Il capo della polizia a Milano per le indagini Teste: chi sparò era in borghese con l'elmetto di Giampaolo Pansa

Il capo della polizia a Milano per le indagini Teste: chi sparò era in borghese con l'elmetto I colpi di pistola contro gli studenti davanti alla "Bocconi,, Il capo della polizia a Milano per le indagini Teste: chi sparò era in borghese con l'elmetto Vicari ha interrogato tutti gli uomini della polizia presenti agli scontri - In via ufficiosa si sa che quelli in borghese erano sei, quattro armati - Un secondo testimone (impiegato di banca) spiega a un giornale come avvenne la sparatoria - Il primo teste conferma al giudice la sua versione - Impossibile interrogare l'agente che secondo la polizia ha tirato i colpi di pistola; secondo il medico è in preda a un "blocco psichico" - Moribondo lo studente Il "gennaio caldo,, di Milano: otto attentati, sei battaglie, una decina di aggressioni (Dal nostro inviato speciale) Milano, 27 gennaio. « L'uomo in borghese che sparava c'era, quella sera davanti alla "Bocconi", e io l'ho visto — dice l'avvocato Marcello Della Valle —. Non so in quale direzione tirasse con la pistola, se in alto o in basso, ma ricordo bene che quell'uomo si trovava dalla parte dove stavano gli agenti ed era rivolto verso i dimostranti». «Ma è proprio sicuro che fosse in borghese? — chiede un cronista — non poteva essere un agente senza elmetto, che lei ha scambiato per un civile? ». L'avvocato si stringe nelle spalle: « Se dico che era vestito in borghese, dico in borghese. Lei com'è vestito? E' in borghese, no?». L'avvocato Della Valle è un giovane funzionario dell'avvocatura dello Stato, e abita in via Sarfatti 86, sul posto dello scontro. Parla con calma nel corridoio della procura della Repubblica..E' stato appena interrogato dal sostituto Pivotti che conduce l'inchiesta sulla tragica serata della « Bocconi ». Ieri si diceva che il legale avesse anche indicato il colore del cappotto dell'uomo con la pistola (grigio). Ma oggi il teste non vuole aggiungere altro, il segreto istruttorio gli impone il silenzio. E così Della Valle se ne va, mentre Pivotti continua il suo lavoro barricato in ufficio, e mentre a palazzo di Giustizia arrivano nuove voci di altri testi che avrebbero visto « un civile sparare ». Questi testi, per ora, non hanno un nome, tranne uno: Italo Di Silvio, 37 anni, impiegato di banca, sposato. Abita in via Garofalo 19, ma quel giorno era andato dalla madre, in via Bocconi 24. Scovato da un quotidiano della sera, dice d'aver assistito agli incidenti da una finestra, e così racconta: « Un centinaio di studenti occupavano la strada. Li vidi attaccare per primi, con bottiglie molotov e cubetti di porfido. Una bottiglia incendiaria finì sul telone di una camionetta. Vidi l'autista (è l'agente Gallo) scendere correndo, ma non lo vidi sparare ». «A questo punto — continua Di Silvio — notai al centro dell'incrocio, fra via Bocconi e via Sarfatti. un uomo in borghese, alto poco meno dì un metro e 70. corporatura magra, mezz'età, circa 45 anni. Indossava un cappotto scuro, nero o forse marrone, e sulla testa aveva un casco o un elmetto grigioverde. Quell'uomo estrasse la pistola dalla tasca destra e sparò un colpo, quasi ad altezza d'uomo. Non potrei dire se sia stato quel colpo a raggiungere lo studente Franceschi. Dopo poco, scorsi alcuni poliziotti che portavano l'agente di prima, il Gallo, al gippone. Tutto è durato pochi minuti... ». L'impiegato avrebbe visto tutto questo da una finestra del secondo piano e, se il resoconto di chi l'ha scovato è preciso, ricorda con impressionante nitidezza (.ti Potrei anche riconoscere quell'uomo», ha dichiarato). Il giudice Pivotti non l'ha ancora sentito, ma certamente lo' interrogherà, anche per mettere a confronto la sua testimonianza con quella dell'avvocato Della Valle. I due racconti, infatti, divergono su un elemento non da poco. Della Valle parla di un « uomo in borghese ». Di Silvio di un uomo in borghese « con in testa un casco o un elmetto ». Il civile scorto dall'avvocato potrebbe essere chiunque, al limite anche un provocatore infiltratosi tra gli agenti. Ma se è Di Silvio ad aver visto bene, la tesi che a sparare sugli studenti