La tradizione di Courmayeur di Gigi Mattana

La tradizione di Courmayeur La tradizione di Courmayeur Aumentano i turisti - Il successo dovuto fra l'altro al clima mite e ad una superstrada che consente il transito quasi sempre senza catene - Tariffe convenienti per le "settimane bianche" (Dal nostro inviato speciale) Courmayeur, febbraio. Un clima mite, senza vento, una quota (1200 metri) sopportabile anche per vecchi e bambini, una superstrada che consente il transito quasi sempre senza catene: basterebbe questo a decretare il successo di Courmayeur, uno dei centri turistici italiani più ricchi di tradizioni, dove già cent'anni la salivano gli alpinisti per panire alla scoperta del meraviglioso mondo del Monte Bianco. v « Courmayeur, negli ultimi anni Ita avuto uno sviluppo enonne — dicono all'Azienda di soggiorno — specie nella stagione inventale, ma ha saputo conservare quelle caratteristiche che la facevano già apprezzare ai villeggianti della " belle epoque ". Malgrado, tra alberghi e condomini, oggi possa conlare su circa 15 mila posti letto, ha conservato le prerogative di un centro familiare ad ulto livello, dove difetta un po' la vita mondana, ma in com¬ penso la quiete e ancora una bella realtà »: Una clientela tradizionale dunque, che per la maggior parte proviene da Milano, Genova e Torino, anche se il più delle volte romani e meridionali scelgono proprio Courmayeur per imparare a conoscere le Alpi. « Anche l'affluenza di turisti stranieri sta aumentando ogni anno — dicono in paese —. abbiamo arrivi di forti gruppi tedeschi e americani, oltre naturalmente ai francesi ». Gli alberghi, quasi una cinquantina, praticano le « settiinane bianche » a tariffe abbastanza convenienti (dalle 46 mila lire, 4" categoria in bassa stagione, lino alle 88 mila in 1' categoria nei mesi più affollati); mancano, secondo quanto dicono gli operatori turistici, alcuni locali di ritrovo, ma Courmayeur ha senz'altro il primo posto fra i centri invernali per il numero e la qualità dei ristoranti. Andare a pranzo alla « Maison de Filippo » ad Entrèves diventa quasi una fatica, tanta è la ricchezza del menù: una sfilata interminabile di antipasti, risotti allo champagne o spaghetti che neppure a Napoli preparano, carni, pesci, dolci valdostani. ' E basta guardare i « libri d'oro » del locale per scoprire che i clienti non sono attratti soltanto dalla bellezza del locale (un vecchio « rascard » rifatto lutto con pezzi autentici), ma veramente « presi per la gola »: i ministri Rumor e Preti, il senatore Saragat, Tognazzi (celebre buongustaio), lo scultore Maslroianni, lean-C*laiide Killy sono alcuni dei tanti nomi che hanno apprezzato il ristorante. « Muti abbiamo piatti fissi — di- 1 o a . , e i r e ce il giovane proprietario Leo Garin, figlio di quel Filippo che ha dato nome alla Maison —. coni periamo quello che hanno i contadini, a seconda delle stagioni, f surgelati da noi sono sconosciuti». E quando viene il momento di pagare il conto, ultima sorpresa: intorno alle tremila lire per una « mangiala » che invila al riposo e alla meditazione prima di essere smaltita. Dopo anni di « glorie estive » Courmayeur ora è ai primissimi posli fra le stazioni di sport invernali: sette funivie, tre cabinovie, quattro seggiovie e 11 skilifts con una portata complessiva di 15 mila persone l'ora hanno pollato la cittadina ai piedi del Bianco al secondo posto dopo Cortina d'Ampezzo. La zona sciistica più nota e più « vecchia » è quella dello Chccrouit: le pisle nella zona del Colle sono tulle poco impegnative, molto larghe, ma purtroppo anche molto balline: vai le quindi la pena di salire con a | aitri due tronchi di funivia lino ai 2750 metri della Cresta d'Arp: qui si è lontani dal mondo, dalla marea degli altri sciatori e comincia una pista che in 9 chilometri porta fino a Dolomiesulle rive della Dora di fronte a Courmayeur; il percorso non è impegnativo, ma bisogna avere almeno una buona resistenza perché, correndo in una zona completamente vergine, non lo si può lasciare a metà, ma bisogna arrivare in l'ondo. Anche le funivie del Monte Bianco sono note agli sciatori, non tanto per le belle e difficili discese del Pavillon e del Thouia, quanto per la traversata della Vallee Bianche fino a Chamonix: sono 18 chilometri di meraviglie, immersi nella più grande moniagna delle Alpi. L'ultimo « colpo » al decollo sciistico di Courmayeur lo hanno dato, soltanto due anni la, i nuovi impianti della, Val Veny. La funivia più potente d'Europa, un vero « tram delle nevi » sale verticale lin sotto la vetta dello Chetif e di qui si apre un mondo nuovo: lrc seggiovie biposto e quattro skililis scendono verso la ValVeny che. chiusa d'inverno al-le auto, offre agli sciatori un panorama di tranquillità, di «ultimo paradiso» al cospetto del ghiacciaio della Brcnva. Gigi Mattana

Persone citate: Leo Garin, Preti, Rumor, Saragat, Tognazzi