Le scarpe costeranno più care Aumenti fino al 100 per cento?

Le scarpe costeranno più care Aumenti fino al 100 per cento? Lo annunciano le aziende produttrici Le scarpe costeranno più care Aumenti fino al 100 per cento? Il "ritocco" è imminente nel Sud - Saranno rincarate soprattutto le calzature di largo consumo, quelle attualmente in vendita a 10-12 mila lire -1 produttori affermano che le pelli grezze, importate dall'estero, diventano sempre più care (Dal nostro corrispondente) Palermo, 30 gennaio. Quanto prima le scarpe costeranno di più: si parla di rincari del 50 e addirittura del 100 per cento. Per salvarsi dalla crisi che ormai sarebbe galoppante, i calzaturieri hanno infatti in programma un considerevole aumento dei prezzi di vendita al dettaglio. Si comincerà nel Sud; per il mercato da Roma in su è solo questione di tempo: fra non molto i cartellini dei prezzi saranno ritoccati ovunque. « Prima o poi dovevamo ar¬ rivarci », dice a Palermo il cavaliere del lavoro Alfredo Spatafora, vicepresidente dell'Associazione nazionale dei commercianti di calzature e presidente dell'Associazione siciliana dei calzaturieri, che, nell'isola, raggruppa sia i negozianti sia i produttori. L'avv. Spatafora sostiene che la situazione è critica e che decine di migliaia di dipendenti corrono il rischio di perdere il posto per la chiusura di grandi, medie e piccole aziende, che in Italia sono circa quattromila. Soltanto in Sicilia le industrie che producono ognuna almeno 100 paia di scarpe il giorno sono parecchie decine, mentre si contano a centinaia quelle artigianali. Nel Paese la produzione di scarpe, negli ultimi anni, si è avvicinata ai 200 milioni di paia l'anno, ma il fabbisogno nazionale non supera gli 80 milioni, per cui oltre la metà della produzione dev'essere esportata. Ormai, da parecchi anni, alcuni Paesi, come la Germania o la Gran Bretagna, si sono orientati verso la produzione del tipo « all'italiana », sicché la concorrenza sui mercati esteri sta diventando spietata. « La crisi in cui ci troviamo, sostiene Spatafora, che possiede una catena di 46 punti di vendita, coinvolge un'infinità di imprese e non soltanto in Sicilia. Per esempio: a Napoli si produce mediamente almeno la metà delle scarpe femminili alla moda che si consumano annualmente in Italia. Che succederà a Napoli se la crisi non dovesse arrestarsi? Il mercato interno — su questo non vi sono dubbi — è saturo e siamo decisamente lontani dalla media annua prò capite degli Stati Uniti, che è di 5 paia a persona. In Italia se arriviamo a 2 e già tanto ». A determinare la crisi, secondo gli esperti, è soprattutto la chiusura del mercato internazionale delle pelli e delle conce. Dice Spatafora: «C'è una holding mondiale, per cui siamo costretti ad importare dalla Cina e soprattutto dall'India i grezzi degli ovo-caprini e dall'Argentina i grezzi bovini. I prezzi li fanno, perciò, lo Stato cinese e i grossisti indiani ed argentini. Noi non c'entriamo, se non nel senso che dobbiamo subire ». India ed Argentina hanno contingentato l'export dei grezzi sia per l'eccessivo depauperamento del parco zootecnico, per cui oggi si trovano nella necessità di programmare adeguatamente la produzione, sia per una forma di protezione delle industrie conciarie nazionali. Quindi, a parte gli elevati prezzi dei grezzi, c'è da aggiungere, osserva Spatafora, che ne arrivano sempre minori quantità. Non dovrebbero essere, comunque, le scarpe eleganti, quelle che già costano 25 e 30 mila lire il paio, a costare di più: gli aumenti riguarderanno le scarpe di più largo consumo che, grosso modo, attualmente costano sulle 1012 mila lire. Antonio Ravidà

Persone citate: Alfredo Spatafora, Antonio Ravidà, Spatafora