Vercelli chiede il ritira dei 1650 licenziamenti

Vercelli chiede il ritira dei 1650 licenziamenti La crisi della Montedison in Piemonte Vercelli chiede il ritira dei 1650 licenziamenti Il sindaco presenterà a giorni l'istanza alla Montefibre - La decisione presa ieri in un convegno di sindacalisti e rappresentanti dei partiti - Vercelli, che tutti credono ricca, è invece area depressa: in cinque anni ha perso duemila posti di lavoro (Dal nostro inviato speciale) Vercelli, 18 febbraio. II piano di ristrutturazione della Montedison-Fibre prevede il licenziamento di 1650 dipendenti della Chàtillon che oggi occupa 3100 persone: 700 dovrebbero essere dimessi nel corso di quest'anno, 700 nel 1975 e 250 nel 1976. Per i lavoratori che lasceranno la Chàtillon, la Montedison afferma che saranno create « attività sostitutive». In particolare — nei colloqui avvenuti in questi giorni con l'amministratore delegato della Montefibre, dott. Gritti — sarebbe stato precisato che l'attività sostitutiva si concreterebbe in uno stabilimento per la produzione di indumenti per i bambini da zero a sei anni. Si afferma che « in questo settore esiste un forte mercato nazionale ed internazionale». I lavoratori dimessi dalla Chàtillon usufruirebbe della Cassa integrazione speciale (che assicura oltre 1*80 per cento della retribuzione) fino al momento di essere riassorbiti nella nuova attività. Inoltre la riapertura della Faini (con una società formata dalla Gepi e dagli industriali Bertrand di Biella e Scacchetti di Mantova) potrebbe, in un secondo tempo, creare altre occasioni di lavoro. Sembra, infatti che, nel vecchio edificio della Faini, si pensi di installare una filatura con macchine che sarebbero cedute da alcuni reparti della Chàtillon. Queste sono alcune delle « voci » che circolavano oggi nel Teatro Civico dove si è svolto il convegno promosso dal Comune di Vercelli contro la ristrutturazione della Montedison. Alla manifestazione hanno aderito la Cgil, Cisl, Uil con il Consiglio di fabbrica della Chàtillon; i partiti politici (democristiani, socialisti, socialdemocratici e comunisti); le Acli e rappresentanze delle varie categorìe commerciali ed artigiane. I vercellesi hanno « paure » del piano di ristrutturazione della Montedison. A loro giudizio l'unica cosa certa è la volontà dell'azienda di procedere ai 1650 licenziamenti, mentre ritengono « nebulose » le promesse di attività sostitutive. Questo scetticismo deriva da una lunga serie di delusioni e di «occasioni perdute» che hanno portato l'economia cittadina ad una condizione di depressione grave. Lo ha ricordato il sindaco, Carlo Boggio, nel suo intervento: «L'industria vercellese — ha detto — in Questo ultimo perìodo ha visto la chiusura dì ben nove stabilimenti di media e grande importanza con la perdita di 1434 posti di lavoro, mentre fenomeni di riduzione di personale si sono verificati in numerose altre aziende. Una stima globale, degna di attendibilità, fa ammontare 'a 2 mila ì posti di lavoro persi dalla città di Vercelli negli ultimi cinque anni, su una popolazione attiva di 21.600 unità ». Alla fine di novembre dell'anno scorso gli iscritti nelle liste di collocamento erano 1290. « Si tratta — ha proseguito il sindaco — di un indice quanto mai preoccupante che dimostra perché le misure proposte dal piano Montedison sono per noi inaccettabili, in quanto colpiscono una città particolarmente depressa ». li sindaco ha definito «vaghe ed improbabili» le attività sostitutive prospettate nel piano della Montedison ed ha messo in rilievo che mancano anche altre possibilità di lavoro « perché alla Chàtillon, in collegamento con certe forze agrarie vercellesi, deve essere attribuita la responsabilità della monoindustria locale ». A suo giudizio sarebbero state « frapposte difficoltà ad altri