Edilizia: un alloggio per venti richiesti di Mario Salvatorelli

Edilizia: un alloggio per venti richiesti LA CRISI NELLE GRANDI CITTÀ | Edilizia: un alloggio per venti richiesti La grave carenza di offerta nel settore residenziale sottolineata in un comunicato diffuso dopo un incontro tra Coppo e il presidente della Gescal - Che cosa si prevede quest'anno - Ipotesi d'uno studio Censis (Nostro servizio particolare) Roma, 31 gennaio. « L'attuale rapporto tra offerta di alloggi e domanda nelle grandi aree metropolitane è di uno a venti », afferma tra l'altro un comunicato diffuso oggi, dopo un colloquio tra il ministro del Lavoro, Coppo c il presidente della Gescal, Briatico. Questo enorme squilibrio è sialo appena scalfito dal fatto che nello scorso anno, « in seguito ai provvedimenti legislativi approvati dal Parlamento e alla costante opera di sollecitazione svolta dal ministero del Lavoro ». la Gescal abbia aggiudicato appalti per 342 miliardi, contro una media annua di circa 59,2 miliardi nel periodo 1963-1971. Gli appalti dell'ente gestione case per lavoratori corrispondono ali milioni 800 mila giornate lavorative, necessarie per la costruzione di 30 mila alloggi, comprese le opere di urbanizzazione. Se si considera che il fabbisogno annuo di appartamenti in Italia è di circa mezzo milione (senza contare l'accumulo degli arretrati), la Gescal copre poco più del 5 per cento delle necessità. Non è molto, ma si tratterebbe pur sempre di un'inversione della tendenza rinunciataria del tjttore pubblico nell'edilizia residenziale, denunciata da un rapporto del Censis — Centro studi investimenti sociali — in cui si afferma che il contributo pubblico alla costruzione di appartamenti è sceso dal 21,8" o del 1959 al 3,6"o del 1971. L'impegno della Gescal dovrebbe accentuarsi quest'anno, durante il quale l'ente prevede di dare appalti per 471 miliardi, «compresi 82,5 miliardi di gare andate deserte nel 1972 e da ripetere». Questa mancata aggiudicazione, secondo il comunicato ministeriale, è da imputarsi in parte alla lievitazione dei costi, in parte a difficoltà di ordine urbanistico e progettuale nelle grandi aree metropolitane: indisponibilità di aree, norme edilizie; carenze di fondi per le urbanizzazioni eccetera. Sono le stesse difficoltà, accentuate, che bloccano l'iniziativa privata. L'edilizia pubblica — ha aggiunto Briatico — dovrebbe poter costruire almeno 100 mila alloggi all'anno, per raggiungere una percentuale adeguata sul totale del fabbisogno residenziale, cioè il 20 per cento circa, come già era nel 1959 e che, in ogni caso, rimarrebbe ancora al di sotto della percentuale che si regisi ra in altri Paesi dell'Europa. Le previsioni non consentono di considerare questo traguardo vicino: 100 mila appartamenti significano 1200 miliardi d'investimenti — compresa una quota'a parte per costi di urbanizzazione a fondo perduto — cioè, osserva Briatico, più di quanto è stato stanziato per il primo triennio dal comitato di edilizia regionale. Secondo il Censis, il settore ' pubblico dovrebbe coprire almeno il 25 per cento del fabbisogno di abitazioni. E' un apporto che si può ottenere solo integrando gli stanziamenti effettivi con il reperimento di fondi sul mercato finanziario, soprattutto con il collocamento di prestiti obbligazionari. Una parte del risparmio privato, che prima si dirigeva direttamente all'investimento in abitazioni, dovrebbe essere orientato verso l'acquisto di titoli destinati a fz«eec—dtmzgstcètepmicll finanziare l'edilizia residenziale d'iniziativa pubblica. «Perché si possa operare un effettivo rilancio del settore edilizio nel suo complesso — conclude lo studio del Censis — occorrerà prevedere, quindi, una trasformazione strititurale dei modi di finanziamento dell'attività di costruzione, per soddisfare le esigenze finanziarie che il crescente peso dell'edilizia abitativa impone sul mercato dei capitali». Il ristagno dell'edilizia non è grave solo per ciò che il settore rappresenta, in termini economici e sociali, ma anche per i suoi effetti negativi su molti settori di attività. E' di ieri l'annuncio che nel 1972 l'industria del cemento ha utilizzato gli impianti solo al 78 per cento, percentuale al di sotto del limite di sicurezza, producendo poco più di 33 milioni di tonnellate di cemento, contro gli oltre 42 milioni che avrebbe potuto produrre. Si è registrato, tuttavia, un aumento di oltre il 4 per cento sul 1971, ma in buona parte grazie a un'esportazione pari al 3,3 per cento della produzione, un po' più di un milione di tonnellate. I consumi interni, invece, sono saliti appena del 2 per cento sul 1971, e si sono collocati — all'incirca per la stessa percentuale — ancora al disotto dei livelli del 1970. Mario Salvatorelli

Persone citate: Briatico

Luoghi citati: Europa, Italia, Roma