Gustavo Thoeni, la Coppa è già sua di Giorgio Viglino

Gustavo Thoeni, la Coppa è già sua Vince slalom e combinata del Kandahar (22 anni dopo Zeno Colò) Gustavo Thoeni, la Coppa è già sua L'azzurro ha entusiasmato nello "speciale" di Sankt Anton, imponendosi con l'autorità del fuoriclasse La "pattuglia" degli altri italiani ha piazzato Pietrogiovanna al nono e Pegorari al decimo posto - Pierino Gros è caduto poco dopo la partenza - In evidenza i francesi con Henri Duvillard e Jean-Noèl Augert h h h ) : , , o l i e o . e 6 . r , (Dal nostro inviato speciale) Sankt Anton. 4 febbraio. L'incredibile Gustavo Thoeni riesce ancora a stupire. Dopo aver conquistato a soli ventidue anni tutti i successi cui un atleta può aspirare nell'intera carriera, Gustavo ha saputo sorprendere ed entusiasmare oggi vincendo il più bello slalom dell'anno con autorità e la sicurezza del fuoriclasse. Gustavo scia bene, ha una fluidità di azione indiscussa, una perfezione stilistica che non ha eguali, ma oggi ha battuto il se stesso di ieri e dell'altro ieri scendendo fra i pali come mai ha fatto in tutta la sua carriera. Un concentrato di precisione, aggressività, potenza. Oggi ha avuto la fortuna che davanti a lui sono scesi a palla tutti nella prima manche. Dal 57 e rotti di Hemmi si è scesi gradualmente di un secondo ad ogni discesa: 56" Matt, 55" Cochran, 54" e soltanto 29 centesimi per Augert. Non c'erano tattiche a frenare, questa volta o si tirava o non si arrivava poiché in mezzo, tra Augert e Gustavo erano scesi in parecchi e tutti con ragguagli buoni. Chi non attaccava come Eberardo Schmalzl si buscava secondi in quantità, e chi attaccava troppo come Rolly Thoeni finiva per fare un gran pasticcio e per non raggiungere il tempo record che potenzialmente meritava. Ed ecco Gustavo, difficile da descrivere perché ad essere perfetti si finisce col togliere la cronaca dell'errore e della prodezza. Forse un paragone con Rolly rende l'idea: Gustavo filava con gli sci accanto ai pali, poi il corpo scivolava oltre e soltanto qualche rara volta, diciamo una su dieci porte, il palo saltava fuori dalla sua sede. Rolly aveva invece fatto una strage riuscendo a coinvolgere nella sua ideale fascina anche i pali esterni e trovandosi totalmente danneggiato da un palo finitogli tra gli sci. All'arrivo si inaugurava una nuova fila di secondi quella dei 53" con 67 centesimi in aggiunta, nella quale sarebbe rimasto poi da solo. Con Gustavo primo in quel modo e Rolly terzo si aspettava l'arrivo della pattuglia acrobatica, di quel gruppo di giovani e giovanissimi che tutti ci invidiano. Invece oggi era giornata nera. Pietrogiovanna mulinava le sue braccia come le pale di un elicottero fino a metà pista per bloccarsi poi totalmente pur di restare dentro ad una porta trabocchetto. Accumulava un tempo alto. Stricker era a guardare ancora con la caviglia gonfia, e toccava a Pegorari che finiva per tener troppo ed era lontano dai migliori. Pierino Gros non aveva nemmeno tempo di pensare come sarebbe andata: è partito, ha volteggiato in mezzo a cinque porte-ed è caduto alla sesta, la scarpa ha urtato la neve e l'attacco si è sganciato. Nemmeno Bieler riesce ad arrivare in fondo, inforcando malamente un palo a metà percorso, e Plank nel quarto gruppo nemmeno compare alla vista finendo seppellito nella neve fuori pista dopo una inguaribile spigolata. Non è giornata buona per ora anche se Helmut Schmalzl si difende bene facendo persino meglio del bimbo prodigio Fausto Radici che lo segue dappresso. La seconda manche è ancor tutta da giocare, ma chissà perché c'è minor tensione, quasi che ormai si fosse acquisita la certezza del successo. A complicare le cose tra Gustavo e Augert si è infilato anche Kniewasser sull'onda degli «op-op» scanditi con noiosa insistenza dal pubblico austriaco per tutti i suoi atleti. Non c'è molto da aspettare. Scende Bachleda e poi Tcha ritepdhcKATa991. Thoeni. Questa volta la manche è di Peccedi, senza angoli a bloccare l'azione, e con un ritmo da tenere eoshintemente elevato, quello che ci vuole per Gustavo che pur senza la determinazione di prima non ha rivali. Un secondo a Bachleda dà la misura di quanto valga questo secondo tempo e a poco a poco, man mano che scendono i rivali, il successo che si avverte nell'aria diventa più concreto. C'è un certo cataclisma nelle posizioni di rincalzo con Rolly che si fa squalificare fin dalle primissime porte, Neureuther che gio- ca il tutto per tutto e salta al secondo posto, Duvillard che scavalca Augert, Zwilling che rimonta con tenacia al quinto posto. Ruzzolano avanti nella classifica rimontando posizioni a decine gli azzurri con Pietrogiovanna, quarto in manche e nono nel totale, Pegorari, finalmente in punteggio di Coppa, decimo, Eberhard Schmalzl tredicesimo, Radici quattordicesimo. Il successo di Gustavo fa piacere a tutti, ma quasi quasi li senti chiedere scusa per non avere fatto di meglio, per non essere riusciti a coronare con piazzamenti successivi dal secondo in giù la più bella vittoria dell'armo; ormai la mentalità è quella: si deve vincere e poco importa che il numero in partenza sia il 26 o il 58. Ed è proprio con la mentalità vincente che Gustavo Thoeni ha trovato la giornata più felice dell'anno, vincendo la gara, vincendo il Kandahar a ventidue anni di distanza dal successo di Colò a Sestriere, e vincendo praticamente questa Coppa del Mondo che proprio più nessuno gli può togliere. La fantacronaca sportiva si identifica sempre più con la realtà: bisogna che riprenda quota Pierino Gros per raggiungere il secondo posto che merita, e il resto è fatto, anche quel successo a squadre che la tournée americana dovrebbe sancire definitivamente. Giorgio Viglino (nDvsnhtpcdbn Ss-Anton. Thoeni (a destra) festeggiato da Neureuther, secondo arrivato (Tel. Upi)

Luoghi citati: Kandahar, Sestriere