Molto cauta l'amica dello slavo accusato di aver ucciso il conte

Molto cauta l'amica dello slavo accusato di aver ucciso il conte Il processo per il nobiluomo torinese assassinato Molto cauta l'amica dello slavo accusato di aver ucciso il conte Volò a Londra con l'imputato la sera del delitto - La sua testimonianza non aggrava la posizione del giovane - Il dibattimento rinviato al 29 marzo per la discussione e la sentenza l a , i o o , a a i a a 0 i e(Dal nostro inviato speciale) Venezia, 26 febbraio. La Corte d'assise ha ripreso oggi in esame il processo contro il latitante Raoul Blazic, accusato di aver ucciso il conte torinese Filippo Giordano delle Lanze, la sera del 19 luglio 1970, nell'appartamento all'ultimo piano di Ca' Dario, sul Canal Grande. Anche stamane però il presidente dottor Fletzer s'è trovato nell'impossibilità di proseguire il processo perché manca anco ra la traduzione dell'interro gatorio dell'amica di Blazic, l'americana Nancy Schaeffer. La giovane donna è stata ascoltata il 12 gennaio scorso a Portland (Oregon), sui suoi rapporti con l'imputato, sulla partenza da Venezia, con un volo per Londra, proprio la sera del delitto e sul breve soggiorno nella capitale britannica, in compagnia di Blazic, prima del ritorno negli Stati Uniti. La Corte veneziana, poi, è ancora in attesa degli originali del registro d'uno dei tre alberghi londinesi nel quale la coppia soggiornò e della « carta di sbarco »: La prossima udienza è stata pertanto fissata per il 29 marzo e per la discussione e la sentenza che, secondo le previsioni, impegneranno almeno tre giorni. Non si sa ancora la traduzione ufficiale dell'interrogatorio Schaeffer, compiuto dal giudice americano Sidney Lezak, alla presenza del magistrato italiano, ma la copia del documento, in inglese, è ormai acquisita. Sono sessantadue pagine dattiloscritte, che raccolgono una conversazione durata circa quattro ore. Nancy Schaeffer, che ha reso volontariamente e sotto giuramento le sue dichiarazioni, ha spiegato di non essere tornata in Italia, a deporre come testimone, per evitare una pubblicità indubbiamente spiacevole e per lei dannosa. La donna, lasciato il marito, visse con Blazic per alcuni mesi a Venezia e fu l'ultima persona che lo vide prima della sua scomparsa. Non ci si poteva attendere che proprio la Schaeffer assumesse, nei confronti di Blazic, un atteggiamento accusatorio. E' ima donna intelligen te, che sa pesare le parole. Si nota, ad esempio, che le sue risposte corrono lisce e fluenti quando narra della sua vita con il giovane jugoslavo (dopo essersi separata dal marito «fisicamente e non legalmente» ad Adana, in Turchia), mentre diventano esitanti e dense di incertezze quando si sfiorano argomenti più vicini al delitto. Tuttavia la donna ha ammesso alcune circostanze di notevole rilievo e comunque chiarificatrici. Rimane confermato che Nancy si recò a Londra circa due mesi prima della tragedia, in maggio, e che Raoul la raggiunse e riusci a convincerla a tornare a Venezia, rinviando la partenza definitiva per gli Stati Uniti. Il passaporto jugoslavo di Blazic era valido per l'Inghilterra, ma non serviva per l'ingresso negli Stati Uniti, dove il giovane intendeva emigrare per vivere con Nancy. Di solito ciascuno pagava per sé: la ragazza aveva un suo conto in banca e Blazic lavorava presso la boutique della sorellastra. Particolarmente interessante il racconto dell'ultimo giorno a Venezia. «Ci svegliammo tardi, alle 10 o alle 11. Mentre facevo il bagno, Raoul use), per prendere un caffè. Pranzammo nella solita trattorìa e poi tornammo nell'appartamento a fare le valigie. C'era 10 sciopero dei trasporti e così portammo i bagagli a piazzale Roma, lasciandoli in deposito. Nel pomeriggio girammo parecchio, fermandoci anche a guardare le regate. Alla fine, penso verso le 19,30, Raoul mi lasciò, nei pressi del ponte dell'Accademia. Mi disse che andava a salutare un amico 'e mi diede appuntamento per le 20,30 in piazzale Roma». Blazic arrivò verso le 20,45 trafelato e ansante. «Ricordo che aveva l'aria di chi ha veramente corso, stava sudando, aveva fretta di ritirare 11 bagaglio e di prendere un tpaQdsp taxi». Sulla macchina che li portava all'aeroporto, Raoul appariva «molto affannato». Quando Nancy gli domandò dov'era stato e perché era cosi in ritardo, il giovane le rispose di essere «molto stanco per la corsa». Preferiva «riprendere il respiro e non parlare». La testimone ha aggiunto che alle sue insistenze Raoul rimase «sconcertato e adombrato perché non voleva rispondere». Era anche molto evasivo e allora la ragazza smise di interrogarlo. Sull'aereo Raoul si addormentò. La Schaeffer ha ripetuto che, a Londra, cambiarono tre alberghi in tre giorni. La lunga deposizione della giovane americana è ricca di spunti, talvolta di sfumature, che meritano di essere vagliati e analizzati. Si è appreso, ad esempio, che Blazic «parlava molto bene inglese per uno straniero». Ma Nancy non ricorda di aver detto ai funzionari di Scotland Yard che Raoul, nel momento in cui giunse di corsa in piazzale Roma, le parve «spaventato e preoccupato». La sua testimonianza non aggrava ma non alleggerisce la posizione dell'imputato. L'eventuale responsabilità di Raoul Blazic, che si ostina a rimanere nell'ombra e nel silenzio, rimane tutta da discutere. Gino Apostolo esbd