L'imperatore petrolio di Nicola Caracciolo

L'imperatore petrolio L'IRAN SULLA VIA DELLO SVILUPPO ECONOMICO L'imperatore petrolio Il 20 per cento del reddito nazionale è rappresentato dagli introiti petroliferi - Il nuovo piano quinquennale prevede un raddoppio di tali entrate - Dall'epoca di Mossadeq ai rapporti d'oggi tra il governo dello Scià (un duro regime all'interno) e l'Occidente - Difficili negoziati, gli iraniani pongono condizioni onerose (Dal nostro inviato speciale) Teheran, Febbraio. La polizia di frontiera all'aeroporto di Teheran è estrema-1 mente minuziosa. 1 bagagli vengono periiuisili con cura e gendarmi dall'aria tetra passano le numi sui fianchi dei passeggeri, fuori delle lascile, lungo la cucitura dei capponi. Un avviso in varie lingue avverte i visitatori clic nell'Iran le leggi sugli stupefacenti sono particolarmente severe c consiglia gli interessati a sbarazzarsi — nel loro stesso interesse — della droga che avessero eventualmente con sé. In un angolo, tenuto al laccio da un poliziotto, un grosso cane dall'aria rincretinita e felice: e un cane anlidroga, viene nutrito pare con un misto di hashish c carne cruda, appena sente un odore illegale si avventa sperando di trovare il suo pasto. Trova invece di solilo un hippie sprovveduto di passaggio dall'Ai ganistan dove quel tipo di allucinogeno è venduto liberamente. Al di sopra di tutto una fotografia ilcllo scià di Persia enorme su uno sfondo di nuvole che .-alma col braccio con una mossa un po' da ballerino. Tutta questa severità comunque ha anche motivazioni politiche, un giornale in lingua inglese avverte che nella mattinala sono stati fucilati i componenti eli un collimando del Fronte di liberazione dell'Iran — un'organizzazione rivoluzionaria — che provenivano clall'Irak. Sarebbe certamente sbaglialo pensare — malgrado quest'atmosfera da stalo d'assedio — all'Iran come a un paese alla vigilia d'una rivoluzione. Una ricchezza Il regime sembra saldo, appoggiato su un esercito che vpmcapramCnMloginrraha la reputazione d'essere il I pmigliore del Medio Oriente, su I nuna polizia politica efficace e 1 spicciativa e soprattutto sulla \ « Nioc », l'ente nazionale del \ Petrolio Iraniano. Gli introiti I del petrolio rappresentano il 20 I per cenlo del reddito naziona- le, mela del bilancio dello Staio, l'ottanta per cenlo delle esporla/ioni. Il governo dello scià amministra questa ricchezza e ha in mano quindi le chiavi dello sviluppo economico del Paese. Tutto sembra inolile indicare clic nel mondo si vada verso una crisi degli approvvigionamenti di energia nei prossimi anni e i paesi produttori — le riserve petrolifere dell'Iran sono colossali — ne saranno ovviamente avvantaggiati. La politica dell'Iran clic di questi paesi — almeno per ciò clic riguarda il Medio Oriente — e un po' il capofila c destinata quindi nei prossimi anni ad assumere una importanza mondiale. li' impossibile capire ciò che sia oggi accadendo in questa parie del mondo senza Icnerc presente il problema mondiale degli idrocarburi, e la lolla per il controllo della loro produzione c distribuzione. E' una lotta per quanto riguarda l'Iran clic s'iniziò drammaticamente nel 1951 quando il primo minislro persiano d'allora, Mossadeq. decise di nazionalizzare i pozzi petroliferi di una compagnia inglese, l'Anglo lranian Oil Company, che aveva all'epoca il monopolio della ricerca petrolifera in Iran. Mossadeq era un primo ministro di tipo particolare, vecchio fragile e perennemente ammalato: si conservano negli archivi dei giornali innumerevoli sue fotografie prese nel suo letto dal quale, appunto per ragioni di saltile, si alzava il meno possibile. Si era creala sulla stampa occidentale dell'epoca, che gli era per lo più ostile, una solida reputazione d'isterismo. Nei suoi discorsi quando elencava le umiliazioni e le miserie della Persia si commuoveva fino al punto di non potere più, per le lacrime e i singhiozzi, continuare a parlare. Comunque gli inglesi ben presto dovei lei o accorgersi die, malgrado le apparenze, il loro avversario eia un uomo coraggioso e testardo che era riusciio a crearsi nel Paese — con il suo nazionalismo populista — una solida base di consenso popolare. I iemali vi di corromperlo fallirono, cosi come quelli di rovesciarlo o di indurlo a mutare politica. La prova di forza andò avanti per tre anni. Gli inglesi attraverso la solidarietà delle grandi compagnie petrolifere mondiali riuscirono a impedire a Mossadeq di vendere il petrolio all'estero e per tre anni i pozzi e le rallinerie persiane rimasero inattivi. La crisi si sciolse nel 1954 quando l'esercito, appoggialo dallo scià che Mossadeq ave- taoCnetdacpc sa virtualmente esautorato, rirese il potere. La storia di quegli anni c mollo complicala: basti dire lic sulle prime sembra oramai ccertato clic gli americani apoggiarono in qualche maniea Mossadeq per spezzare il monopolio inglese nella zona. omunque dopo poco mutaroo atteggiamento. Fallo sia clic Mossadeq venne rovescialo soo dopo che un accordo Ira