Böll, quasi un rosario di Giorgio Manacorda

Böll, quasi un rosario Escono in Germania i versi del Nobel Böll, quasi un rosario Heinrich Boll: « Gedichte», Literarisches- Colloquium Berlin, pag. 34, s. i. p. Heinrich Boll vuota ì cassetti? Un libro, ansi una plaquette, di versi è apparsa in Germania per i tipi della Lcb-Edìtionen con il semplice titolo di Gedichte (poesie). Boll non aveva mai pubblicato versi prima, è sempre stato esclusivamente un narratore. E' quindi lecito il sospetto che il successo di Foto di gruppo con signora e il premio Nobel l'abbiano spinto (magari stimolato dagli editori) a pescare dai cassetti cose che forse, in altre condizioni, non avrebbe dato alla luce. Questi versi però, se non sono entusiasmanti, sono certamente interessanti in quanto produzione « a latere » di un grande narratore. Come, probabilmente, era inevitabile, queste poesie confermano la natura di scrittore in prosa di Boll. Una breve analisi dimostra come l'elemento dominante non sia il verso o la parola, ma la frase, il che comporta che l'unità minima è Za strofe, e la struttura portante quella sintattica e non, poniamo, quella lessicale o metrica, ambedue sottomesse e funzionalizzate alla sintassi e quindi, in ultima analisi, al messaggio. A Bòli non interessa la poesia se non come uno degli strumenti possibili per comunicare un messaggio. In questi versi non esiste un momento di ricerca sugli strumenti specifici della poesia. Scrivere in versi per Bòli sembra non essere un problema. Egli semplicemente ca- nalizza all'interno di strutture note le sue note idee, i suoi pensieri di moderato moralista progressista, cristiano, e cattolico, sia pure sui generis, come egli stesso ha precisato in una recente intervista rilasciata ad una rivista italiana: « ... e anche cattolico; per me personalmente, è una definizione che non accetto più. Neanche cristiano direi... Ma solo in Germania, perché là, a questi concetti, si è legata troppa durezza politica, troppe cose non pulite e caduche, tanto che oggi mi vergogno ad usare ancora queste etichette. Ma poi quando sono... sì, non rida... nell'Unione Sovietica, mi sento fortissimamente cattolico... e quando vedo, che so, una contadina portoghese, che recita il rosario, sono tutto con lei ». Ecco, queste poesie di Boll hanno in qualche modo a che fare con il rosario, nel senso che la loro struttura portante è liturgica o, meglio, rituale e a volte come di litania. Non a caso il modulo stilistico portante è quello dell'iterazione: dalla ripetizione del primo verso all'inizio di ogni strofe (come in Meine Muse, unica composizione, tra l'altro, tradotta in Italia sul Dramma del set¬ tembre-ottobre 1972, da cui abbiamo anche stralciato la dichiarazione di Boll) alla ricorrenza ritmica del pronome personale maiuscolo, non a caso un'ottativa seconda persona come in Engel, dove avviene anche la ripetizione di un verso di seguito, o la Preghiera core cui si chiude l'ultima composizione di questo libretto: « Santo brutto I santo netto I santo conto I perdona anche a noi... »; e poi: « Benedici le armi I le punte delle dita I i nastri colorati I la carta I la matita I la gomma per cancellare I la macchina da scrivere I e il I postino I che la porta I per uno scarso salario ». Come si vede, ì moduli stilistici sono usitati, il riscatto avviene casomai al livello dell'ironia e di un certo umano disincanto per le ormai profanate (dalle stesse gerarchie religiose e in generale dalla classe dominante) verità umane, per cui ormai si esaltano soltanto i conti in banca e si benedicono le cose e non le persone, a meno che non lavorino per « uno scarso salario », cose tra le cose, e sia pure « cose » un po' patetiche perché inevitabilmente umane, come il postino che chiude e rovescia l'elenco. Giorgio Manacorda orvrlsbdsMr Heinrich Bòli: soprattutto un grande narratore

Persone citate: Berlin, Boll, Engel, Heinrich Boll, Meine

Luoghi citati: Bòli, Germania, Italia, Unione Sovietica