Simenon, autore in pensione ha cercato rifugio in clinica di Franco Mimmi

Simenon, autore in pensione ha cercato rifugio in clinica Ha 70 anni, è malato, non vuol più scrivere Simenon, autore in pensione ha cercato rifugio in clinica Ma si ignora in quale località si sia ritirato l'inventore dei commissario Maigret - Le case di cura a Losanna negano di averlo tra i pazienti, la sua villa di Epalinges è chiusa - I vicini dicono: "Poche parole, pipa in bocca, cordiale, molto simpatico" (Dal nostro inviato speciale) Epalinges, 8 febbraio. Tanti anni fa, quando Gide, ammirato, gli chiese come riuscisse a scrivere tanto, Georges Simenon gli rispose: «E' molto semplice: ho comprato una macchina da scrivere». Con altrettanta semplicità, due giorni orsono Simenon ha annunciato la sua decisione di «chiudere la macchina da scrivere» e andarsene in pensione. L'hanno convinto la salute non buona e i 70 anni che giungeranno mercoledì prossimo. Il fiume «giallo» uscito in tutti questi anni dalla mente di Simenon si è dunque interrotto, ma un ultimo problema poliziesco il creatore del commissario Maigret ha voluto proporlo: dov'è Simenon? Si sa che si è fatto ricoverare in una clinica di Losanna, ma tutte le segreterie hanno negato di annoverare tra i propri clienti l'illustre paziente, e nella villa a Epalinges, ad una decina di chilometri da Losanna, regna il silenzio più assoluto: nessuno risponde al telefono, nessuno apre la porta. Le im- \ pronte sulla neve non spalata dalla casa alla dépendance, alla piscina, sono state evidentemente lasciate da un altro «investigatore» sfortunato. D'altra parte, gli abitanti della cittadina sono concordi nel dire che monsieur Simenon da queste parti non si vede da qualche mese. Un sipario di silenzio (e non deve essere stato difficile, per Simenon, calarlo: non è maestro di trame misteriose?) difende il desiderio di intimità dello scrittore. D'altra parte, egli ha sempre evitato le riunioni mondane, ha declinato, anni fa, la possibilità di vedersi assegnare il premio Nobel, ha sempre sostenuto che dalla parte del giusto sono gli scrittori americani, che vivono ognuno per conto proprio, mentre gli europei non fanno che chiacchierare del romanzo che intendono scrivere e che non scriveranno mai (compagnia poco appropriata per un uomo paragonato, per la prolificità della sua opera, a Balzac). Evidentemente egli ritiene che tanto meno ora sia tempo di interviste e di chiacchiere, ora che ha deciso di chiudere anche il colloquiò che la sua penna, da tanti anni manteneva col mondo. C'è solo la possibilità di scoprire, tra le poche case della tranquilla Epalinges, qualche tratto non rilevato dal profilo ufficiale di Simenon, e ne nasce una piccola delusione: non è birra, come sempre faceva il commissario Maigret, che Simenon andava a bere nel piccolo locale sulla strada che porta al campo del golf: lo scrittore entrava, salutava e chiedeva una coca cola. Un'abitudine rimasta dagli anni trascorsi negli Stati Uniti? Il parere del gestore è diverso: «Simenon ha una grande paura, che naturalmente cresce con gli anni. E' per questo che preferisce la coca cola ad una bevanda pur vioderatamente alcoolica come la birra. E' per questo che la sua casa — lui stesso lia curato ogni particolare, la stecconata che racchiude la proprietà, le finestre tutte uguali, gli infissi d'alluminio anodizzato, i muri bianchissimì — assomiglia tanto ad una clinica». «In uno dei rari momenti in cui il dialogo andava oltre il buongiorno e il buona-sera — racconta la moglie delgestore — Simenon spiegòche quell'edificio tanto simile ad una casa di cura lo faceva sentire più tranquillo, sicu-ro». «Non solo per me, dice-va, ma anche per ì miei figli: sono quattro, è fatale che l'urlo o l'altro, a turno, stia pocobene». Adesso se ne è andatoin una clinica vera. Forse la paura è aumentata, forse i muri bianchi, asettici della sua villa non bastavano più a dargli sicurezza. Ma era proprio silenziosoSimenon? BuonViol•n77m^onasera e basta? «Proprio cosi — dice una sua vicina, la signora Beatrice Ramel — ma non bisogna credere per questo che fosse scortese: cordialissimo, anzi, e simpatico anche senza parlare, con quesuo eterno impermeabile, le mani intrecciate dietro la schiena, la pipa in bocca». Almeno in questo, se non nella bevanda preferita, rispunta Maigret, il commissario che conosce tutti i misteri e malviventi di Parigi, ma conserva una carica umana che gli consentì di reggere il passo del tecnologico James Bond e di sopravvivergli«Largo e pesante, le mani nelle tasche, la pipa all'angolo della bocca. Era un gigante massiccio, dal collo tozzoNon somigliava ai poliziottresi popolari dalle caricatureNon portava baffi né grosse scarpe: e i suoi vestiti erano di stoffa e di taglio fini. Appariva evidente che egli si rasava ogni mattina; le sue mani erano cura' ma la taglia era plebea, etto ne e ossuta. muscoli si disegnavano sotto gli abiti, deformandoli presto». E' la presentazione dMaigret, allorché apparve pela prima volta, nel '29. nel ro manzo Pietro il Lettone, ed è Ianche la descrizione dello |stesso Simenon, con un po' di jforza muscolare in più. Di in-1telligenza, di astuzia non si Iparla, e anche questo è Sime- !non, la sua modestia. |La signora Louise Tashuy, jun'altra vicina di Simenon, jneppure sapeva che quel si-1gnore gentile era proprio il famoso scrittore, «Ma è tanto simpatico, davvero. Non tor-\ nera più a Epalinges? Che peccato: madame Simenon mi disse che suo marito oreva voluto quella casa perché fosse la sua casa, la casa della sua vita, n'est pas?». E un fat tore la cui proprietà confina con quella di Simenon, Emile Julieron (stivaloni di gomma, giacca alla cacciatora, mani in saccoccia e sigaretta stretta tra i denti a confondere il suono delle parole: deve es- sssplsridmtF zpI serci anche lui, in uno dei roi manzi non polizieschi di Si' menon, uno di quei romanzi in cui la sopita vita della prò- vincia francese viene ad un i ftratto fratturata da un fatto \ dinatteso, dall'improvvisa ri- j bellione di un carattere, per | dpoi richiudersi su tutto, stagno tranquillo), biascica che M'sieur Simenon «è proprio simpatico». Gli parlava spesso? «Certo, tutti i giorni: Buongiorno, diceva lui, buongiorno dicevo io». E basta? «Basta, molto simpatico». Con il suo impermeabile, con la sua pipa e i suoi personaggi, Simenon ha lasciato Epalinges con discrezione come discretamente vi abitò. Per gli abitanti del paese è un uomo senza misteri: «Perché misteri? Semplice, un po' distante, eppure cordiale». Ma dove sia, non si sa. Ci vorrebbe Maigret, per scoprirlo, ma l'infallibile commissario della Sùreté lascerà insoluto il suo ultimo caso: se ne è andato in pensione con Georges Simenon. Franco Mimmi cpsc \ Una recente foto di Georges Simenon (Foto Grazia Neri)

Luoghi citati: Losanna, Parigi, Stati Uniti