Fra i due giganti

Fra i due giganti Fra i due giganti L'accordo di tregua nel Vietnam stenla ancora ad attuarsi, ed c già tempo di altri negoziati, questa volta in Europa. A Vienna sono cominciati i colloqui preparatori, o esplorativi, sulla riduzione equilibrata delle forze della Nato e del Patto di Varsavia: un'altra lappa di quel passaggio, che Nixon auspicò e predisse al suo primo insediamento, dall'eia del confronto all'età delle trattative. E intanto si discute anche a Helsinki, in vista della Conferenza per la sicurezza e la coopcrazione europea, mentre fra americani e sovietici sta per riprendere il secondo round dei Salt, i colloqui sulla limitazione delle armi strategiche; si vuole infine che Henry Kissingcr, liberatosi della tragica querelle vietnamita, si accinga ad affrontare quella araboisraeliana, non meno drammatica e complessa. Il mondo cambia, e non in peggio. Ma i problemi da risolvere sono immani. Questo tentativo senza precedenti di un negoziato su scala planetaria non rillcttc, lino a prova contraria, una migliore natura dell'uomo o la caduta delle motivazioni consuete della lotta politica (l'interesse, il potere o, so si vuole, le diverse visioni del mondo) ; rillclte piuttosto la necessità di nuovi equilibri, che possono anche essere o diventare nuovi squilibri, se il negoziato non è equo e realistico, se non si basa su un severo raffronto tra le speranze e i dati della realtà. Alla radice di questo sommovimento ce soprattutto la volontà dell'America di rivedere c ridimensionare il suo compito nel mondo; c'è l'intenzione, teorizzata da Kissingcr e più volte proclamata da Nixon, di promuovere una nuova forma di slabilità internazionale, fondata non più sulla figura di un'America-gendarme, bensì su una serie di equilibri « regionali », possibilmente auiosuflieicnli. Ora il problema-chiave e se, e in quale misura, questa intenzione americana sia compatibile con la politica dell'altra superpotenza, l'Unione Sovietica: poiché, come scrive VEconomìst, « l'apparente disgelo nei rapporti Est-Ovest e i discorsi sulla parità strategica tra Russia e America hanno oscuralo il l'atto che la prima di queste potenze si espande mentre la seconda si contrae ». Il negoziato, o pre-negoziato, sulla riduzione delle forze in Europa, è un test importante, in questo senso. Esso nasce, appunto, da un'idea americana, effetto delle lunghe pressioni di una parte del Congresso. I sovietici insistevano invece per la convocazione di una Conferenza sulla sicurezza europea, dalla quale si attendevano, e si attendono, la codificazione dello status quo in Europa, cioè del loro predominio di fatto sui Paesi raggiunti dall'Armata Rossa alla fine della guerra contro il nazismo. L'assenso a un negoziato sulla riduzione delle forze fu il prezzo che essi dovettero pagare perché gli occidentali, a loro volla, dessero il via alla Conferenza sulla sicurezza ,(e fu ancora Kissingcr l'artefice del compromesso). Ma le manovre dilatorie inesse in atto nei giorni scorsi dimostrano come l'Urss non abbia ancora vinto l'antica diffidenza. . E tuttavia è proprio l'Urss che parte avvantaggiata. Basti pensare a questo dato di fatto: se una divisione sovietica si ritira dalla Germania Orientale, essa retrocede di qualche centinaio di chilometri lasciando dietro di sé uno spazio facile da ripercorrere; invece, una divisione americana che si ritiri dalla Germania Federale mette l'Atlantico fra se stessa e l'Europa. Inoltre i rapporti di forza attuali sono nettamente favorevoli ai blocco orientale (relativamente all'Europa centrale, che è il vero oggetto del negoziato, 750 mila uomini contro 550 mila, 65 divisioni contro 24, oltre che 16 mila carri armati contro 5500 e 4200 aerei contro

Persone citate: Henry Kissingcr, Nixon