Assolti dal Tribunale rischiano pene da sedici mesi a tre anni in appello

Assolti dal Tribunale rischiano pene da sedici mesi a tre anni in appello Assolti dal Tribunale rischiano pene da sedici mesi a tre anni in appello Queste le richieste dell'accusa al processo di secondo grado contro i 18 imputati per i blocchi stradali e ferroviari del '71 in Val di Susa - Venerdì la sentenza Il sostituto procuratore generale della Repubblica, dott. Riccardi, nel processo d'appello per i blocchi stradali e ferroviari della Valle Susa, ha proposto condanne da 1 anno e 4 mesi a 3 anni per i 18 imputati che, in primo grado, erano stati tutti assolti. Al termine della requisitoria hanno preso la parola i primi difensori, aw. Forchino, Spagnoli, Zancan, Magnani Noya e Costanzo. Venerdì mattina parleranno gli avv. Guidetti Serra e Negro, quindi la corte (pres. Burzio, rei. Rocca, cane. Tedesco) pronuncerà la sentenza. Le richieste: Enzo De Bernardi e Bruno Alpe, 3 anni; Aldo Valetli e Antonio Carta, 2 anni; Donato Agretto, 2 anni e 8 mesi; Pierluigi Richetto, 1 anno e 8 mesi; Piero Calorio, Giordano Michelizza. Giovanni Miletlo, Leo Fonzo, Tommaso Usai, Renato Bressan, Paolo Usai, Vittorio Usai, Vittorio La Porta, Amerio Cinato, Aldo Pilloni e Giuseppe Darò, 1 anno e 4 mesi. Nel clima degli scioperi generali del '71, in Valle Susa, per protestare contro la chiusura di aziende e la conseguente crisi economica, i sindacati e i Consigli di valle organizzarono delle manifestazioni che culminarono, in febbraio, col blocco della statale del Moncenisio e, in aprile, col blocco della linea ferroviaria Torino-Modane, nei pressi di Sant'Antonino. Oggetto della protesta: la chiusura del Cotonificio « Eti » e la crisi della Magnadyne. Diciotto persone, tra cui operai, studenti e amministratori della Valle, furono rinviate a giudizio e processate il 22 maggio '72 dal tribunale che le mandò tutte assolte con varie formule. Ieri mattina il dott. Riccardi ha chiesto il rinnovamento parziale del dibattimento, sostenendo che la corte doveva ascoltare ancora i sottufficiali dei carabinieri intervenuti nei due blocchi. In quell'occasione furono scattate numerose fotografie ma il tribunale, con un'ordinanza, decise di non tenerne conto perché il maresciallo dei carabinieri che le aveva fatte fare, in udienza non volle dire il nome dell'operatore, che riteneva un confidente. Secondo il p. g. il tribunale, nel respingere le fotografìe, sbagliò, in quanto chi scattò le immagini non poteva essere considerato un confidente. Contro l'acquisizione delle foto si è levato però l'avv. Zancan, il quale ha fatto presente che il pubblico ministero, nell'impugnare la sentenza di assoluzione, si era dimenticato di impugnare l'ordinanza.

Luoghi citati: Moncenisio, Sant'antonino, Torino