Il "punto"y sul Gerovital di Angelo Viziano

Il "punto"y sul Gerovital Dopo la messa in commercio del farmaco Il "punto"y sul Gerovital Il perché della decisione ministeriale - Un vero farmaco contro la senescenza non esiste ancora, sarebbe stolto farsi illusioni - II preparato della romena Aslan (a base di procaina) può avere qualche utilità in particolari casi di artrosi, ma nulla di più - Sono possibili invece medicinali che contrastano alcune deficienze legate all'età Gerovital, il farmaco «per ringiovanire». In questi giorni i suoi affezionati o gli aspiranti a divenirne clienti, che da tempo dovevano sudare sette camicie per procurarselo all'estero più o meno clandestinamente, hanno trovato o perlomeno creduto di trovare una risposta affermativa autorevole ed ufficiale da un Consesso competente, all'annuncio dell'ammissione regolare al commercio di tale prodotto anche nel nostro Paese. Carte, dunque, in regola. Lo sa anche la gente comune che per ottenere un permesso simile occorrono prove serie, incontestabili, farmacologiche e cliniche, eseguite in Istituti qualificati. E per i pazienti sono i risultati provenienti dalle ricerche cliniche, comprovanti il valore terapeutico (ed i relativi limiti) del farmaco in esame ciò che soprattutto conta. Ci sono stati si in un recente passato casi sporadici di leggerezza nella compilazione di protocolli di indagini cliniche che fecero scandalo, ma furono tempestivamente individuati. Adunque, ripetiamo, carte in regola per il gerovital, e cessata l'ansia di anziani e meno anziani o di veri geronti alla cerca di quel vantato elixir di giovinezza che, come tale, da una quindicina di anni è stato sbandierato a tutti i venti dalla sua autrice dottoressa romena Aslan, oscurando i precedenti sieri di Bogomolez, di Bardach ed altri. Che l'etichetta del gerovital, per cui il suo nome è divenuto popolare, è sempre stata pubblicizzata in senso appunto di farmaco capace di procurare una magnifica longevità. Sin dal '57 Ora con tanto di codificazione ufficiale italiana! Un momento. A ben guardare le cose cambiano. La registrazione del gerovital è stata concessa non sotto l'indicazione di farmaco antivecchiaia, bensì limitatamente ad asserite indicazioni per il trattamento di artrosi. La questione, quindi, si sposta nei fatti. Bisogna, innanzitutto, ricordare che la base fondamentale del prodotto è la procaina-cloridrato, cioè una sostanza anestetica ad azione locale. Ricordiamo che ne diede notizia la Aslan nell'estate del '57 ad un congresso internazionale di gerontologia, con una sintetica comunicazione. Gli effetti di un cosiddetto ringiovanimento li avrebbe rilevati all'inizio occasionalmente — secondo sue osservazioni — proprio nel corso di tentativi di cura di artriti mediante iniezioni endoarteriose di procaina. Nel prosieguo del tempo passò di routine all'impiego di iniezioni sottocutanee. Non risulta, comunque, che nella letteratura scientifica internazionale siano comparse poi conferme sul valore antivecchiaia del prodotto. Per ciò che concerne l'attuale registrazione italiana per indicazioni antiartrosiche è naturale che da nostri Istituti sia stata prodotta una documentazione idonea, che ancora non conosciamo. Documentazione che — al pari di quanto in genere avviene per altri prodotti — dovrebbe trovare prima o poi spazio in pubblicazioni scientifiche. Ciò sarà utile, anzi necessario, per i medici che intenderanno confrontarne i risultati con altri farmaci antiartrosici già di pratico uso, ed aggiornarsi come si conviene sui limiti degli effetti collaterali incresciosi che la procaina può comportare (compreso il rischio di reazioni allergiche). Per il resto, cioè in fatto di ringiovanimento, secondo la farmacologia clinica sono da avanzare molte riserve sul fatto che un anestetico d'uso locale, quale la procaina-cloridrato, somministrato per bocca od iniezioni, possa conseguire effetti terapeutici generali. Non si può, tuttavia, negare un certo senso di benessere psicologico da « placebo » antivecchiaia, specialmente indotto dal sin qui «proibito» quanto decantato farmaco. Può anche darsi, inversamente, che con la liberalizzazione della vendita del prodotto se ne vada smorzando poi psutdècrcihvcpzdltcasbmdsccmnncsmqtsppi i progressivamente la fiducia. Vale, invece, prendere questa occasione per condurre un altro discorso sempre in tema di «farmacologia cosiddetta antivecchiaia». Se ne è parlato nel nostro ultimo congresso nazionale di gerontologia. Nessun dubbio che l'argomento abbia assai interesse per l'anziano che ha