E' ancora viva PIge in Italia

E' ancora viva PIge in Italia All'Ufficio del Registro E' ancora viva PIge in Italia L'imposta sull'entrata è stata abolita dal T gennaio, ma la relativa disposizione non è stata inoltrata a tutti gli uffici (Nostro servizio particolare) Roma, 29 gennaio. Abolita per legge dal primo gennaio, anagiaficamente defunta, ITge è invece ancora materialmente in vita, in un ufficio dello Stato tutt'altro che periferico o secondario. Al « Registro » di Roma, infatti, sui contratti d'affitto ancora oggi si stampiglia la dicitura « Ige evasa», con tutti gli aggi annessi che erano legalmente in vigore solo sino al 31 dicembre scorso. Quest'ufficio, ai contribuenti esterrefatti, risponde di non aver ricevuto disposizioni di modifica. Questa sopravvivenza delITge solo per caso non comporta un danno economico per i cittadini: la somma che è fatta pagare, con bella timbratura, è identica a quella | che si deve pagare dal pri10 gennaio. Difatti sulla registrazione dei contratti d'affitto dal primo gennaio non si deve pagare l'Iva, bensì la sola imposta di registro, riformata insieme con altre vecchie imposte dalla nuova legislazione sui tributi indiretti, nella misura del 2 per cento (ridotta a 0,5 per cen'to per i fitti rustici). Il decreto applicativo dell'imposta di registro riformata è stato firmato insieme con quello dell'Iva e insieme pubblicato sulla « Gazzetta Ufficiale» dell'I 1 novembre. La conseguenza pratica del suo mancato inoltro ministeriale agli uffici del registro è che i contribuenti, vedendo , ancora applicata ITge dallo Stato, sentendo che pubblici dipendenti ancora sono disinformati, ne traggono conclusioni negative, non solo sul piano psicologico: se è in difetto lo Stato, chi oserà perseguire il difetto d'un operatore privato? La consapevolezza di una simile verità è ormai diffusa: uno speciale nucleo a Roma è stato incaricato dal ' prefetto di eseguire i controlli di stimolo per la corretta applicazione dell'Iva nei negozi (60 mila negozi nella provincia). Sono già stati -trasmessi al prefetto decine di rapporti, dopo controlli eseguiti sulla base di segnalazioni giunte dai consumatori. Molti di questi rapporti sono stati pubblicati stamane da un quotidiano romano, che fa anche i nomi delle imprese alimentari nazionali chiamate in causa. In sostali za le ispezioni di Roma provano: ci sono stati aumenti « all'ingrosso » tra il 5 e il 10 per cento per i pezzi di ricambio delle auto, più Iva del 12 per cento; aumenti per grandi marche di olio, pasta, riso sino all'8 per cento (e tra Ige e Iva vi dovevano essere diminuzioni); annuncio di aumenti decisi da altre Case queste ultime non ancora menzionate. I « rilevatori statistici » del prefetto (in effetti essi stanno propriamente svolgendo un'indagine statistica, che appare nettamente divergente da altre rilevazioni ufficiali) affermano, anche, che attualmente i negozianti i quali hanno acquistato a prezzi maggiorati ancora non trasferiscono per intero gli aumenti sul consumatore perché molti loro concorrenti stanno vendendo, ai vecchi prezzi, generi di consumo acquistati in dicembre. I « rilevatori » aggiungono di ritenere che gli aumenti verranno scaglionati nel tempo. Tutte queste sono notizie negative nei riflessi del provvedimento di politica economica che il governo presenterà in febbraio. Esso sostanzialmente si fonderà sulla riduzione degli oneri sociali gravanti sulle imprese, ma condizionata alla stabilità dei loro prezzi di vendita, salvo cause oggettive di rincaro. Poiché il provvedimento governativo giungerà dopo la firma dei principali contratti di lavoro, le cause oggettive di rincaro potranno dipendere solo dal livello del;e materie prime estere e dalla contingenza, che è determinata dall'andamento dei prezzi al consumo. Ove l'applicazione dell'Iva fosse stata rigorosa anche in Italia comportando perciò, come all'estero, aumenti al consumo immediati, pur se ampi, r.alvo riduzioni successive, il « blocco » dei prezzi, che sarà inserito nell'imminente provvedimento di fiscalizzazione, apparirebbe più promettente, perché applicato « dopo » e non « prima » degli aumenti al dettaglio, che faranno muovere la scala mobile alle scadenze trimestrali di maggio e agosto. La manovra di defiscalizzazione agirà sulla massa retributiva, la quale rappresenta, mediamente, un terzo dei costi aziendali. Nelle retribuzioni gli oneri sociali pesano per quasi il 90 per cento. Una loro ipotetica defiscalizzazione del 20 per cento (che corrisponderebbe a mille miliardi in meno di entrate sta¬ tascaccfindtarpsrbc"snpfdprtsvomt tali), comporterebbe un « risparmio » d'impresa del 3 per cento. Eventuali 10 punti di aumento della contingenza costerebbero alle aziende circa altrettanto. Per essere efficace il provvedimento economico del governo dovrà dunque conseguire immediatamente i suoi scopi, muovere all'istante investimenti e produttività sufficienti a riassorbire i rincari delle materie prime e della scala mobile. Occorre, quindi, la più completa stasi sindacale.

Luoghi citati: Italia, Roma