L'Enpi accertava migliaia di infrazioni ma i verbali ammuffivano nei cassetti

L'Enpi accertava migliaia di infrazioni ma i verbali ammuffivano nei cassetti A che cosa servono questi costosi organismi statali? L'Enpi accertava migliaia di infrazioni ma i verbali ammuffivano nei cassetti Due direttori accusati di omissione di atti d'ufficio: "La denuncia non spetta a noi, ma all'Ispettorato del lavoro. Da Roma ci dicevano di lasciar perdere" - Gli ispettori: "Negli stabilimenti venivamo insultati e nessuno batteva ciglio" - Risultato: troppe aziende irregolari Il novanta per cento delle aziende torinesi controllate dai 'cenici dell'Enpi (Ente nazionale prevenzione infortuni) non ò in regola con le previste norme sulla sicurezza nel lavoro. L'Enpi ha il dovere di denunciare alla magistratura i contravventori? L'attuale direttore dell'ente, Giovanni Donninelli, 45 anni, ha cominciato soltanto da alcuni mesi a segnalare ai giudici le violazioni alle norme antinfortunistiche. Il suo predecessore, Francesco Giovetti, 53 anni, non l'ha mai fatto. Per queste inadempienze il pretore dottor Palmisano li ha denunciati e i due funzionari sono comparsi ieri mattina davanti allo stesso giudice per rispondere di omissioni d'atti d'ufficio. Tre ore di dibattimento (sarà ripreso e concluso il dieci marzo) che hanno rivelato i limiti e le contraddizioni di un ente che avrebbe il compito di «promuovere, sviluppare e diffondere la prevenzione degli infortuni» ma che in realtà mostra la propria debolezza nell'astrusità ed equivocità delle norme statutarie. «Sapevo che molti imprenditori si disinteressavano dà rilievi dei nostri tecnici — ha detto a questo proposito Giovetti — ma noi, come ente, non potevamo far nulla. Lo statuto non prevede la denuncia all'autorità giudiziaria. Comprendevamo che la situazione a Torino fosse grave, ma spettava all'Ispettorato del lavoro diffidare o prendere provvedimenti contro le aziende che non intendevano mettersi in regola. Prima del settembre dell'anno scorso, la direzione generale dell'Enpi non ci aveva mai autorizzato a inviare i rapporti alla magistratura». Per questo palleggio di competenze tra Enpi e Ispettorato del lavoro, tra la direzione locale e quella centrale, migliaia d'infrazioni non sono mai state cono sciute dai giudici e i responsabili sono rimasti impuniti. Per far cessare questo scandalo, un tecni co dell'Enpi, Enrico Pastore, pre sento nell'agosto scorso, una denuncia al pretore. «In questi sei anni di attività — scrisse il Pastore nella denuncia — ho constatato che nei casi di inadempienza alla normativa antinfortunistica, nes sun tipo di rapporto viene inoltrato all'autorità giudiziaria, neanche nel casi più gravi e ripetuti». Dopo le indagini il pretore dot- tor Palmisano emise un'ordinanza, in base alla quale l'Enpi doveva trasmettere alla magistratura, tramite l'Ispettorato del lavoro, tutti i verbali «negativi» (riguardanti cioè imprese non in regola con le norme antinfortunistiche) dall'ottobre '70 fino al settembre '72. Il giudice disponeva l'invio anche dei rapporti successivi, in quanto i tecnici dell'Enpi dovevano essere considerati pubblici ufficiali. Risultato: soltanto negli ultimi quattro mesi sul tavolo del magistrato è arrivata la denuncia di circa 15 mila infrazioni rilevate in aziende di Torino, Asti e Cuneo. Prima non ne era mai arrivata una. «Mi sono deciso a informare il pretore dello scandalo — ha dichiarato ieri il Pastore — perché l'Enpi secondo me non assolveva il compito previsto. Prnna dell'ordinanza del pretore il nostro lavoro era fine a se stesso, gli imprenditori continuavano a trasgredire la legge. Spesso unzi ci insultavano e ci allontanavano dalla fabbrica. Ora i responsabili possono essere puniti». Un altro tecnico, Francesco Caporale, ha detto: «Solo pochi imprenditori si adeguavano alle nostre disposizioni. Io sono stato ussunto su segnalazione di un partito politico, non dopo un concorso. E' normale all'Enpi. Durante i controlli nelle fabbriche sono stato spesso insultato e cacciato via. I superiori non sono intervenuti per denunciare questi metodi». «E' vero — ha confermato il direttore Donninelli — cfte alcuni tecnici mi hanno informato su episodi di insulti e minacce. Ho chiesto alla direzione centrale come dovevo comportarmi. Da Roma mi hanno risposto di lasciar perdere». I due imputati sono difesi dagli avvocati Accatino e Tardi che hanno chiesto al giudice un rinvio del dibattimento. La causa riprenderà il 10 marzo. * Uno sconosciuto ha telefonato ieri mattina verso le 10 allo stabilimento Remmert di S. Maurizio Canavese: tt Tempo un quarto d'ora, fate uscire gli operai: c'è una bomba nella fabbrica n. I dipendenti, circa 200, erano riuniti in assemblea per discutere problemi sindacali. I Francesco Giovetti c Giovanni Donninelli in pretura

Luoghi citati: Asti, Cuneo, Enpi, Roma, Torino