sia stato (oltre all'agente Gallo) «anche» un funzionario di polizia risulterebbe rafforzata: non pochi funzionari, pur essendo in borghese, portano con sé l'elmetto nei servizi di ordine pubblico. Per ora, è inutile chiedere conferme ad altre fonti. L'unica notizia che si è saputa stamane è che il «misterioso fermato » di quella sera è un fotoreporter, notissimo a Milano, che si trovava sul posto e che fu bloccato per qualche minuto dagli agenti perché fotografava. Della Valle ha escluso, come era prevedibile, che sia lui il borghese con la pistola. Per il resto, palazzo di giustizia tace. Anche il nuovo procuratore capo della Repubblica, Giuseppe Micale, ha offerto ai cronisti solo il suo riserbo, un riserbo persino più ferreo di quello del predecessore, De Peppo. Interrogato a ripetizione, si è difeso sgranando un rosario di « non so », « dobbiamo aspettare », « non posso », « si sta indagando », « bisogna controllare ì racconti dei testi »... Silenzio anche in questura, dove nel pomeriggio è arrivato il capo della polizia Vicari. In via ufficiosa, si vengono poi a sapere le seguenti cose. A sparare « almeno due colpi », è stato soltanto l'agente Gallo. Altre due rivoltellate le ha tirate, « ma in aria », il vice-brigadiere Puglisi. Entrambi erano in divisa. Gli uomini in borghese davanti alla « Bocconi » erano sei: i due vice-questori Paolella e Cardile (non armati), due guardie dell'ufficio politico e due appuntati del commissariato Ticinese, questi ultimi quattro armati. Le loro pistole e tutte le rivoltelle degli agenti impegnati (parte calibro 7,65 e parte calibro 9) sono a disposizione del magistrato per le perizie. Ieri in questura è sta: to fatto un supplemento d'indagine, con interrogatorio di tutti gli uomini (agenti, ufficiali, funzionari) presenti dinanzi all'Università, ma sull'esito di questa inchiesta «interna » c'è il buio più assoluto. Questo buio autorizza a scrivere che le autorità di polizia restano attestate, almeno sino a stasera, sulla tesi originaria: sparatoria dell'agente Gallo terrorizzato dal lancio delle molotov e dal fuoco sulla sua camionetta. La guardia non è stata ancora sentita dal magistrato. Stamane il medico che lo ha accolto al Policlinico, il dott. Giovan Battista Colombo, ha informato il sostituto procuratore che la guardia è in preda ad un « òZocco psichico » e per ora non è in condizioni di affrontare un interrogatorio. Vedremo se la tesi che lo vede unico responsabile della tragedia muterà dopo la terza indagine « interna » condotta, questa volta, dal capo della polizia, che in serata sta riascoltando i sei uomini in borghese in servizio dinanzi alla «Bocconi». Nel riserbo di magistratura e polizia, si levano più alte le voci della polemica. Il gruppo di avvocati di sinistra raccolto nel « Comitato di difesa e lotta contro la repressione » ha diffuso una dichiarazione durissima contro la questura e la Procura, accusate di « furto di imputato ». L'imputato «sottratto» sareb¬ br be l'agente Gallo, la cui capacità di intendere e di volere « deve essere accertata da un perito nominato dall'autorità giudiziaria con le garanzie di legge». Invece l'agente, dice il «Comitato», indicato «come responsabile di un reato per il quale la carcerazione preventiva e obbligatoria», viene « sottratto alla giustizia», visto che la Procura si rifiuta di emettere l'ordine di cattura e anzi «rilascia preconcette dichiarazioni di fede nella menzognera versione poliziesca ». Milano, intanto, aspetta di conoscere la verità. E' un sabato tranquillo, salvo una sparatoria di fascisti a Lodi e il pestaggio di una commessa in centro, sempre per opera dei « neri », di cui parliamo a parte. Lo studente Franceschi per l'anagrafe non è ancora morto. E nei giornali si compilano le statistiche di questo gennaio di violenza che vede in battaglia ormai quotidiana gruppi avventuristici di estrema sinistra e picchiatori neofascisti: quattro attentati con «molotov», quattro attentati con esplosivi, sei battaglie di strada contro, la polizia e ben undici aggressioni personali. Milano deve davvero diventare una seconda, gigantesca Reggio Calabria? Giampaolo Pansa

Luoghi citati: Lodi, Milano, Reggio Calabria