Processo al medico di Napoli imputato di violenza carnale
Processo al medico di Napoli imputato di violenza carnale Il fatto risalirebbe al periodo maggio-novembre '69 Processo al medico di Napoli imputato di violenza carnale Due giovani hanno tentato di scagionarlo, ma sono caduti in contraddizioni (Dal nostro corrispondente) Napoli, 23 febbraio. Si è iniziato oggi in tribunale, alla seconda sezione penale, il processo contro un medico di 39 anni, Antonio Sarto, ex direttore di un ambulatorio mutualistico, imputato di ratto e corruzione di minore a scopo di libidine, violenza carnale ed altri reati della stessa natura. Durante le fasi dibattimentali più scabrose l'udienza si è svolta a porte chiuse ed è stata movimentata dalle testimonianze di due giovani, che a tre anni dai fatti si sono presentati ai giudici per « scrupolo di coscienza », e hanno tentato invano di scagionare il sanitario dalle infamanti accuse, ma alle contestazioni del rappresentante della pubblica accusa si sono smarriti e contraddetti. Al termine della deposizione sono stati arrestati per falsa testimonianza. I fatti all'origine della vicenda giudiziaria avvennero fra maggio e novembre del 1060. A quell'epoca Maria P., una ragazzina bruna con lunghe trecce, grassottella, non aveva ancora compiuto 14 anni. Due volte alla settima¬ na ella si recava presso l'ambulatorio della mutua di San Pietro a Patierno, popolare borgata alle porte di Napoli, per farsi prescrivere dal dott. Sarto le medicine per il padre, invalido a causa di un infortunio sul lavoro. Secondo l'accusa il sanitario, un giorno che i locali erano deserti, le avrebbe proposto di « farsi visitare » ed avrebbe approfittato della ingenuità della fanciulla senza incontrare resistenza sul lettino ambulatoriale. La relazione si sarebbe trascinata per circa sei mesi, finché Maria P. non rivelò gli « incontri » alla madre. Il dott. Sarto in tribunale si è difeso, respingendo ogni addebito: « E' tutta una macchinazione, sono vittima di inspiegabili calunnie », ma ha dovuto riconoscere di non aver mai subito alcun ricatto da parte dei genitori della fanciulla. « Si illudevano, ha risposto alle pressanti domande del presidente Capezza, che avrei finito per sposare la figlia ». Eduardo Lucarelli, di 20 anni, e Anna Speranza, di 18, amici d'infanzia della ragazza, hanno narrato ai giudici che Maria P. era stata un'adolescente molto licenziosa. Hanno riferito i particolari di boccaccesche scommesse con la loro amichetta, e l'hanno descritta come una bimba « viziosa e perversa ». Si sono traditi nel riferire particolari troppo circostanziati e minuziosi. « Conservo a casa una lettera, ha detto Eduardo Lucarelli, che fa arrossire, signor presidente. Maria non aveva che tredici anni quando l'ha scritta». « Bugiardo, è insorta Maria, di quale lettera parli? Sono analfabeta ». E' stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, e il rappresentante della pubblica accusa ha chiesto ed ottenuto dal presidente che i compiacenti testi fossero arrestati in aula per falsa testimonianza. Non sono finiti però al carcere di Poggioreale: la ragazza è scoppiata in lacrime ed il presidente, in considerazione del fatto che è in stato interessante e che deve accudire un altro figlioletto di un anno, ha concesso ad entrambi la libertà provvisoria. La causa è stata sospesa e rinviata al 17 aprile per la sentenza. a. 1.
Persone citate: Anna Speranza, Antonio Sarto, Eduardo Lucarelli, Maria P., Patierno, Sarto
Luoghi citati: Napoli
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