Opinioni nell'Urss di Paolo Garimberti

Opinioni nell'Urss ANALISI Opinioni nell'Urss (A Mosca, tavola rotonda con 120 giornalisti sovietici e occidentali, sui problemi dell'informazione e distensione nell'Europa) Mosca, 9 febbraio. Centoventi giornalisti sovietici e stranieri hanno discusso per due giorni «il ruolo che ì mezzi di informazione di massa possono svolgere per la distensione europea e nell'applicazione dei principi della sicurezza e della cooperazione». La «tavola rotonda» si è svolta nella «Casa dell'amicizia» (una villa barocca, che un industriale bizzarro si fece costruire, alla fine del diciannovesimo secolo, dall'architetto Mazyrin nell'attuale Prospekt Kalinina) e, come si direbbe nel lessico della stampa sovietica, ha avuto «un carattere molto franco e sincero». Lo scontro d'opinioni tra i giornalisti del mondo sovietico e quelli occidentali ha dato la misura di quanto è grande la differenza tra Ovest e Est sul modo di intendere la libertà d'opinione e di informazione, e quanto sarà difficile trovare un'intesa in questo campo. Il tema della libertà d'informazione è intimamente connesso con uno dei punti fondamentali del programma della conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa, la cui fase preliminare è in corso ad Helsinki. L'avviso dei Paesi occidentali è che non può esservi una reale cooperazione in Europa, aldilà dei blocchi, senza un libero scambio di uomini e di idee. Teoricamente, l'Unione Sovietica e i Paesi socialisti sono d'accordo; di fatto, pongono alla libera circolazione di uomini e di idee una serie di limitazioni sostanziali: sono i governi che, nel mondo socialista europeo, decidono quali cittadini possono andare all'estero, quali stranieri ospitare, quali notizie possono essere pubblicate dai giornali e quali giornali stranieri possono circolare nei loro Paesi. Di questa concezione «dirigista» della libertà d'opinione e di movimento si è fatto paladino Jurij Zhukov, uno dei più autorevoli commentatori della Pravda. Secondo Zhukov, la richiesta di una libera circolazione di uomini e di idee, avanzata dai Paesi occidentali, sottintende in realtà una pretesa di «disarmo ideologico» dei Paesi socialisti di fronte all'offensiva dell'ideologia borghese. «E' una grossa interferenza negli affari interni dei Paesi socialisti, perché chiedere la libera circolazione dì genti e di idee diverse attraverso la frontiera ideologica significa creare le condizioni per 7-istabilire facilmente i regimi borghesi nei Paesi socialisti». I giornalisti occidentali hanno espresso il loro dissenso rispetto ad una concezione che attribuisce allo Stato il potere di decidere che cosa i cittadini possono leggere e quali cittadini possono viaggiare liberamente oltre i confini del proprio Paese. Alain Jacob, corrispondente di Le Monde, ha toccato il fulcro del problema quando ha sollevato la questione della diffusione dei giornali nei Paesi socialisti e in Occidente. Dopo aver respinto l'affermazione di un giornalista sovietico, secondo il quale la Pravda non è liberamente venduta nelle edicole francesi o italiane, Jacob ha osservato che, piuttosto, è impossibile trovare nelle edicole sovietiche i giornali occidentali. Contrariamente a quanto pensano i loro colleghi sovietici e socialisti in genere (tutti allineati, con maggiore o minore flessibilità, sulle tesi di Zhukov), i giornalisti occidentali ritengono che si possa parlare realmente di uno scambio di uomini" e di idee soltanto se esso non tocca gli specialisti, ma l'uomo della strada. Si tratta di un punto chiave, perché non può esistere una Ubera circolazione di idee senza una libera circolazione dei tradizionali vettori delle idee, cioè dei mezzi di informazione. La reazione dei sovietici a queste osservazioni e proposte non è stata positiva. L'obiezione di fondo, espressa da Michàilov, delle Izvestija, è che i giornali occidentali si fanno spesso sostenitori di idee e opinioni ((non costruttive», che possono ostacolare, anziché favorire, la distensione in Europa. Ma — come ha replicato Heinz Lathe, della Germania Occidentale — questo è proprio uno dei cardini sui quali poggia la libertà d'opinione in Europa: i giornali (e i giornalisti) non sono, come nell'Unione Sovietica, i portavoce della propaganda ufficiale, bensì l'espressione di differenti correnti dell'opinione pubblica, spesso in conflitto tra loro. E proprio questa conflittualità è il motore della libera circolazione di idee, che esiste nei Paesi dell'Occidente europeo. Paolo Garimberti

Persone citate: Alain Jacob, Heinz Lathe, Jurij Zhukov, Zhukov