Uruguay: dimissioni del governo dopo una ribellione dei militari

Uruguay: dimissioni del governo dopo una ribellione dei militari Uruguay: dimissioni del governo dopo una ribellione dei militari I comandanti dell'esercito e dell'aviazione volevano la destituzione del ministro della Difesa - La marina e i sindacati fedeli al presidente Bordaberry - Le dimissioni di tutti gli undici ministri hanno risolto, per ora, una critica situazione Montevideo. 9 febbraio. Gli undici ministri del governo del presidente Juan Bordaberry hanno rassegnato stamani le dimissioni, mentre i comandanti dell'esercito e dell'aviazione sembra abbiano deciso di recedere dal proposito di compiere un colpo di Stato. Sarebbe stato il primo in questo secolo e avrebbe infranto una tradizione uruguaiana ormai consolidata, che vuole i militari estranei alla politica. La notte scorsa il paese ha vissuto ore di estrema tensione, la possibilità di un colpo di Stato si è delineata concretamente, dopo che il presidente Bordaberry aveva recisamente respinto la richiesta dei comandanti delle due armi di destituire il ministro della Difesa, generale Antonio Francese. Questo ultimatum veniva motivato dai militari con la tesi che la permanenza di Francese alla testa del dicastero della Difesa avrebbe finito per trasformare le forze armate in uno strumento «di interessi politici ed economici». Secondo i capi dell'esercito e dell'aviazione, la presenza del generale Francese nel governo come ministro della Difesa ha consolidato la «sovversione» (presumibilmente si allude ai tupamarosi. Due ore dopo la trasmissione di questo ultimatum, il presidente Bordaberry parlava alla radio per informare il paese di quanto stava accadendo e, respinta la richiesta di allontanare Francese, rivolgeva un appello «a tutti ì cittadini per la difesa delle istituzioni». La marina si era rifiutata di aderire all'azione ribelle dei comandanti delle due altre armi. In un comunicato diramato in nottata, la marina ribadiva il suo pieno ap- poggio al presidente Bordaberry, dando luogo ad una frattura in seno alle forze armate del paese suscettibile di gravi sviluppi. Nel comunicato la marma faceva sapere al popolo la sua ferma decisione di difendere le istituzioni «fino alle ultime conseguenze». Unità della flotta ormeggiate nel porto prendevano il largo, mentre i fucilieri di marina occupavano nelle prime ore di oggi la città ' vecchia di Montevideo, comprendente tutta la zona portuale e limitrofa al palazzo presidenziale. Di fronte alla gravità della crisi, il presidente decideva ,di restare nel palazzo presidenziale. Si trovavano con lui una diecina di persone comprendenti ministri, consiglieri e amici. Vi erano anche la vecchia madre del presidente e due suoi figli. Un'altra presa di posizione si aveva durante la notte da parte della confederazione del lavoro. L'organizzazione sindacale avvertiva che avrebbe proclamato uno sciopero generale «per paralizzare la vita del paese» nel caso che esercito e aviazione avessero davvero tentato il colpo di Stato. L'uscita da una situazione che sembrava scivolare inesorabilmente verso l'orlo di un precipizio si è avuta all'alba con la decisione dei ministri di dimettersi dalla carica. Con queste undici dimissioni il presidente poteva uscire dalla crisi «salvando la faccia», e negoziare un compromesso con i rappresentanti dell'esercito e dell'aviazione. L'effetto distensivo dell'annuncio si notava subito nelle strade della capitale, dove stamani non si vedevano più pattuglie militari. Ciò nondimeno il comando della marina rendeva noto che le navi da guerra restavano in stato di allarme «per difendere il governo». I reparti dell'aviazione e dell'esercito venivano consegnati in caserma, per tenersi pronti ad ogni eventualità. La crisi scoppiata stanotte ha rappresentato il culmine di una tensione che andava acuendosi da alcuni mesi con i generali dell'esercito che chiedevano maggiori poteri per combattere, dicevano, la «cor¬ ruzione» di esponenti politici e del Congresso. Nonostante la schiarita avutasi nelle ultime ore, la situazione nel paese, stretto fra le morse di una crisi economica piuttosto grave e di un malessere politico assai diffuso, resta ancora seria. (Ap)

Persone citate: Antonio Francese, Francese

Luoghi citati: Montevideo, Uruguay