I ministri dette Finanze detta Cee riuniti per la lotta all'inflazione di Vittorio Zucconi

I ministri dette Finanze detta Cee riuniti per la lotta all'inflazione Dal Lussemburgo un piano comune contro il caro-prezzi? I ministri dette Finanze detta Cee riuniti per la lotta all'inflazione E' il problema più grave che 1' "Europa a nove" deve affrontare - Nel '72 i prezzi sono aumentati ovuncrue: dell'8,5% in Olanda, dell'8 in Francia, del 7,7 in Germania, del 7 in Italia e Belgio Cresce il malcontento degli agricoltori nella Comunità - Allo studio misure doganali e finanziarie (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 14 gennaio. La neonata- « Europa dei nove » affronta oggi il primo e più grave problema della sua breve storia: l'inflazione. Mentre i ministri degli Esteri stanno celebrando a Bruxelles la nascita della grande Cee in un'atmosfera solenne e festosa, ì ministri delle Finanze si sono discretamente riuniti nel tranquillo Granducato del Lussemburgo per tentare di dar vita ad un piano europeo contro l'aumento dei prezzi. L'impresa si annuncia difficile e già una volta, lo scorso autunno, i « Sei » cercarono inutilmente di « ghigliottinare l'inflazione », come dicono i francesi: nel frattempo, i prezzi hanno proseguito la loro corsa verso l'alto. Il '72. sul quale si cominciano ad avere i primi bilanci complessivi, è stato un anno disash'oso. Secondo le stime della Comunità, mai, negli ultimi vent'annì, si sono avuti dodici mesi così incandescenti sul fronte dei prezzi: -f 8,5 per cento in Olanda, 48Vo in Francia, -1- 7,7 in Germania, -f 7 in Belgio e in Italia. Le « scale mobili » e i vari sistemi di « contingenza » in uso nei nove Paesi non riescono più a consentire un adeguato recupero del potere d'acquisto, continuamente eroso, e la pressione sindacale aumenta in tutta Europa. Contemporaneamente si sta riaccendendo il malcontento nelle campagne: in Francia il | weekend appena concluso ha visto centinaia di agricoltori organizzare cortei e manifestazioni per chiedere un aumento dei prezzi dei prodotti agricoli, senza il quale, essi dicono, sarebbero costretti a lavorare in perdita. La Cee si trova presa fra due fuochi: da un lato i prezzi aumentano di continuo, soprattutto quelli dei prodotti alimentari che incidono diret- tamente sulla vita di chi dispone del solo salario come entrata. Dall'altro, gli agricoltori protestano perché il prezzo al quale essi vendono la loro produzione animale e vegetale non è più «remunerativo», non permette cioè di recuperare le spese e avere anche un equo margine di guadagno. Di fronte a questa drammatica antitesi fra interessi dei produttori e dei consumatori, sarebbe davvero ingenuo sperare che dal piccolo « conclave finanziario » in corso nel Lussemburgo possa uscire il piano miracoloso che da domani bloccherà l'inflazione. In Francia, dove fra meno di due mesi si svolgeranno le elezioni politiche imperniate proprio sull'aumento dei prezzi, il governo credeva di aver trovato la formula, e ha tentato di intervenire attraverso l'Iva, annullando le tasse sulle carni bovine e riducendo dello 0,5 per cento l'Iva sugli altri generi alimentari, dal 1" gennaio scorso, ma finora, secondo quanto affermano commercianti e sindacati, l'iniziativa non ha dato alcun esito. In Olanda, il governo ha bloccato i prezzi dallo scorso anno, mentre sindacati e industria hanno firmato un patto di «non aggressione», in base al quale i lavoratori non chiederanno aumenti salariali se gli industriali non aumenteranno i prezzi di vendita dei loro prodotti. Ma, nonostante la ben nota serietà degli olandesi, sembra che il patto non sia rispettato alla lettera e nella diga anti-inflazione si siano già formate molte crepe. Che fare, allora? I ministri delle Finanze tenteranno soprattutto di mettere in atto misure doganali e finanziarie. Le prime dovrebbero permettere di acquistare dai Paesi terzi (cioè non appartenenti alla Cee) derrate alimentari e di altro genere (soprattutto carne) senza pagare dazio, perché agiscano come « calmiere » sul mercato interno europeo. I provvedimenti finanziari dovrebbero invece impedire una eccessiva circo¬ zvsnPh lazione del denaro che provoca un aumento dei prezzi per il cosiddetto « accrescimento della domanda ». Quindi, fra l'altro, è prevedibile un inasprimento degli interessi che renda più «caro» contrarre i debiti e dissuada dal compiere, come si dice nelle famiglie, un « passo più lungo della gamba », che aumenta l'inflazione. Ma tanto luna come l'altra misura (fra l'altro i sistemi di distribuzione e gli esportatori tendono a riassorbire i vantaggi di un annullamento del dazio) sono solo palliativi. Il nodo del problema, lo ha più volte ripetuto la Cee, è nella rincorsa dei prezzi e dei salari, particolarmente grave in Italia, dove l'apparato produttivo funziona a singhiozzo. Ma sia il nostro Paese che la Francia rifiutano di fatto, per ragioni politico-sindacali, la cosiddetta «politica dei redditi », cioè un controllo dei prezzi, dei profitti e dei salari come è avvenuto in Inghilterra, negli Stati Uniti e in Olanda. Purtroppo quello dell'inflazione è un problema che investe tutto il mondo industrializzato e colpisce persino le rigide economie dei Paesi comunisti (in Ungheria, due giorni fa il governo ha deciso aumenti dei generi di prima necessità che vanno fino al 20 per cento per il latte e il pane) e nessuno ha da proporre una ricetta infallibile. Nel processo di aumento dei prezzi entrano fattori disparati che partono dai rapporti monetari internazionali e dalle politiche commerciali dei grandi blocchi economici (Cee, Usa, Giappone, ecc.) per affiancarsi al malessere degli agricoltori (che guadagnano in media il 20 per cento in meno dei lavoratori dell'industria) e degli operai, che vedono gli aumenti salariali faticosamente conquistati, sfumare in pochi giorni, divorati dall'incremento del carovita. Inoltre, l'aumento dei costi costringe ì produttori a far ricadere i maggiori oneri sui prezzi di vendita e il « circolo vizioso » si chiude. A rendere più difficile il lavoro dei nove ministri (per l'Italia Malagodi) riuniti oggi e domani nel Granducato, è anche la differente situazione degli stessi Paesi appartenenti alla Cee. Mentre in Francia i prezzi aumentano per il « surriscaldamento » di una economia in espansione (un po' quello che accade ad una macchina che corre troppo e finisce in « fuorigiri ») in Italia è invece l'attrito provocato da un motore industriale che non riesce a « girare » bene che causa il « surriscaldamento ». Dunque, a parte misure valide per tutti ma dal dubbio esito (e comunque valide solo a breve scadenza), ciò che sarebbe benefico per il motore troppo brillante, non lo sarebbe per quello « pigro ». Purtroppo, come hanno sottolineato molti rapporti della Cee, il nostro Paese sta lentamente perdendo il passo dei suoi vicini europei. E in campo economico, non ci si ferma a lungo ad aspettare i più lenti. Vittorio Zucconi ministro Barbcr

Persone citate: Granducato, Italia Malagodi