Ha pagato 40 milioni di riscatto Il marito sequestrato non torna

Ha pagato 40 milioni di riscatto Il marito sequestrato non torna La moglie di un uomo rapito in Sardegna Ha pagato 40 milioni di riscatto Il marito sequestrato non torna Giovanni Sias, 58 anni, venne rapito 9 mesi fa e i banditi chiesero 100 milioni per il rilascio La moglie dice : "Sono disposta a qualsiasi sacrifìcio, ma dove vado a prendere gli altri 60 milioni? Non auguro a nessuno di passare attraverso un simile inferno. Spero che prima o poi abbiano pietà. Qualcosa in fondo al cuore mi dice che mio marito è vivo" (Dal nostro inviato speciale) Nuoro, 1 febbraio. Pietrina Sias ha 56 armi, ma ne dimostra almeno dieci di piii. Il suo volto è bianco, disfatto, cupo. «Non auguro a nessuna moglie, di passare attraverso un simile inferno», mormora tra le lacrime. I banditi le hanno rapito il marito più di nove mesi fa, lei ha pacato 40 milioni di lire per il suo riscatto, ma l'uomo, Giovanni Sias, 58 anni, allevatore di bestime, non c tornato a casa. Pietrina Sias continua a sperare: «Accorro a ogni squillo del telefono, aspetto giorno e notte un messaggio, non mi muovo mai da casa. Qualcosa in /ondo al cuore mi dice che mio marito è ancora vivo». Nel 1072 ci sono stati in Sardegna due sequestri di persona: soltanto il secondo, avvenuto nel novembre scorso, si e risolto con la liberazione dell'ostaggio; il primo, quello dell'allevatore, c ancora in sospeso c adesso il procuratore generale della Repubblica, Francesco Coco, ha dedicato un brano del discorso pronunciato pochi giorni fa a Cagliari in occasiono dell'inaugurazione dell'anno giudiziario: «Nonostante il pagamento di un cospicuo riscatto. Giovanni Sias non c stato restituito. Considerando i due. successivi tentativi di sequestro, culminati nell'uccisione di sei persone, si ha un risultato impressionante di perdite umane». Come dire che, per le autorità dello Stato, la sorte dell'allevatore rapito nove mesi fa non può essere stata che tragica. E' questa, per l'osservatore continentale, l'enormità della situazione in Sardegna: si parla di uomini «rubati» come se fossero pecore; si tiene la contabilità dei riscatti come quella di un bottegaio, si giudica con le statistiche le probabilità di sopravvivenza degli ostaggi («dal 1965 ni 1972 — ha riferito il Procuratore generale — lo vittime uccise o scomparse sono state 16, una media approssimativa di una vittima per ogni quattro episodi criminosi»). Giovanni Sias fu rapito la sera del 25 aprile 1072. mentre tornava a casa, a Borore, 67 chilometri da Nuoro, dalla sua tenuta di Martinaghe, nelle campagne di Macomer. Nascosti dietro un cespuglio, i banditi attesero che arrivasse con la sua auto: avevano bloccato la strada con un masso, sicché l'allevatore fu costretto a fermarsi, a scendere, a seguirli. L'allarme ai carabinieri fu dato dalla moglie, che vBrpsCsGuhrètpctn^n*avcvrVsro"rÌónTrare'Tl ìc11 marito all'ora consueta. «Se ritardo anche di poco — l'aveva avvertita più volte l'uomo —, vuol dire che mi è capitato un guaio». La sua auto venne trovata, la mattina successiva, alla periferia di Nuoro. Apparve chiaro che il rapito era stato condotto sul soprammonte di Orgosolo, nel cuore della Barbagia, dove i banditi hanno i loro rifugi. Tra gli intermediari della moglie di Giovanni Sias e quelli dei fuorilegge ci fu uno scambio di messaggi, la donna offrì dapprima 20 milioni di lire, poi raddoppiò la cifra, accendendo ipoteche sulle proprietà, chiedendo prestiti alle banche e ai propri familiari. I quaranta milioni, cosi racimolati, vennero versati agli intermediari dei banditi meno di tm mese dopo il sequestro. Ma non accadde nulla. Perché? Pietrina Sias risponde con grande prudenza: « Quella è gente che non scherza, devo stare attenta a come parlo se non voglio smettere di sperare. Prima o poi. forse, avranno pietà di me ». Chi sequestra, però, vuole denaro; chi vuole denaro non ascolta invocazioni alla pietà: lo dicono tutti i casi di sequestro finora avvenuti. La realtà della Barbagia ha un volto che non si presta a interpretazioni sentimentali. Ora la donna piange senza ritegno: « Che cosa potevo fare di più'.' Ho messo assieme quaranta milioni e Dio lo sa con quanta fatica. Ma loro non si sono accontentati, ne volevano ancora: cento milioni in tutto. Certo, per riavere vivo mio marito sono disposta a qualsiasi sacrificio, ma dove vado a prendere gli altri sessanta milioni? ». E' difficile supporre che i banditi abbiano compiuto il sequestro senza prima accertare minuziosamente le possibilità finanziarie dell'allevatore di Borore, ma Pietrina Sias è convinta del contrario: « Si sono sbagliati, ne sono sicura. Credevano che mio marito fosse ricco, invece qualcuno li ha informati male, ha raccontato cose non vere ». Sono passali più eli nove mesi dal giorno del rapimento di Giovanni Sias, ma la donna non rinuncia alla speranza di rivedere vivo il marito. Eppure l'esperienza insegna che il tempo non è a qpm vantaggio del prigioniero: in Barbagia, chi non paga muo- re. Quella di Pietrina Sias, però, sembra essere qualco- sa di più di una speranza, Che stia per maturare unasorpresa? E' appena un'im- pressione, ma la donna, quando gliela manifestiamo, è perentoria: « Nessuna sorpresa; sempre c soltanto una speranza che sale dal cuore ». Alle nostre spalle, la porta di casa Sias viene sprangata dall'interno, le persiane verdi si rinserrano contro i vetri delle finestre. I 2500 abitanti di Borore vivono, da qualche mese, col fiato sospeso. In paese, da giugno a novembre, ci sono stati tre morti « sparati », come dicono i sardi, a pallettoni: sono i primi anelli di una catena di delitti di cui ci occuperemo in un prossimo servizio. Per ora basti dire che i più evitano di uscire di casa alla sera, cercano di non essere soli in casa di noile, acquistano cani da guardia per sentirsi protetti. Come un tempo accadeva nel Far West. Carabinieri e polizia, dovendo tenere d'occhio tutto e tutti, hanno il loro da fare; il sequestro di Giovanni Sias, tuttavia, è ancora oggetto di indagini, anche se si contano sulle dita d'una mano coloro che, come la moglie dell'allevatore, sperano di venirne a capo. Gli altri sono dell'opinione che Giovanni Sias non tornerà più: «Una prigionìa di nove mesi c incomprensibile; finora non ha mai superato i venti giorni. 1 banditi non. legano la loro sorte a quella di un ostaggio per così tanto tem po; torse l'allevatore è mor to di strapazzo durante i pri i mi giorni di sequestro, forse eruutplnc e stalo ammazzato. I rapitori, e il passato lo dimostra, uccidono quando avvertono una insidia o quando le trattative per il riscatto vanno per le lunghe ». I banditi della Barbagia, insomma, hanno sempre voluto dimostrare che i più forti sono loro. Filiberto Dani Giovanni Sias (Tel.)