Il mercato degli ostaggi di Andrea Barbato

Il mercato degli ostaggi Il mercato degli ostaggi ricani" e"Vudvìetnamiti prò- (Dal nostro inviato speciale) Saigon, 9 febbraio. Le dure trattative sullo scambio dei prigionieri, e il fallimento nella ricerca di un accordo fino a questo momento, non sono soltanto uno dei problemi lasciati in eredità ai negoziatori dalla guerra: ma sono anche lo specchio di un grande dramma sociale che sconvolge il Vietnam del Sud: ne altera la geografia umana, ed è destinato a pesare profondamente sul suo futuro politico. Non si tratta di uno scambio di soldati in divisa, o almeno non di questo soltanto. Le masse degli internati e dei detenuti formano una moltitudine di ostaggi attraverso la quale le due parti intendono accrescere la loro penetrazione politica; le emigrazioni di massa, gli spostamenti forzati, il divieto di ritorno ai luoghi d'origine, sono per il governo di Saigon una strada per contrastare l'influsso del Fronte nazionale di liberazione nel Sud. I vietnamiti sradicati dalla terra si schierano più facilmente con le file governative. Cifre crudeli E' cominciata una crudele guerra delle cifre. Ciascuna delle parti si dichiara delusa dalle liste fornite dall'altra parte, che trova incomplete. Non solo, ma anche il prezzo dello scambio è conteso: si è saputo oggi che mentre ame- pongono di restituire dieci prigionieri contro uno dei lo r0i ì nordvietnamiti e i viet cong sono fermi sulla cifra di quindici contro uno. Si di SCute anche sulle località do ve la consegna dovrà avveni| re, sulle garanzie, sugli osser i vatori che dovranno essere presenti. Ma i problemi di fondo sono altri, e destinati a durare anche quando l'ultimo G. I. americano sarà uscito dal campo d'internamento. Prima di tutto, nessuno sa quanti siano esattamente i prigionieri, anche perché lo stato giuridico di ciascuno è affidato alla discrezionalità di chi li tiene detenuti. I sudvietnamiti hanno ricevuto una lista di 4000 nomi di uomini che sarebbero in mano avversaria, ma proclamano per bocca dello stesso Thieu che dovrebbero essere almeno die ci volte di più. Gli americani sono insoddisfatti dei 99 mi- ! litari e dei 27 civili che i viet-1 cong dicono di avere nelle lo-1 ro mani. Ma anche il Fronte ' proclama che le cifre di Sai- gon sono largamente incom- plete: il governo del Sud dice di avere solo 26.000 prigionie- \ ri, mentre il numero sembra j essere ben più alto. Almeno | 54.000 prigionieri politici e , militari sono rinchiusi nelle I 47 prigioni del governo di j Thieu. Ma poi ci sono i cam-1 pi d'internamento provinciali, j te isole inaccessibili, i campi j segreti. Il totale, secondo al- ! cuni, è di oltre duecentomila. II . | |Legge marziale |Ma qui sorge un'altra controversia, sulla natura della prigionia. Il governo di Saigon nega di avere frettolosamente cambiato lo stato di molti detenuti da prigionieri politici o militari in criminali comuni, ma la legge marziale rende molto facile questa trasformazione. Dunque, Saigon dichiara solo gli uomini che si trovano in cinque campi militari, di cui il più importante è quello nell'isola di Phu Quoc, nel Golfo di Thailandia. In questi cinque stalag, accanto ai 26 mila vietcong, ci sarebbero quasi 10.000 nordvietnamiti. Ma il grosso dei prigionieri politici rimane fuori da questa lista, così come le masse dei profughi e degli internati. Il governo di Saigon non ne ha escluso la liberazione, ma solo per quelli che abbiano accettato di entrare per un certo periodo nei campi di rieducazione, i cosiddetti centri « braccia aperte ». Coloro che accetteranno questo purgatorio ideologico, e che alla fine firmeranno una dichiarazione di lealtà al governo Thieu potranno essere ri-lasciati. In pratica, si trattadi impedire ai profughi dellezone Turali di tornare a casae di cadere sotto l'influenzapolitica dei vietcong. C'è poi un ultimo aspettoche complica le trattative! gliamericani non controllanonessun campo di prigionia, da ! tempo hanno consegnato la 1 sorveglianza e la responsabi1 lità ai sudvietnamiti. Se que ' sto li ha tenuti in parte al riparo dalle accuse di maltrat tamenti che hanno più volte colpito il governo di Saigon \ (e basta ricordare le « gabbie j di tigre »), oggi li priva di | una importante pedina di , scambio. Essi devono chiede I re ai sudvietnamiti di conse j gnare i loro prigionieri in 1 cambio degli americani, e qui j si scontrano con la reticen j za di Saigon a rilasciare uo ! mini non rieducati ideologi I camente. Infine, Hanoi è sta | ta finora avara nella riconse- | gna, perché i prigionieri ame- rìcani sono la sua più forte arma di trattativa: tra poche ore, con l'arrivo di Kissinger nella capitale del Nord, sapremo se il contatto fra americani e nordvietnamiti sarà più facile di quello fra le due parti contendenti nel Sud. Le ultime ore Nelle ultime ore sembra che si siano fatti progressi notevoli nelle questioni che stanno più a cuore ai nordvietnamiti, e cioè l'esatto calendario della partenza e della destinazione di ogni unità militare americana nel Sud, e la sorte delle basi militari e dell'immenso arsenale bellico che ancora contengono. Ma quando questa guerra dei numeri sarà chiarita, resterà oscura la sorte di migliaia e migliaia di persone. Qui nel Sud governativo, le ispezioni degli organismi internazionali sono state superficiali. Nelle zone vietcong, secondo Saigon, ci sono soldati catturati ma anche detenuti politici che non hanno accettaI to di allinearsi con il Fronte. I II contrasto è destinato a du- r i i o e -1 rare j a' T ,. . e i La discussione sul progioa, jmeri ha assorbito quasi tatea | ramente i negoziati fra le quattro parti militari e le dl- o j scussioni ali interno della i I commissione di controllo, doo j ve sono emersi contrasti, a I Andrea Barbato

Persone citate: Kissinger, Thieu