le randi compagnie petrolifere nternazionali — le « sette soelle », cinque compagnie ameicane e due inglesi — ebbe perto anche agli Stali Uniti la possibilità di ricercare petrolio nell'Iran. La storia di come si giunse al colpo di Stato c stata i raccontata dettagliatamente da 1 uuc giornalisti dell'" cstablish-1 ment» washingloniano, Thomas Ross c David Wise in un libro jlcroMdaeptcEloqstg1icho ebbe grande successo alcuni anni or sono. « Il governo invisibile». Fu in ordine di empo, la cosa sembra oramai accertala, la prima delle grandi operazioni internazionali della Cia. Comunque gli americani non agirono solo per ragioni economiche: Mossadeq era slao condono dalla logica stessa del contrasto che lo opponeva agli inglesi c agli americani, a cercare appoggi a sinistra nel partito Tudch controllato dai comunisti c questo negli anni della guerra fredda e dell'amministrazione Eiscnhower era indubbiamente un peccalo imperdonabile. La porta clic egli aveva aperto al nazionalismo iraniano non venne comunque più richiusa. Il suo successore, il generale Zahedi, negoziò un accordo con le « sette sorelle » organizzate in consorzio, accordo clic manteneva il principio cliiJa, Stato iraniano era proprietario delle ricchezze del suo sottosuolo. 1 profitti del petrolio andavano divisi a metà Ira le compagnie petrolifere e gli iraniani. Era un accorilo destinalo nella sua l'orma..d'allora a durare poco. L'IranTum^avcva interesse ad avere di fronte tin solo interlocutore, il consorzio delle « sette sorelle »,e i governi succedutisi a quello di Mos- sadcq, anche se traballanti c lui-; d i le i persiani ottenevano non 1 più soltanto il cinquanta per 1 cento dei profitti ma anche il cinquanta per cento della pio jpriclà della compagnia che cei l'altro che incorruttibili, erano costretti a tener conio nella loro politica elei nazionalismo di Mossadeq che benché in residenza coatta (c morto pochi anni or sono) continuava ad essere per la maggioranza dei persiani un eroe nazionale. IL' slato uno dei grandi metili — o dei grandi torli a seconda dei punii di vista — di Enrico Malici e dell'Eni quello d'aver messo in dillìeollà, quasi immediatamente il faticoso assestamento cui erano giunte le compagnie petrolifere angloamericane e i persiani. Nel 1957 offrì all'Iran un contratto ili tipo diverso in base al qua- Andnzbo c a, o o n o rs- cava ed cstraeva petrolio sul loro territorio. La cosa in sé economicamente non significò moltissimo: per la verità l'Eni in Persia di petrolio ne trovò pochino. Però quel tipo di contratto apri la strada a una infinità di nuovi accordi e di nuove formule che gradualmente finirono col modificare completamente il mercato internazionale del petrolio. I negoziati La conclusione? La situazione c estremamente impasticciala, lo scià ha aperto una nuova (ornata di negoziati con' il Consorzio petrolifero internazionale, negoziati sui quali si sa mollo poco. Di certo c'e solo una cosa: le condizioni che i persiani pongono sono molto onerose. Cosa vogliono? Il governo ha reso pubblico in questi .giorni il nuovo piano quinquennale clic prevede che i reddito che la Persia ollicnc dal petrolio venga raddoppia to. Gli altri Paesi produttori di petrolio nel Medio Oriente e in N« Africa seguiranno il suo esempio. L'Europa occidentale produce pochissimo peirolio. Su 5ri0 milioni che ha usato nel I9b'3. 540 milioni sono stati importati. Di questi forse 450 milioni sono venuti dal Medio Oriente o dal Nord Africa: il grande sviluppo economico dei Paesi occidentali dalla line della guerra in poi non sarebbe stalo possibile senza la disponibilità di energia a buon mercato. Quesio riforni¬ mento continuerà a prezzi convenienti e in quantità sufficiente nei prossimi anni'.' La cosa c lutt'altro che sicura. Le trattative Ira il Consorzio petrolifero internazionale c il governo persiano potrebbero essere il primo allo, la premessa di una crisi economica di grandi proporzioni. C'è un alno motivo, interno questo, che renile attuale la situazione iraniana. Anche qui si tratta di un grosso problema di rilevanza mondiale: una delle tragedie — forse ci si accorgerà col tempo, la massima tragedia — dell'ultimo decennio e stata quello clic un economista dell'importanza di Dumoni ha definito « il fallimento della decolonizzazione ». Il divario nei redditi Ira paesi industriali c paesi sottosviluppati si e andato dilani aggravando negli ultimi anni. Ora è cerio che il regime dello scià Reza Palilevi (clic ha accennalo da un decennio tutti i poteri nelle sue mani) e tetro c poliziesco c spesso c volentieri crudele nei confronti delle opposizioni. Ciò non toglie tuttavia che l'Iran è uno dei pochi paesi sottosviluppati che progredisce economicamente con grande rapidità. Sembra avvialo anzi a diventare uno dei giganti economici dell'Asia. Un gigante poco simpatico magari, ma pur sempre un gigante del quale è necessario tenere conto. Nicola Caracciolo 1 css

Persone citate: David Wise, Enrico Malici, Febbraio, Reza Palilevi, Thomas Ross, Zahedi