Il controllo dei prezzi di Mario Salvatorelli

Il controllo dei prezzi I nostri soldi Il controllo dei prezzi Dopo un mese di applicazione dell'Iva, e sci mesi di rincari eccezionali che — se continuassero nella stcs» sa misura — porterebbero l'aumento del costo della vita a oltre 1*11 per cento in un anno, sono entrate in azione le squadre di ispettori e vigili urbani incaricate di controllare i prezzi. Non sono una novità; ma prima dovevano vigilare solo sui prodotti «amministrati» dal Cip, mentre oggi li sorvegliano tutti. Dipendono, come ieri, dai prefetti, in quanto presidenti dei Comitati provinciali prezzi; questi a loro volta sono diramazioni del Cip, il Comitato interministeriale dei prezzi. Se si risale ancora, si trova che il Cip è presieduto dal ministro dell'Industria, Commercio e Artigianato e prende gli ordini dal Cipc, il Comitato interministeriale per la programmazione economica: in pratica, quindi, dal governo. La fragile piramide Questa piramide, il cui vertice ucca il potere esecutivo, ha una base che si estende su tutto il Paese; ina, vista da vicino, è piuttosto fragile: a Roma gli uomini addetti al controllo dei prezzi sono ventuno. Giorni fa, in occasione d'una delle tante rivoluzioni del traffico, relativa in questo caso alla zona della stazione centrale, contammo tra Santa Maria Maggiore e Termini, in 200 metri quadrati, venticinque agenti tra vigili urbani e polizia della strada, impegnati a far girare le auto sui nuovi percorsi, come cavalli ammaestrati in un circo equestre. Erano, dunque, quattro uomini in più di quelli che dovrebbero controllare i circa 25 mila negozi di generi alimentari, i 30 mila di non alimentari, gli oltre 10 mila ambulanti, i 2 mila commercianti all'ingrosso, i 4 mila ristoranti e trattorie, i 5 mila bar della capitale; e si tenga presente che il territorio del Comune è piuttosto vasto: si estende fino al litorale di Ostia, a 25 chilometri da Piazza Venezia. L'operazione «controllo prezzi » c scattata ufficialmente una settimana fa, quando a questi ventun uomini è giunta una lettera del prefetto, Giovanni Ravalli, che li incaricava, tutti insieme e ciascuno singolarmente, « di controllare la normale formazione dei prezzi, anche sotto il profdo della corretta applicazione dell'Iva ». La lettera dava esecuzione alla circolare che, su invito del Cipe, il presidente del Cip ha mandato all'inizio dell'anno a tutti i prefetti d'Italia. Ottima iniziativa, ma che non può avere effetti pratici, se la si deve attuare con questi organici. Le squadre anti-fre-de sono pattuglie inviate allo sbaraglio contro un esercito sterminato, e per di più sono senz'armi. Infatti non hanno poteri per intervenire direttamente; se accertano che la formazione dei prezzi non è « normale » e che l'applicazione dell'Iva non è « corretta », si devono limitare a « riferire genericamente i risultati dell'accertamento, per l'ulteriore inoltro allo speciale ufficio controllo prezzi istituito presso la prefettura ». Anche se facessero miracoli, non potrebbero in alcun modo influire sull'andamento dei prezzi. La distribuzione C'è da chiedersi, a questo punto, se non sarebbe più efficace concentrare i controlli sui nodi della distribuzione, dove scattano i semafori che bloccano o danno via libera agli aumenti. Posti sotto sorveglianza continua i punti di vendita all'ingrosso, sarebbe più agevole, in caso di rincari anormali, risalire da una parte a monte, all'origine stessa dei prodotti, dall'altra provvedere che i rincari netti s'ingigantiscano a valle. Le anomalie della distribuzione sono note, per quanto si riferisce all'oligopolio del commercio all'ingrosso e alla polverizzazione di quello al minuto. Altre, meno notg, sono state segnalate più volle, per i provvedimenti del caso, il segretario dell'Unione nazionale consumatori, Vincenzo Dona, ricorda che i consumatori italiani « comprano » ogni anno cassette di legno per 150170 miliardi di lire, naturalmente senza saperlo, né volerlo, solo per la pratica di vendere gli ortofrutticoli « a tara merce ». Un'altra pratica che ha effetti moltiplicativi sui prezzi, oltre al suo impatto diretto sui costi, è quella della provvigione che spetta ai commissionari e ai mandatari operan- b1p1sstscrmllspctitnbdldnfpuddlccti sui mercati all'ingrosso. In base al decreto ministeriale del 10 giugno 1959, la provvigione può arrivare a un massimo del 10 per cento e viene calcolata sul prezzo di vendita, anziché su quello pagato ai produttori. Ciò significa, limitandoci sempre ai prodotti ortofrutticoli, 10 miliardi l'anno a Torino, 12 a Milano, 15 a Roma, che rientrano nei 1400 miliardi spesi ogni anno in Italia per frutta e verdura, cassette comprese. Ma, ciò che è peggio (essendo la provvigione calcolata sul prezzo di vendita), il grossista non ha alcun interesse a frenare i rincari. A suo tempo, prima dell'entrala in vigore dell'Iva, l'Unione consumatori propose di abbassare al 5 per cento il tetto della provvigione e di calcolarlo sul prezzo pagato ai produttori. Naturalmente, non se ne fece nulla. Come non si fece nulla della proposta di ripristinare l'obbligo di fornire un prodotto analogo, anche se di prezzo superiore, se non è disponibile quello soggetto al listino fissato dal Cip. E' il caso, quest'ultimo, del pane, che viene prodotto in quantità minima nel tipo e nella qualità « amministrati », per cui il negoziante è libero di vendere, e il consumatore è obbligato ad acquistare pane più costoso. E' vero che il consumo di pane, di pasta e degli altri cereali — che diminuisce costantemente — rappresenta una spesa di circa 700 lire la settimana per ogni componente delle famiglie italiane, contro 1800 lire per le carni, ma la media non fa testo per tutti. Le cifre sono relativamente piccole, se riferite ai consumi prò capite: s'ingigantiscono quando abbracciano l'intera collettività nazionale. Per le carni, per esempio, abbiamo superato la spesa di 5000 miliardi l'anno, più del fatturato di qualsiasi settore industriale del Paese. Di fronte a questo gigantesco movimento di denaro, le pattuglie anti-frode, con la loro sproporzione di uomini e di mezzi, fanno impallidire per eroismo qualsiasi confronto tra i Davide e i Golia della storia. Mario Salvatorelli

Persone citate: Giovanni Ravalli, Golia, Vincenzo Dona

Luoghi citati: Italia, Milano, Roma, Torino