Clown e bimbi crudeli nell'opera di Arrabal
Clown e bimbi crudeli nell'opera di Arrabal "Fando e Lis" al Gobetti Clown e bimbi crudeli nell'opera di Arrabal Fando e Lis, in scena dall'altra sera al Gobetti per la stagione fuori abbonamento dello Stabile, è la terza commedia di Fernando Arrabal. Composta tra il '55 e il '56, risente, evidentemente, dell'influsso di Ionesco e di Beckett: il suo autore ha già visto En attendant Godot. Ma anche II triciclo, scritta nel '53 a pochi mesi dalla «prima » di Godot, si direbbe sotto il segno del grande irlandese. Eppure Arrabal non conosceva allora Beckett, nemmeno di nome e, confondendolo col poeta spagnolo Bécquer. rimaneva assai stupito di essere in qualche modo accomunato al suo illustre connazionale. Le sue sole e approfondite letture erano state, sino ai vent'anni, Dostoevskij e Kafka. E si vede, anche in questa commedia: i tre vagabondi, eternamente in cammino verso la città di Tar, mitica e irraggiungibile non meno del misterioso Godot, discendono senza dubbio dai clowns beckettiani, ma non i due protagonisti (anch'essi in viaggio per Tar sebbene si ritrovino sempre al punto di partenza), che potrebbero anche essere, come vorrebbe Arrabai, un Romeo e una Giulietta di oggi se non fossero in tutto per tutto, tranne che nell'aspetto, due bimbi crudeli e anche sadici. Fando tratta e maltratta Lis come un giocattolo, sino a distruggerla, e Lis, paralizzata su una carrozzina, lo subisce, ma anche lo aizza tra dolcissime effusioni e ferocissime cerimonie. Arrabal ha ormai quarant'anni, scrive e pubblica in francese (e come potrebbe, nella sua lingua e nel suo paese?), il suo teatro ha preso altre strade sfrenandosi in un ritualismo e in un erotismo baroccheggianti. Ma il seme, e oggi è agevole rintracciarlo, già c'era in queste sue prime commedie, ingenue e sfrontate, querule e animose, tra l'insensatezza e 17jM7nour nero, che solo per comodità, e più per certi caratteri esteriori che per l'intima sostanza, vanno ancora sotto l'etichetta di un teatro dell'assurdo che per abbracciare tutti rischia di non abbracciare più nessuno. Fando e Lis era già stata rappresentata a Torino, quasi sei anni fa, dal benemerito Teatro delle Dieci. La compagnia dei « Teatranti » di Milano l'ha ripresa in un'ediz.one diretta da due «coordinatori», Franco Ponzoni e Sonia Co velli, che sembrano aver tenuto conto dell'evoluzione del teatro arrabaliano: Silvia Arzuffi, ad esempio, mette nel personaggio di Lis ima punta di cattiveria che ci sta bene e contrasta a meraviglia col suo angelico aspetto di bionda pupattola. E un clown romanticamente atteggiato è Marino Campanaro nella parte di Fando, mentre il Ponzoni, Carlo Colombo e Gero Caldarelli (che è, per chi non lo sa, un eccellente mimo: peccato che da noi non si possa campare soltanto con la pantomima) formano l'inappuntabile terzetto dei tre clochards. Questi « Teatranti » insomma dimostrano una buona preparazione, hanno già un loro stile (è il contributo di Gero?), e meriterebbero un pubblico più numeroso di quello, sparuto, che li ha applauditi alla prima. Gli spettatori torinesi si facciano coraggio: i « Teatranti », in provincia, hanno riempito i tea- tri- a. bl.
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