Le bombe a Brescia: due degli imputati sono riconosciuti dalle guardie notturne di Giuliano Marchesini

Le bombe a Brescia: due degli imputati sono riconosciuti dalle guardie notturne Burrascosa udienza al processo contro i fascisti Le bombe a Brescia: due degli imputati sono riconosciuti dalle guardie notturne I metronotte erano di servizio nella zona quando l'esplosione devastò la sede della federazione socialista Ricostruiti i momenti che precedettero e seguirono l'attentato - Sabato, il tribunale compirà un sopralluogo (Dal nostro invialo speciale) Brescia, 14 febbraio. Due metronotte, principali testimoni d'accusa, sono i protagonisti di questa udienza al processo contro il manipolo di estremisti di destra per l'attentato alla sede socialista di Brescia. I vigili notturni ricostruiscono davanti ai giudici la convulsa sequenza, e le loro deposizioni provocano scambi di battute fra i difensori, il pubblico ministero c i rappresentanti di parte civile. Angelo Morandini, la notte del 3 febbraio scorso, era in servizio nella zona di Porta Venezia: «Giunsi davanti alla sede della Federazione socialista — racconta — e notai un'aulo con le portiere socchiuse. Mi c i misi in sospetto, poteva trattarsi di una macchina rubata. Per prima cosa, dunque, mi annotai il numero dì targa. Mi accingevo ad entrare nello stabile per il controllo, e in quel momento vidi sci individui uscire dall'atrio, percorrere il tratto lungo la rete metallica. Si dileguarono in pochi istanti. Uno di loro balzò sulla vettura, ma non so se sarei in grado di riconoscerlo: e piuttosto snello, statura media, vestito dì scuro». Il metronotte aggiunge che la macchina parti di scatto, fece un giro attorno a un pa lazzo e ripassò velocissima lungo lo stesso tratto di strada: «Ma questa volta, ce n'erano altri due a bordo». Sul marciapiede era rimasto un apparecchio duplicatore, sottratto nei locali della Federazione socialista: qualcuno dei j fuggiaschi l'aveva «mollato» alla vista della guardia notturna. «Stavo per raccoglierlo i j — dice Angelo Morandini — i i quando lo scoppio mi fece l I sobbalzare». Presidente: «Dove si trova-, va esattamente, lei, nel mo- ] | mento in cui vide quei sei in-1 ; dividiti?». Teste: «Stavo camminando] all'esterno della rete di recin-1 zi oh e ». «E a quale distanza era il gruppo?». «A una quindicina di metri». Il vigile è invitato a mettersi di fronte agli imputati, nell'eventualità che sia in grado di riconoscerne qualcuno. Passa lentamente in rassegna i sei, si ferma davanti al ventottenne Franco Frutti, e, dopo qualche istante, conclude: «Direi che questo qui e l'uomo che sali sull'auto». Il fascista s'accende in viso: «Io? Ma che storie sono queste? Non so nemmeno guidare». Il presidente chiede al testimone se può dirsi certo dell'identificazione. «Proprio sicuro non posso essere — risponde la guardia — è una mìa impressione ». A questo punto divampa la polemica tra avvocati e pubblico ministero. La difesa compie un tentativo di demolire l'attendibilità dell'intera deposizione di Angelo Morandini, attribuendogli frequenti «alzate di gomito». Ma l'intervento è subito bloccato dal presidente. Passata la burrasca, è chiamato a testimoniare l'altro metronotte, Luciano Gusmeroli: «Verso le 3 ero di sorveglianza in via Comboni. Vidi una macchina fermarsi: era una 600che proveniva da viale Venezia. Scesero due individui. Mi voltarono subito le spalle, allora mi avvicinai e chiesi loro di mostrarmi i dodi menti». Presidente: «A quale distanza si trovava dall'auto?». «Sei o sette metri». «E quei due, che cosa fecero? ». «Uno scappò, l'altro lo afferrai per un braccio e gli puntai la pistola. Si.agitava, ripeteva infuriato: "Cosa vuole da me? Mi lasci stare". Io gli dissi: "0 vieni con me c stai calmo, oppure ti trascino via". In quel momento arrivò una pattuglia della Volante». II giovane bloccato dalla guardia notturna era Adalberto Fadini, appartenente all'«Avanguardia nazionale». L'imputato balza in piedi ed esclama: «Ma cosa va raccontando questo signore, della pistola puntala c del resto? Non é vero niente». Luciano Gusmeroli lascia passare indifferente la sfuriata, poi con; elude la sua deposizione. Presidente: «Lei udi l'espio\ sione?». «Si, sentii uno scoppio, ma | non mi resi conto subito di I ciò che era accaduto. Credetti | che il boato fosse stato prò- j vocato da uno di quegli acrei supersonici». Sabato i giudici si recheranno alla sede della federazione socialista bresciana, per un sopralluogo. Giuliano Marchesini j i i l , ] 1 ] 1 Brescia. Uno degli imputat

Persone citate: Adalberto Fadini, Angelo Morandini, Franco Frutti, Luciano Gusmeroli

Luoghi citati: Brescia, Venezia