Tra Mosca e gli Usa di Paolo Garimberti

Tra Mosca e gli Usa ANALISI Tra Mosca e gli Usa (L'armistizio nel Vietnam può significare il ritorno alla reciproca fiducia) \(Dal nostro corrispondente) Mosca. 27 gennaio. «Bisogtia sottolineare con qia più grande chiarezza — jjftveva detto Leonid Breznev B 21 dicembre, parlando dalpa, tribuna del Palazzo dei ^Congressi al Cremlino — che mello sviluppo delle relazioni 'Isovieto-americane molto dispenderà dall'evoluzione degli ^avvenimenti nell'immediato vfuturo e, in particolare, dalH'indirizzo che prenderà il : problema della cessazione ideila guerra nel Vietnam». I rappresentanti di quasi cento partiti comunisti 'mancavano soltanto i cinesi e gli albanesi), riuniti a Mosca per celebrare il giubileo dell'Unione Sovietica, approvarono : con un lungo applauso l'impegno solenne del quale erano, al tempo stesso, testimoni e destinatari. Breznev non aveva voluto soltanto cancellare nel «partiti fratelli» il sospetto, insinuato dai cinesi, di una collusione con gli Stati Uniti allespalle del Vietnam. Egli aveva rieposto anche a quei dirigenti del pcus che, dopo essersi opposti senza successo alla visita di Nixon a Mosca sette mesi prima, lo accusavano ora di eccessiva indulgenza verso la politica americana in Indocina (pochi giorni prima, Nixon aveva ordinato la ripresa dei bombordamenti sul Vietnam del Nord). Per capire gli effetti della Questione vietnamita sulle relazioni sovietonamericane e sulla politica interna sovietica occorre risalire al «vertice» di maggio. Era stato Breznev, sopra tutti i dirigenti sovietici, a volere quell'incontro, sebbene Nixon, dodici giorni prima, avesse lanciato ixAS, drammatica sfida all'Unione Sovietica ordinando il blocco del porti nordvietnamiti. Breznev aveva domato l'opposizione interna ottenendo dal Comitato centrale, a soli tre giorni dall'arrivo di Nixon, l'autorizzazione a acontinuare nella linea di politica estera intrapresa». H «vertice» aveva dato molti risultati pubblici — compreso lo storico accordo sulla limitazione degli arsenali strategici delle due grandi potenze ,— ma anche un risultato segreto. Come si seppe soltanto mesi dopo, Nixon si era impegnato con Breznev a cercare entro l'anno una soluzioni! ai conflitto vietnamita e a i:on riprendere più i bombardamenti sul Vietnam del Nord. Oggi che l'accordo di pace è stato firmato a Parigi, si può dire che Breznev ha fatto una mossa abile il 21 dicembre. La Pravda ha definito il raggiungimento dell'accordo «un'importante manifestazione di realismo politico 'nello sviluppo dei rapporti internazionali». Ma la cessazione delle ostilità nel Vietnam non significa il completo superamento della crisi di fiducia apertasi ' negli ultimi due mesi tra Mosca e Washington. Altre deci' sioni di Nixon sono state crii ticate, in pubblico o in priva1 to, dagli osservatori sovietici | come violazioni se non della I lettera, almeno dello spirito I degli accordi di maggio. I 1) Il mancato accordo sul I gas (per il quale era previI sto un contratto di diversi I miliardi di dollari). Gli Stati I Uniti hanno fatto sapere all' l'Unione Sovietica che una I decisione potrà essere presa I a questo proposito soltanto j dopo che saranno conclusi I gli studi sui bisogni energetiI ci americani nel prossimo decennio. 2) La sostituzione del miniI stro del Commercio Estero ; americano Peter Peterson. ' Egli aveva negoziato l'accordo commerciale spvieto-americano e l'accordo per il gas ed era considerato dai sovietici un interlocutore leale e di fiducia. 3) La sostituzione di Gerard Smith con Alexis Johnson alla testa della delegazione americana per la seconda fase del negoziato Salt, che, apertasi a Ginevra il 21 novembre, riprenderà, dopo una pausa di due m^si, il 27 febbraio. Smith godeva, come Peterson, della fiducia dei sovietici, che si era conquistata in tre anni di negoziati, conclusisi il 26 maggio a Mosca con la solenne firma dell'accordo Salt-1 da parte di Breznev e Nixon. Le sostituzioni di Peterson e di Smith vengono giudicate dai sovietici come una « grave mancanza di riguardo » nei loro confronti. Tuttavia, di questa situazione di scontento la questione del Vietnam, come ha detto Breznev, era l'unico, vero detonatore. Disinnescata questa miccia, la minaccia di esplosioni sembra ora sensibilmente ridotta. Paolo Garimberti ggcC