Al comizio di Mitterrand di Arrigo Levi

Al comizio di Mitterrand IL "FRONTE POPOLARE,, INCOGNITA DEL VOTO FRANCESE Al comizio di Mitterrand Uomo di fede tutt'altro che rettilinea ("E' diventato socialista alla vigilia d'essere eletto segretario nazionale") è lui che sta portando in alto il partito - La gente si accalca per sentirlo, Io applaude come un grande tenore - Improvvisa i discorsi senza pause e incertezze, resuscita la mistica della "gauche" con il tono d'una severa e alata lezione di storia, prende accortamente le distanze dai comunisti ("Matrimonio con separazione di beni") (Dal nostro inviato speciale 1 Nantes, febbraio. Parliamo dell'» ondata socialista»: è per ora il tema dominante della campagna elettorale francese. La minaccia da sinistra alla maggioranza gollista non viene dal pcf, che guadagnerà certo voti rispetto al 1968, ma che secondo i sondaggi non è risalito neppure ai livelli del 1967: allora 22.5 per cento dei voti. 20 nel 1968. 21 oggi. Fra tutti i partiti francesi, mi spiega il politologo Jean Charlot, il pcf è il più solido e organizzato, ma è anche quello che ha sempre mostrato minore « elasticità ». ossìa minore capacità di espandersi o di contrarsi rapidamente. E' vero che nel '58, alle prime elezioni golliste, il pcf perse di colpo più d'un quarto dei voti rispetto a due anni prima (4 milioni di voti contro 5 e mezzo). Ma a paragone degli altri partiti, in un paese che ha una mobilità elettorale immensa, il pc è « bloccato ». Baraonda di sigle La minaccia ai gollisti viene invece dal partito socialista, partito esemplare della storia politica francese, che è una baraonda di sigle, una proliferazione di organismi politici che crescono, vanno al potere, entrano in crisi, scompaiono. I partiti italiani da 25 anni restano praticamente gli stessi: da noi le oscillazioni di voto sono di pochi punti. In Francia, soltanto due fra i partiti presenti a queste elezioni esistevano già nel '45 con lo stesso nome: il pcf e il partito radicale (che è ormai l'ombra di se stesso). E' scomparso l'Mrp (democristiano), gli «indipendenti» sono quasi assorbiti dal gollismo, la Sfio si è annullata nel nuovo partito socialista di Francois Mitterrand: in esso sono confluiti nel 1971 gruppi, clubs e individui di svariatissima provenienza. In questo quadro e in questo paese non è dunque il pc, ma il nuovo ps che fa paura ai gollisti: e non soltanto perché non c'è più De Gaulle. La straordinaria mobilità dell'elettorato francese (non ci sono i grandi partiti storici d'Inghilterra e America, e neppure i grandi partiti ideologici d'Italia o Germania, comunisti esclu- si), non è dovuta soltanto al Generale e ai suoi interventi sulla scena politica. Spiega ancora Jean Charlot: « Nella Francia d'oggi la tensione ideologica è bassissima. Inoltre, con l'eccezione del pcf, che sociologicamente è ancora un partito operaio, quasi tutti gli altri hanno una base sociale affine. L'Udr, il partito gollista, rappresenta più fedelmente di tutti la struttura della popolazione francese, operai, borghesi, contadini ecc.; ma anche la composizione dell'elettorato socialista è molto simile a quella dell'elettorato gollista, è altrettanto composita ». Nella disponibilità dell'elettorato francese a spostarsi massicciamente da un par- tìto all'altro (gli unici veri parliti di massu organizzali sono il pcf e l'Udr, tutti gli altri sono poco più che clubs elettorali), sia la possibilità di vittoria della sinistra unita, o meglio dei socialisti. Il ps è un partito nuovo, con uh leader nuovo, e forse proprio perché non ha un volto ben definito potrebbe « riempire un vuoto ». catturando inmore inquieto dei francesi, la stanchezza per il gollismo, i suoi metodi autoritari e i suoi scandali, e le ansie diffuse dì riforma sociale. Ipotesi audaci La cresta di quest'onda ha già portato il ps. da una base di partenza quasi insignificante, fino al 20 per cento nelle intenzioni di volo rivelate dai sondaggi. E' vero che da dicembre : socialisti sono fermi a questi livelli, ma non si può escludere che l'onda torni a gonfiarsi. Non è impossibile un risultalo a sorpresa: i socialisti che so pravanzano quelli cornimisti al primo turno in molti collegi, e poi il colpo di scena al secondo, con l'elettorato «fluttuante» che appoggia il ps, partito degno di fiducia anche se alleato con i comunisti. Questo «scenario » è audace, ma non fantapolitico. Serve, per capire il « fenomeno socialista ». seguire Francois Mitterrand in uno I dei suoi quotidiani meetings I in