insediamenti, in quanto essi av; nero finito per creare concoi .nza per l'acquisizione della manodopera ». il tema delle «occasioni perdute» è stato sviluppato anche dal segretario della Cisl, Abbiate: «In passato — ha detto — sozzo state prospettate a Vercelli importanti occasioni di insediamenti. Non abbiamo saputo accoglierle. Era facile dire che le cose andavano bene, per dormire tranquilli. La Camera di Commercio ed.il Comune certe richieste di insediamento non hanno voluto discuterle». In un periodico locale distribuito agli ingressi del teatro si citano alcune di queste «occasioni perdute». «La Triplex — afferma il periodico — aveva proposto l'insediamento di uno stabilimento di elettrodomestici per circa 700 operai. Anche la Lancia, la Mìchelin italiana, la Rumianca. la Mugic Chef italiana e la Fiat avevano delle intenzioni. Quest'ultima si proponeva di aprire una filiale sull'area del vecchio ospedale e di costruire un centro di meccanizzazione agricola con possibilità di 600-700 posti-lavoro ». Queste polemiche, comun¬ qrlrncClsmcddcssscpzCpsschCchRtucnnsvBcp que, appartengono agli «errori del passato». Oggi i vercellesi sono unanimi nel voler il rilancio dell'economia cittadina. Il sindacalista Abbiate — che parlava a nome della Cgil, Cisl, Uil — ha detto: «I lavoratori sono disposti a discutere con la Montedison, ma questa volta vogliono anche garanzie dalla Regione e dal Governo che nella Montedison è esposto con rilevanti capitali pubblici». Applaudito il messaggio di solidarietà inviato dall'Arcivescovo Albino Mensa. Il testo è stato letto da monsignor Valcarenghi il quale poi, a titolo personale, ha rilevato l'esigenza che si crei rapidamente il Consorzio dei comuni «per reperire le aree da mettere a disposizione delle aziende disposte ad installarsi nel Vercellese». Per i commercianti hanno parlato Pedron della Confesercenti e Ranghino dei commercianti cattolici. Il socialista on. Vittorelli ha lamentato l'assenza della Regione nella vertenza Montedison: « Mentre c'è tutta una serie di aziende minacciate — ha detto — la Regione si diletta in crisi senza nessun fondamento politico e si determina così un serio vuoto di potere ». Il senatore Bertola della de ha affermato che « i vercellesi devono reperire terreni a basso prezzo da offrire alle industrie ». Ha quindi lanciato un appello: « Tiriamoci su le maniche concordi. I lavoratori seguano le direttive dei sindacati e soltanto dei sindacati. Le autorità locali e regionali moltiplichino gli sforzi ». Il segretario comunista Valeri ha chiesto che « il piano Montedison sia ritirato e modificato » e rilevata « l'assenza della Regione» ha sollecitato un convegno regionale per discutere il problema nel suo insieme. L'on Damico del pei ha criticato la debolezza manifestata dallo Stato nei confronti degli azionisti privati della Montedison. Sulla stessa questione ha parlato il presidente della Commissione industria del Senato, Ripamonti, il quale riferendosi al fallimento delle trattative per la creazione del « sindacato Montedison » tra azionisti pubblici e privati ha affermato: « Al punto in cui siamo giunti lo Stato deve aumentare la sua partecipazione all'interno della Società e assumere le più ampie responsabilità nella gestione della Montedison ». Il vice sindaco di Vercelli, Cerutti del psdi, ha-ricordato che il Comune fin dal 19 gennaio scorso ha chiesto un colloquio con la Montefibre, la quale « non ha ancora risposto alla lettera ». Il sindaco Boggio, richiamandosi anche a questo episodio, ha annunciato: « In settimana andremo a dire ufficialmente alla direzione della Cliàtillon che la città respinge il piano così com'è stato pi-esentato. E' l'intera città che apre una vertenza con la Montedison ». Sergio Devecchi

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