Furino, altare e polvere

Furino, altare e polvere Ridda di giudizi sul "motore,, azzurro Furino, altare e polvere E' toccato a lui coprire i vuoti sulla sinistra - Non ha "rubato" spazio né a Facchetti né a Riva - Mediano di spinta, ruolo che scotta in Nazionale Il più piccolo degli azzurri di Istanbul nell'occhio del ciclone. Se non ne conoscessimo il carattere, penseremmo che ieri sera Beppe Furino sia andato a dormire in stato di choc, o al minimo con un furibondo mal di capo. La sua prestazione al Bosforo ha ricevuto tutte le valutazioni possibili, si è «letto» qua come migliore in campo e là come una specie di disastro nazionale. Gli stanno affibbiando l soprannomi più pesanti ed impegnativi. « Pinlnfurino ti, «Furino Cammoudì», «Funnoceronte», ed anche «Girardengo». Sui primi due ha già fatto i suoi commenti con la consueta intelligenza. «Veramente — ha detto a Lino Cascioli — sono più un tipo da motore che da carrozzerà, ed ancora: « Da ragazzo ho corso 1 mlllecinque e ho fatto diverse campestri. Andavo benino, ma ho preferito 11 calcio, aveva più, fascino dell'atletica, almeno per me. Ed allora non pensavo certo ai soldiu. Circa le ultime due definizioni, non conosciamo ancora il suo parere. L'unica cosa certa è che, quando si lavora tanto di fantasia attorno ad un uomo di sport, vuol dire che è diventato un personaggio. Istanbul è stata una buona tappa nella carriera di «Furia», tanto per usare il primo, e più logico, del suoi soprannomi. Venerdì scorso, in aereo, ci diceva: «Finalmente questa maglia azzurra mi ritorna fra le mani. Le cose si apprezzano di più quando si attendono da tempo. Adesso è ora di mettercela tutta, voglio restarci in questa squadra». Si è trovato a giocare in un modo ed in una posizione diversa dal consueto, questo l'abbiamo già sottolineato ieri negli affrettati commenti dallo stadio. Nella Juventus, Beppe è l'antlasso per eccellenza. Rivera, Sala, qualche volta anche Mazzola, sono finiti nella sua rete, hanno dovuto lottare per uscirne fuori. E lui. partendo dal takle vittorioso, rovescia it gioco con puntate che tagliano fuori inezza squadra avversarla. Questo II Furino che tutti conoscono, e che nessuno dei suoi critici più severi ha ricordato, nel caotica dopopartita di domenica, complicato dalla solita partenza razzo del carrozzone azzurro. Beppe contro t turchi non ha avuto validi punti di partenza, nessun antagonista tanto forte da fare da rampa di lancio. E visto che c'erano già Mazzola con Capello stabilmente a centrocampo, considerato che Riva andava spesso a far mucchio al centro con Anastasi (che a sua volta svariava meno del solito, e se si spostava era solo verso destra, quando Causio rimaneva più indietro) è toccato a luì andare nei larghi spazi che erano disponibili sulla sinistra del fronte azzurro d'attacco. Non è stata una sua scelta, o una «prepotenza», è sfato un atto di generosità, un modo di ovviare ad una lacuna. Non è vero che abbia rubato spazio a Facchetti, Visio che la Turchia giocava praticamente con tre punte e Giacinto era impegnato come difensore puro su Mehmet I; non è vero che sia andato a «togliere del campo» a Riva, per il semplice fatto che non è andato a raccogliere dei land, ma si è inserito nello spazio vuoto partendo in palleggio dalla linea dì mezzo campo, su inviti ora di Capello, ora di Mazzola. Se poi Furino ha sbagliato dei cross, il discorso sconfina in quello già accennato della predispostzione a certi ruoli, della specializzazione ad oltranza. Le critiche, ad ogni modo, van¬ no al di là della personalità e delle doti del bianconero. Quello di mediano di spinta sembra essere il ruolo-crisi della squadra azzurra. Si sono bruciati in tanti in quella posizione, l'ultimo è stato Agroppi. In centrocampo ci sono molti «galli» (cambiano i cognomi, ma lo spirito è quello) ed al terzo uomo tocca fare tutto il resto. Ma Furino, benché non sia un gigante, ha le spalle larghe. Resisterà al peso delle responsabilità. Bruno Perucca

Luoghi citati: Istanbul, Turchia