Un colloquio di Medici con Sadat sulla lunga crisi nel Medio Oriente di Igor Man

Un colloquio di Medici con Sadat sulla lunga crisi nel Medio Oriente La visita del ministro deli Esteri italiano Un colloquio di Medici con Sadat sulla lunga crisi nel Medio Oriente Al termine dell'incontro, il "rais" ha dichiarato: "Sono molto soddisfatto,csiamo perfettamente intesi" - Il problema della chiusura del Canale di Suez (Dal nostro inviato speciale) Il Cairo. 3 febbraio. «Sono molto soddisfatto, ci siamo perfettamente intesi», ha detto oggi il presidente Sadot al termine de! suo incontro col nostro ministro degli Esteri. Sadat e Medici hanno parlato da soli, senza interprete, per una buona mezz'ora, nell'ufficio del presidente all'uUnione socialista araba». Al termine del colloquio, il presidente e Medici apparivano sorridenti e distesi. Il raiss ha voluto conoscere i giornalisti al seguito della delegazione italiana. La visita di Medici in Egit- to, «Paese chiave del mondo arabo», cade in un momento cruciale, come ci ha detto il ministro egiziano degli Esteri, Zayyat. La diplomazia araba è in movimento, si ha la netta impressione che stia scattando un'operazione — certo difficile e lenta — che ha come obiettivo uno sbocco politico della crisi. Ilascz Ismail, il «Kissinger» di Sadat, è in partenza per Mosca, latore di un 7ncssaggio del presidente per Breznev; re Hussein di Giordania si accinge a recarsi a Washington. In questi ultimi tempi, forse sarebbe più esatto dire giorni, «molte cose sono cambiate nel mondo arabo», come ha voluto sottolineare lo stesso ministro Medici. Il fatto più significativo è il ritorno a una fondamentale unità dei Paesi arabi, sancita dalla recente riunione del «Consiglio di difesa» della Lega. Occorre non lasciarsi ingannare dal linguaggio della propaganda che esalta la ricosV luzionc del «fronte unico» in funzione della immancabile «battaglia finale». Nella realtà, la riaffermata unità araba coincide con una sintomatica revisione critica verso certe controproducenti manifestazioni del terrorismo. I colloqui, gli approfonditi scambi di idee che Medici ha avuto durante due giorni coi massimi esponenti egiziani — Sadat, il primo ministro Sidki, il ministro degli Esteri Zayyat, il consigliere del presidente Hafez Ismail, l'ex ministro degli Esteri ed attuale segretario della Lega araba Ryad — vogliono testimoniare, come ha detto lo stesso Medici, « l'interesse e la preoccupazione del governo italiano per il prolungarsi d'una situazione che pesa così gravemente sui popoli della regione e che tocca da vicino anche gli interessi politici ed economici di tutti i Paesi mediterranei ed in particolare dell'Italia », colpita più degli altri dalla chiusura del Canale di Suez. Il nostro interscambio coi Paesi arabi e del vicino Oriente tocca nel complesso circa 1200 miliardi di lire (compreso V85 per cento degli approvvigionamenti di petrolio) con un saldo negativo per la bilancia dei pagamenti italiana di quasi 800 miliardi annui. Non è esatto parlare, come ha fatto il giornale tunisino Action, di mediazione italiana, ma si può dire come l'Italia, in questa fase estrema¬ mente delicata d'una ?iuova strategia diplomatica, voglia e possa agire come «possibile tramite di un più esplicito impegno europeo per la pace, la sicurezza e la coopcrazione nel Medio Oriente». Certo, le chiavi della pace sono al Cairo c a Gerusalemme, a Washington e a Mosca; noi, come ha detto il ministro Medici, «siamo consapevoli della modestia dei nostri mezzi, tuttavia la buona volontà giova sempre. Possiamo contribuire anche noi alla ricerca di una soluzione pacifica», nel quadro dell'applicazione «in tutte le sue parti» della riso¬ luzione dell'Onu del novembre. 1966. L'Egitto, come ci ha dello il ministro Zayyat nella sua intervista giorni fa. è stanco di «soffrire a causa dello stato di guerra», l'Egitto vuole la pace per progredire, svilupparsi. Scopo precipuo della missione di Medici — che si è conclusa, stasera con un nuovo incontro con Zayyat. — è stato quello di ricavare una conoscenza precisa delle aperture e dei limiti di questa ribadita disponibilità dell'Egitto a una soluzione politica della crisi. Igor Man

Persone citate: Breznev, Kissinger, Sadat