recarsi negli Stati Uniti per tenervi una serie di conferenze (è uno specialista di fisica dei polì¬ meri). Ma, il 13 dicembre 1972, mentre si trovava in un albergo di New York, ricevette la visita di due funzionari del consolato sovietico, che gli ritirarono il passaporto e gli comunicarono che da quel momento non poteva più considerarsi cittadino sovietico. Sacharov Dopo il caso Calidze, anche Andrej Tverdochlebov ha dato le dimissioni ed ora il comitato si identifica soltanto in Andrej Sacharov. La sua personalità di, scienziato nucleare è troppo influente (egli è membro dell'Accademia delle Scienze e gli si attribuisce un grande merito nella messa a punto della prima bomba all'idrogeno sovietica) perché le autorità osino fare qualcosa contro di lui, nonostante i suoi scomodi proclami e i suoi saggi, dei quali il più noto resta Progresso, coesistenza e libertà intellettuale, pubblicato soltanto in Occidente. Tuttavia, pare che sia già stata chiesta la sua espulsione dall'Accademia e la figliastra Tanja è stata recentemente sospesa dalla frequenza all'Università di Mosca. Ma anche Sacharov sembra stanco e sfiduciato. «Le autorità — ha detto a Newsweek, nell'unica intervista rilasciata ad un giornalista — sembrano ora più impudenti perché pensano che con la distensione possono permettersi di ignorare l'opinione pubblica occidentale, che pare meno preoccupata per le sorti della libertà interna in Russia. La nostra lotta è inutile e senza senso. Ma continuiamo a combattere perché la nostra non è una lotta politica, bensì morale. Dobbiamo sentirci a posto con la nostra coscienza». Paolo Garimberti Mosca. Il matematico Aleksandr Esenin-Volpin, una delle vittime della guerra al dissenso (Telefoto Upi)