provincia. Eccomi dunque a Nantes, che con i suoi 350 mila abitanti è la settima o ottava città di Francia, centro portuale e cantieristico con tradizioni socialiste. E' in mezzo a una regione, la « Loire-Atlantique », che è tutta di destra, anzi «reazionaria », con una campagna ancora vandeana (e infatti confina con la Vandeal dove l «aggiornamento» conciliare sta appena arrivando: ma a Nantes, alla «Sud Aviation », ci fu uno dei primi scioperi che. diedero l'esca all'incendio del maggio '68. Anche se « le Mai » sembra oggi cosa remota e pochi ne parlano, queste elezioni, non meno di quelle del 23 giugno '68. sono pur sempre elezioni del « dopomaggio ». Quelle espressero tardata, un'ansia I re tricolori, rosse I .....L'.Z., ì. iJ."7Z j la reazione immediata, ossia la paura della rivoluzione, e diedero il trionfo ai gollisti. Queste, quasi cinque anni dopo, sono la reazione rifanno riaffiorare sociale che ha le stesse radici della rivolta fallita, illusionistica, di quel maggio. I socialisti se ne avvantaggiano: « Chi spezza la bottiglia non sa dove va poi a finire il liquido », mi dice André Routier-Preuvost, il maggior notabile socialista locale, vicesindaco, politico di classe. Contava già nella vecchia Sfio, conta anche nel nuovo ps, ed è abbastanza autorevole per potersi permettere qualche battuta su Mitterrand, « che non era socialista fino alla, vigilia di diventare segretario generale del partito », che vi è entrato « per la porta o per la finestra », ma oggi è l'uomo che sta portando in alto il nuovo partito. RoutierPreuvost, che è stato eletto da una coalizione di radicali « locali » e d'indipendenti cosi reazionari, così Ancien Regime da essere antigollisti (la legge sulle elezioni municipali nelle grandi città impone simili alleanze: altrimenti vincerebbe l'Udr), non ha ombra di tenerezza per' i comunisti, del resto deboli a Nantes. La vecchia tradizione della Sfio è accanitamente anticomunista, ma Routier-Preuvost giustifica come necessaria l'alleanza elettorale e post-elettorale, pur giudicando eccessiva la definizione dì Mitterrand, «un matrimonio con separazione di beni ». Con i voti dei comunisti, i socialisti diventeranno più forti del pc come elettori e deputati, e questo farà da contrappeso alla maggior potenza organizzativa e sindacale del pc. La demagogia In questo modo si spiega anche il «programma comune», che forse è clamorosamente populista e demagogico, forse pericoloso per l'economia e lo sviluppo (così dicono unanimi gli esperti), ma che certo rappresenta una categorica e totale alternativa al « riformismo nell'ordine c nella calma » predicalo sia dai gollisti, sia dai centristi: slogan sensato, questo, ma che non entusiasma e non soddisfa l'ansia di « cambiamenti ». Dunque, ecco il senso della poussee socialista: il meeting di Nantes ne è un'immagine fedele, che impressiona. Nella regione i socialisti hanno settecento iscritti: in comitive organizzate sono arrivate si e no 500 persone in tredici pullman; la sera è fredda e piovosa e il Palazzo delle esposizioni (un immenso hangar parcamente decorato da bandieazzurre europee) è lontano dalla città, ci si arriva soltanto in macchina. I posti a sedere sono cinquemila, ma alle 21 ono tutti pieni e c'è gran ' i folla in piedi. Gli organizzatori sono stupefatti: avevano nascosto dietro un telone la tribuna di destra, ma anche questa si è riempita, il telone è stato tolto a furor di popolo, alla fine si calcola che i presenti siano ottomila: « gente piccola e media », di tutte le età. Lu sorpresa dei dirigenti socialisti locali è significativa. Naturalmente la gente è venuta non per incontrare i « candidati socialisti », ma per ascoltare Francois Mitterrand, che parla per un'ora e mezzo lè uno dei suoi discorsi più brevi, mi dicono), e che è da solo uno spettacolo. Discorso improvvisato, pronunzialo lutto senza una pausa o un'incertezza, ma con frasi splendidamente tornite, con un linguaggio ricchissimo e letterario: un'orazione da avvocato che abbonda di echi classici. Mitterrand non dice, alla solita maniera. « quando tornerete a casa, di fronte ai problemi della iuta d'ogni giorno, pensate al messaggio socialista »: improvvisa una frase ampia e immaginosa in cui ci sono tutti e tutto, gli operai che fanno ritorno alle polverose officine, le massaie alle loro fatiche, gli agricoltori ai campi operosi, gli anziani pensionati alla solitudine della loro casetta, e così di seguito: ma tutto con una dignità dì linguaggio che impedisce ogni scivolone retorico. Semplice