già sufficienti rughe in volto, qualche scroscio articolare, vista meno acuta, il passo meno svelto, stanchezza più facile per non nascondersi di essere sulla via della senescenza. Più ancora il tema sollecita l'attenzione di chi, ormai geronte, soffre di acciacchi veramente senili, e si domanda se sia disponibile per cura di ringiovanimento qualcosa di meglio della procaina dell'Aslan. Né si può pensare che minor curiosità in merito, nella cerca di cure di « mantenimento » di uno stato giovanile ancora presente, abbiano molte donne durante un certo trapasso di età, insomma nell'ambito del climaterio. Più ragionevole è questa aspirazione (del mantenimento) in quanto è giusto e sotto diversi aspetti possibile perseguire lo scopo di ritardare o migliorare il fenomeno biologico generale della senescenza. Mentre il ringiovanimento è altra cosa. La critica da parte degli esperti si è ovviamente e severamente riversata su ogni sedicente elixir di giovinezza. Del resto, a rigore di terminologia, non si può neppure definire farmaco antivecchiaia un prodotto solo per la sua eventuale capacità di ridurre il multiforme corteo di disturbi che accompagna la senescenza qualora non incida sulle cause prime (fattori ancora nell'ombra) che determinano l'invecchiamento e ne condizionano il divenire. Si resta anche in tal caso nell'ambito dei rimedi sintomatici: Eugerontici Con un termine di nuovo conio si potrebbero al più chiamare farmaci eugerontici (di benessere per il geronte), posto che, riuscendo a contrastare, ripetiamo, o restaurare alcune deficienze di particolari funzioni ritenute legate all'invecchiamento, riconducono quella che si può chiamare « vecchiaiamalattia » 1 ( invecchiamento precoce, disarmonico o più invalidante di quanto lascerebbero presumere le caratteristiche razziali e familia¬ tnnd ri del singolo individuo senescente) nei normali confini della « vecchiaia-fenomeno fisiologico ». Vista sotto questo aspetto la terapia farmacologica eugerontica non può essere una per tutti, ma diversa caso per caso: ad esempio, nelle donne anziane con osteoporosi-malattia può essere farmacoterapia eugerontica il trattamento con ormoni estrogeni o con preparati estro-progestinici; negli anziani con insufficienze cerebro-vascolari è tale il trattamento con diidroergotamina e così via. Ciò è indubbiamente già gran cosa, cui i medici possono attingere per migliorare in sostanza l'andamento della vecchiaia ed evitare, d'altronde, che essa si affacci precocemente e infine per prevenire quegli accidenti in vecchiaia possibili in ciascuno secondo le proprie predisposizioni. Ma se, a quanto è stato affermato nel convegno, allo stato attuale delle cose (fatti t non fantasie) non si conosce alcun farmaco o alcuna associazione di farmaci che consentano di far regredire o fermare la vecchiaia già in atto, ci sono almeno incoraggianti previsioni per un prossimo futuro? Le ricerche Prospettive precise già esistono — secondo il relatore farmacologico del congresso — per una terapia globale attraverso trattamenti chimici dei processi di invecchiamento, la quale tenda fondamentalmente ad aumentare la durata della vita media in condizioni accettabili. Il problema è stato recentemente studiato nell'Istituto di ricerche M. Negri, di Milano, soprattutto in due direzioni: da un lato facendo ipotesi e tenendo conto delle varie teorie che man mano sorgono per spiegare i processi di invecchiamento; d'altro lato cercando di antagonizzarne le cause attraverso adeguati trattamenti. E' una ricerca per ora sperimentale a lunga scadenza su animali. Comprende, ad esempio, la possibilità di diminuire l'accumulo di prodotti non fisiologici in organi quali il cuore e il cervello, la possibilità di intervenire nelle complesse modificazioni che subisce il collagene in rapporto all'età, l'opportunità di stimolare nel soggetto vecchio la ridotta capacità di risposta'immunitaria verso nuovi antigeni, la prospettiva di migliorare la diminuzione di memoria caratteristica dei soggetti anziani. Purtroppo mentre alcuni risultati positivi della ricerca già lasciano sperare nella soluzione del complesso problema, la soluzione completa non è prevedibile che tra due o tre decine di anni. Frattanto è da tenere presente, come il congresso ha ribadito, che il farmaco rappresenta soltanto uno dei componenti, seppure il più importante, nella terapia dell'invecchiamento, che investe questioni ben più ampie riguardanti condizioni psicologiche, ambientali e sociali. Angelo Viziano

Persone citate: Bardach, Negri

Luoghi citati: Milano