Su governo e partiti s'estende il dibattito di Giovanni Trovati

Su governo e partiti s'estende il dibattito Dopo il dialogo La Malfa-De Martino Su governo e partiti s'estende il dibattito Un colloquio tra Fanfani e Donat-Cattin - De Mita, che si dimetterà forse da vicesegretario de, potrebbe provocare difficoltà per Andreotti e creare le condizioni d'un mutamento - Un monocolore de prima del congresso democristiano di primavera? Il comitato centrale socialista dopo il io de (Dal nostro corrispondente) Roma, 2 febbraio. Se il chiarimento nella de è atteso dal consiglio nazionale di mercoledì prossimo, il chiarimento nel psi dovrebbe scaturire dal comitato centrale convocato a distanza di otto giorni. Dal risultato di queste due riunioni potrebbe dipendere la sorte del governo Andreotti. Nella de vi sono due fatti rilevanti: alcune dichiarazioni di Fanfani e un'intervi- i a , e i sta di De Mita. Fanfani ha avuto un colloquio di un'ora con Donat-Cattin: di quel che i due hanno detto, qualcosa è trapelato e la corrente di Fanfani s'è preoccupata di comunicare una precisazione-rettifica, che finisce per essere una conferma. Si sa che Donat-Cattin ha riferito dell'incontro in un ristretto cerchio di amici di corrente. La tesi di Fanfani sarebbe che il governo Andreotti ha vita breve e dovrebbe cadere prima del congresso del partito, quindi prima di maggio (sempre che il congresso si tenga), che la centralità è un momento per andare avanti, che provvisoriamente sarebbe possibile un governo di transizione (monocolore?) affidato all'attuale segretario della de, Forlani. Fanfani avrebbe ammesso che alcuni amici lo hanno sollecitato ad accettare la candidatura per un successivo governo di coalizione, ma che la sua risposta è stata: «Per ora è prematuro parlarne». Queste affermazioni ripetono quanto Fanfani dichiarò durante la campagna elettorale («dal centro, avanti con la I de» ) e subito dopo le elezioni (che il governo avrebbe dovuto essere tentato da Forlani). La novità di oggi sarebbe che Forlani dovrebbe tentare ancora, dopo la caduta di Andreotti. Ma se Forlani dovesse lasciare la segreteria, chi andrebbe alla guida della de? Il problema è molto crosso e finisce per rendere pia confu sa la situazione, 'il ;tutto a vantaggio tattico di Andreot ti. De Mita potrebbe dare il via all'operazione, dimettendosi (come sembra possibile) da vicesegretario al consiglio nazionale. Con le sue dimissioni porrebbe in forse la maggioranza che sostiene l'attuale segreteria e creerebbe le condizioni per un generale mutamento. De Mita è contro il governo Andreotti perché, afferma nell'intervista al Mondo, rischia di portare il paese alla spaccatura, con conseguenze gravi per la democrazia italiana. «Basta che la de lo voglia, il governo cade subito, tutti sono pronti». Egli già indica l'alternativa: «Un tripartito che si avvalga anche dell'appoggio dei socialisti e con La Malfa al Tesoro». Un governo ponte cosi come lo vorrebbe Fanfani, cosi come sembrano preferire gli stessi socialisti. Secondo De Mita, gli stessi imprenditori ritengono che l'attuale esperienza non serva a superare la crisi economica, mentre «i sindacati hanno chiaramente manifestato le loro preoccupazioni». Aggiunge che questo governo «voleva essere efficiente, puntando su una grande omogeneità: è iclcr—fqlccscsncdh«mvsmzsftsucnd invece un governo che usa con troppa frequenza decreti legge, che il Parlamento si incarica puntualmente di non ratificare». Le dichiarazioni di Fanfani — smentite si e no — e le affermazioni di De Mita dicono quanto sia importante per l'immediato futuro politico il consiglio nazionale della de, che si aprirà l'8 febbraio. I socialisti ne attendono le conclusioni e non per nulla questa mattina, in direzione, hanno deciso di convocare il loro comitato centrale otto giorni dopo. In direzione, De Martino ha ripetuto che è urgente «porre in crisi l'attuale formula di governo, per aprire la via a soluzioni nuove che passino per la ripresa delle forme possibili di una collaborazione tra socialisti, democristiani e partiti minori». La frase è piuttosto contorta, ma tradotta vuol dire: far cadere subito Andreotti e dar vita ad un governo di transizione, che prepari poi un Centro Sinistra organico. Nella de, ha detto, si sta muovendo qualcosa, c'è stato il convegno di Perugia, sono seguite l'intervista di Moro, le aperture di Rumor. E ancora: «Salvo poche eccezioni, tutti riconoscono l'importanza del partito socialista nello schieramento democratico e l'utilità della collaborazione di governo». De Martino ha criticato Mancini (che stamane non era presente, perché a letto con un ascesso in gola), per i .suoi diretti e duri attacchi, addebitandogli il «grave errore» di avere scoraggiato «tutti coloro che, in campo democristiano o altrove, mirano ad aprire un dialogo, un confronto con noi», chiudendo «qualunque prospettiva attuale». Mancini, si sa, pone come coalizione per iniziare le trattative che prima cada Andreotti (ma La Malfa oggi gli obietta che «l'esperienza degli ultimi anni ha ampiamente dimostrato che non si chiarisce mai nulla dopo una crisi di governo: i problemi si approfondiscono prima C..J dopo non c'è più tempo e si rischia di tornare al punto di prima»). Giovanni Trovati

Luoghi citati: Perugia, Roma