e chiaro Alla fine del discorso il giornalista dell'agenzia France Presse è disperato, perché in realtà Mitterrand \non ha detto nulla di polìticamente importante: ha notato nel suo taccuino solo una frase ( « Sono sicuro che il matrimonio fra socialisti e comunisti non è contro natura: ho fatto il mio esame di coscienza, non ho queste abitudini»), e non sa che cosa scrivere. Tuttavia il discorso è significativo e interessante, sia per lo stile « alato » (lo dico senza ironia) che alla fine suscita applausi come si applaude un grande tenore, sia perché i temi di tanta oratoria sono in fondo pochi, semplici e chiari. Anzitutto, la difesa dell'alleanza con i comunisti, che in questa regione almeno può costare voti: al comizio, oltre a Mitterrand, parla soltanto un giovane portavoce dei radicali di sinistra, presentati \ come « nos alliés naturels et indéfectibles »; ma nessun comunista. II.motivo dominante è però un eloquente appello a « changer la vie », che ha un'ispirazione antica e attinge a una tradizione molto complessa: socialista, umanitaria e rivoluzionaria insieme. I richiami storici vanno dalla Grande Rivoluzio¬ ì : j ' \ s a a o ¬ ne al 18-18. alla Comune di Parigi, a Jaurès e a Blum. E' un fatto che la « mistique de la gauche » francese è ineguagliuta in qualsiasi altro paese: scaturisce dalle parole «Liberto, Egalité, Fraternité» scolpite su ogni pubblico edificio, si appoggia ai socialisti utopisti o rivoluzionari dell'Ottocento e poi a una storia politica tumultuosa ma ininterrotta fino ad oggi. L'orazione corre tutta sull'onda di questa ispirazione genericamente di «gauche». Ogni riferimento al programma della sinistra è strumentale o passeggero. Le criliche sono travolte da una polemica brillante, che con poderose iterazioni retoriche, attraverso un'ampia ricostruzione di tutta la storia delle lotte proletarie dalla rivoluzione industriale ai giorni nostri, colpisce i «benpensanti», i quali ad ogni richiesta di riforma /contro il lavoro infantile, contro la giornata di 14 ore, per le pensioni o le ferie agli operai e cosi di seguito) rispon[ devano sempre: « C'est pour | plus fard, prima bisogna ; pensare alla grandezza della I Francia e al progresso della produzione ». S'inseriscono in questo dii scorso, al posto giusto, le i memorie del Front populaire del 1936 (« Ricordo, ave1 vo vent'anni, i treni di operai in ferie che con le banì diere rosse andavano, per la prima volta, a vedere il ma: re »): si inseriscono fremenj ti e roventi attacchi ai ricchi, ai « patrons », e in essi ' sono coinvolti il governo gollista, i ministri profittatori, gli appaltatori che corrompono. Così ogni critica o preoccupazione per quella parte del programma della « gauche » che annuncia ampie nazionalizzazioni e acute difficoltà per le imprese (di tutto ciò parleremo un'altra volta), viene semplicemente messa da parte: si tratta di sconfiggere « le patronat » tìn quale altro paese gli imprenditori si chiamano ancora, ufficialmente, « patrons »?) e il governo gollista. Mitterrand non crriva a ricordare che Pompidou fu dirigente della Banca Rothschild, ma lo spirito e questo: « Ca suffìt, on en a assez », questi sono gli slogan dominanti, insieme al fantasioso « changer la vie ». Eppure il discorso è severo, una lezione di storia più che una conclone, che lascia pochissimo spazio agli applausi ma prepara l'ammirata e lunghissima ovazione finale. E' un omaggio al magistrale politico, dalla storia personale tutt'altro che rettilinea, ma che ha oggi preso in pugno il socialismo francese, cosi come il pugno stringe la rosa: è questo il nuovo simbolo del ps, un minaccioso « pugno chiuso » che stringe però, ed offre, una rosa rossa. Altrettanto fanno alla fine, rivolti al pubblico, in una scena un tantino grottesca, Mitterrand e i candidati, tra le acclamazioni di ottomila infervorali elettori, fra i quali i socialisti dichiarati sono pochissimi. C'è una corrispondenza indubbia tra il populismo del discorso e Tumore di questa ondata socialista: non dimentichiamo mai che, nello sfondo, c'è «il Maggio» del '68. Gli esperti dicono che l'ondata non provocherà nel marzo del 73 un rovesciamento di maggioranza, e in fondo gli stessi capi socialisti non ci credono. Ma la storia politica di Francia, negli ultimi trent'anni, heugià offerto tanti colpi di scena da far sembrare, talvolta, tutto possibile. Arrigo Levi Parigi. Francois Mitterrand, a sinistra, durante i lavori della Convenzione socialista nello scorso gennaio (Foto Grazia Neri)