Come i nuovi "menestrelli,, parlano dei problemi d'oggi di Liliana Madeo

Come i nuovi "menestrelli,, parlano dei problemi d'oggi IL PUBBLICO E LA CANZONE POPOLARE Come i nuovi "menestrelli,, parlano dei problemi d'oggi C— ìi' ' i .... . -. . Sono molti, i cantanti che usano un "linguaggio" diverso da quello imposto da Sanremo e dalla tv - Per incidere fanno altri lavori - Dicono: "Un disco è uno strumento di lotta" (Nostro servizio particolare) Roma, fi febbraio. Gli studiosi della cultura popolare sono preoccupati. Per anni hanno lavorato isolati, misconosciuti, in condizioni estremamente difficili. Adesso temono che il revival del folk e la diffusione del canto politico si traducano in un'operazione commerciale, a scapito della serietà e dell'impegno. Il successo che l'« altra» musica riscuote — essi dicono — non può non passare inosservato, ma sul prossimo futuro fanno previsioni pessimistiche. Innumerevoli sono i segni di un nuovo rapporto tra pubblico e canzone popolare. Gabriella Ferri, l'anno scorso, con i motivi dell'antica Roma ha venduto più dischi di Patty Pravo e altre sedicenti star. In Italia agiscono almeno trenta complessi e solisti, a carattere professionale, specializzati in questo genere. Altri gruppi si formano e presto si sciolgono, o sono conosciuti solamente in zone ristrette. Nonostante il silenzio della radiotelevisione e della stampa d'informazione, si vendono a decine di migliaia i dischi di cantanti i cui nomi non sono noti all'uomo della strada. A Roma esistono tre locali quasi esclusivamente adibiti alla presentazione di gruppi folk e di « cantastorie » taglienti, però tutte le occasioni sono buone per allestire uno spettacolo in cui le canzoni sono pretesto non più d'intrattenimento, ma di discussione (il lavoro, la scuola, i grossi avvenimenti). Neppure i teatri « borghesi » disdegnano ormai la serata con il folksinger culturalmente qualificato. Il pubblico, per tali show, non manca. A Roma è in corso una rassegna di « musica popolare italiana», la quarta, di tre settimane: ogni sera centinaia di persone si ammucchiano in uno stretto spazio, su panche scomodissime, e per due ore (il biglietto costa 1000-1500 lire) sono spettatori-protagonisti: ascoltano e cantano in coro, insieme alimentano i morivi della rabbia e il disincanto per la caduta di molte illusioni. Hanno ascoltato episodi della storia d'Italia, ma raccontata dal popolo, le lotte contadine e la mobilitazione operaia, le ballate sui fatti di Avola e sulla vicenda di Valpreda, la morte di Pinelli, l'uccisione di Franco Serantini, il suicidio del piccolo immigrato a Torino, lo studente bocciato Saldutto, le rivolte nelle carceri, le case occupate dai baraccati. Hanno imparato quanto è ricco il patrimonio musicale popolare e come può essere efficace la voce che è « altra » da come prescrivono Sanremo e la tv. Hanno stabilito un contatto diretto (ciascuno parla di sé, canta i propri motivi, racconta come sono nati) con i singoli cantanti. I giornali non divulgano notizie sulla vita privata di questi personaggi, ma le loro storie sono spesso note e le carriere che molti di loro avrebbero potuto seguire, se non avessero scelto questo tipo di impegno politico e culturale, sono affascinanti. C'è Giovanna Marini, studiosa di musica antica strumentale, che è vissuta due anni in America con il marito fisico nucleare in un'Università degli Stati Uniti. Viaggia instancabile per tutta Italia, eseguendo le sue ballate e facendo parlare la gente, destinataria e ispiratrice delle sue composizioni. Poi vi sono molti altri: Pino Masi, dalla voce fonda e ro. ca, che trascina l'uditorio; Paolo Pietrangeli, il figlio del regista, che ha cominciato a scrivere canzoni dopo che all'Università vide morire Paolo Rossi; Ivan Della Mea, dalla vena riflessiva e rattenuta, che ha fatto vari mestieri (anche lo scrittore di «gialli») prima di cominciare a collaborare con « Cantacronache », il gruppo torinese formatosi nel '57 e costituito da Calvino, Liberovici, Jona. Straniero, Franco Fortini, Gianni Rodari, Massimo Dursi. Nella folla dei car. ,ti folk vi sono anche la bella Eugenia De Angelis, che si è appena laureata in scienze politiche con una tesi sulla nuova canzone di protesta operaia; Fausto Amodei, archilotto, ex deputato del psiup; Adriana Martino, cantante lirica con esordi di tutto riguardo, « personcina carezzevole che due anni fa combinò uno scandalo memorabile con uno spettacolo sulla condizione della donnu », come dice Massimo Mila, il quale definisce la sua voce « violenta, delicata, aspra, tenera, sarcastica, a volte volutamente sguaiata ». e all'erma che essa « fustiga le iniquità del mondo, rincuora gli oppressi, minaccia ì potenti». Quasi tutti giovani, questi moderni menestrelli riescono a malapena a sbarcare il lunario. Di solito l'anno anche altri lavori: insegnano, scrivono, sono impiegati o operai. Impegnati nel recupero e nella proposta d'una cultura di- vnif«a versa da quella ufficiale, hanno problemi impensabili per i cantanti di consumo. Lo affermano quelli del bolognese « Canzoniere delle lame », quando dicono: « Da alcuni anni eravamo sollecitati a incidere le canzoni che cantia¬ mo nei nostri spettacoli. Ma avevamo sempre rinunciato all'idea, perché la realizzazione di un disco ci sembrava una forma politicamente dannosa dì divismo. Poi abbiamo capito che un disco di canti politici è uno strumento di lolla, l'equivalente di un giornale o un volantino. Allorafinalmente, ci siamo decìsi a farlo ». Ora i dischi di quest« altri » cantanti sono migliaia, spesso costano mendegli altri. Liliana Madeo a Roma. La cantante folk Gabriella Ferri ad uno spettacolo con Giorgio Gaber (Ap)