Sussulti a Kartum di Ferdinando Vegas

Sussulti a Kartum ANALISI Sussulti a Kartum Il fallito colpo dei militari contro il regime del generale Numeiri è solo l'ultimo, in órdine di tempo, dei sussulti che periodicamente scuotono il Sudan da quando Numeiri si è impadronito del potere, anch'egli con un colpo di Stato, il 25 marzo 1969. Ma probabilmente la serie dei colpi continuerà. Il corso del regime di Numeiri si può dividere in due periodi, separati dai tragici avvenimenti del luglio 1971. Inizialmente Numeiri si era Qualificato come progressista e socialista, secondo una fraseologia generica ormai collaudata: voleva avviare una «lotta decisiva contro la reazione e l'imperialismo», porré il Sudan sulla «strada della libertà e del socialismo». Il generale, anzi, per giungere al potere, si era appoggiato anche ai comunisti e li aveva rimeritati con l'assegnazione di alcuni ministeri. . La collocazione a sinistra del regime sembrava convalidata dalla lotta subito intrapresa contro i «movimenti reazionari», cioè la «Fratellanza Musulmana» e le sette religiose, pur esse musulmane, che nella storia e nella realtà attuale del Sudan hanno svolto e svolgono un ruolo del tutto particolare e importante. Cosi, nel marzo del 1970, le truppe governative uccisero l'Imam Al Rahman, il Mahdi, capo della potente setta Ansar, mentre tentava di rifugiarsi in Etiopia dopo un suo fallito tentativo contro le forze regolari. Ma gli avvenimenti più gravi, tragici come si è detto, accaddero nel luglio del 1971 allorché, in appena tre giorni, ,dal 19 al 22, Numeiri fu dapprima esautorato da un colpo militare e poi, con un controcolpo, riprese saldamente il potere. Non è ancora stabilito esattamente fino a che punto i dirigenti del partito comunista (molto esteso e consolidato nel Sudan) fossero implicati nel complotto contro Numeiri. Anche se non l'avevano organizzato, ne erano a conoscenza, lo favorivano, speravano comunque di trarne vantaggio? La rottura tra Numeiri e i comunisti era già avvenuta da qualche mese: i ministri comunisti, tranne uno, e gli alti funzionari erano stati allontana- ti; il 12 febbraio Numeiri aveva proclamato che «da oggi tutti coloro che si chiamano comunisti... saranno schiacciati e distrutti». La minaccia fu attuata da Numeiri, appena ebbe riafferrato il potere, con una feroce, sanguinosa vendetta; furono giustiziati, fra gli altri, il segretario generale del partito comunista, Mahgoub, e il segretario generale dei sindacati, El Sheik, personalità stimate e rispettate anche all'estero (il secondo nella sua qualità di vice presidente della Federazione mondiale dei Sindacati). Da allora il regime consiste sempre più nella dittatura personale di Numeiri. La crisi del 1971 portò alla rottura di fatto dei rapporti con Mosca, accusata di connivenza con i comunisti sudanesi. Si rafforzarono, invece, i legami con la Libia sulla base dell'anticomunismo; tuttavia il Sudan non entrò a far parte della federazione tra Libia, Egitto e Siria. I rapporti con l'Egitto, anzi, tra il settembre e l'ottobre del 1972 sono divenuti molto tesi. Probabilmente questa frizione tra Sudan, da un lato, Egitto e Libia (con la quale pure i rapporti si sono guastati) dall'altro, è il contraccolpo della politica di «africanizzazione» impostata di recente da Numeiri. Paese a cavallo tra il mondo arabo e il mondo africano, il Sudan ha rivolto il suo interesse all'Africa dopo la composizione (accordo di Addis Abeba del febbraio 1972) del lungo conflitto con le popolazioni negre, animiste o cattoliche, del Sudan meridionale, alle quali è stato concesso un regime di autonomia: l'unico merito che Numeiri possa vantare. Ferdinando Vegas