Sposa vestita di carta

Sposa vestita di carta PARIGI: CONCLUSE LE SFILATE DI MODA Sposa vestita di carta Le divertenti creazioni di Paco Rabanne, che porta la nota della fantasia, in polemica con la "haute couture" - Un altro ribelle, Feraucl, rilancia la mini, accostandovi grandi gonne (Nostro servìzio particolarej Parigi, 26 gennaio. L'abito da sposa di Paco Rabanne è di un bianco gessoso. A toccarlo sembra di carta, quella con grosse trame, venuta dal Giappone che divide l'una dall'altra le preziose litografie degli artisti, negli album che ne raccolgono l'opera grafica. E la carta, pressata insieme ad una fibra sintetica che la rende lavabile, c"è davvero negli abiti proposti da Rabanne per l'estate 1973. Ma tutto ciò che resta d'un materiale così eterogeneo nel mondo dell'abbigliamento, è l'impressione di rigidezza. La sposa di maggio il suo vestito di carta può indossarlo benissimo, non si tratta d'un prototipo in gesso da realizzare in faille o organza. Semmai bisognerà che stabilisca dove vuole sposarsi, perché la grande gonna a volants stile Carmen Miranda, non ha corpino, ma soltanto una fascia increspata sul seno e non vale certo il grande scialle a ruche per velare l'insieme: la sposa stringe nelle mani un rigido bouquet di fiori sempre in carta, uguali alla corolla fissata ad un anello da tendine, che sostituisce, ai suo dito, quello di fidanzamento. Se la descrizione di questa sposa è così particolareggiata, il motivo c'è una volta tanto, invece di inseguire con 10 sguardo il modello che si anima un attimo e scompare sostituito dal prossimo, nelle nutrite sfilate delle collezioni, lo abbiamo dinanzi agli occhi per tutto il tempo che si vuole, indossato da calvi manichini in maiolica bianca. Paco Rabanne vuole attuare ad intervalli ben dosati le sue rivoluzioni particolari: il sarto del metallo, l'autore di abiti in alluminio, maglie di rame e loriche in nastri di plastica, ha sostituito la sfilata con un'esposizione di ventini modelli su altrettanti manichini surrealisti. L'effetto è un po' raggelante ma utile. Custode della strana mostra, in un silenzio da vero museo, un'indossatrice in carne e ossa, naturalmente abbigliata Rabanne, lunga gonna in tela, maglietta a righe colorate, uguale allo short nascosto sotto la gonna, proprio come 11 manichino numero tre. Paco Rabanne è polemico non da ieri con l'alta moda: i vestiti si creano con gli strumenti da orefice e da scultore o con le forbici e la colla, devono essere indistruttibili, vedi la plastica o da consumare subito, vedi la carta. Un bel mucchietto appallonato e via. Soprattutto devono essere divertenti. Che ci si possa mascherare con queste gonne messicane a più piani, con volants sfrangiati come le guarnizioni di carta che si mettevano sui ripiani del buffet, prima che inventassero la formica, è innegabile; un travestimento per folli sere estive, che ha il suo corrispondente nell'abito in plastica pesante, proprio quella che ora ricopre molti terrazzi a difesa dello smog: grande gonna a ombrello e corpetto formato da tanti dischetti sempre in plastica, ma spessa e dura quanto trasparente, provvisti di cinque fori, sovrammessi o lasciati liberi in guarnizione, dai so liti anellini da tendina. Su calzemaglia nere la donna di Rabanne si infila un fourreau di altri pezzi colorati in plastica, intessuti in una maglia metallica. Sugli shorts grandi cappottoni con un immenso unico quanto superfluo bottone, turbanti con fiori turbolenti si gonfiano su abitini in tela di colore spento. E' il trionfo dell'imitazione, in chiave grottesca, dei riti dell'alta moda, è l'orgoglio del materiale sostitutivo dei tessuti e della pelle: falsa renna per la redingote spigolata di un vago sapore medievale, falso leopardo per borsette, queste sì molto bel¬ rseite, queste si mono oei- le. Per i sandali si passa dal Messico all'Oriente: in legno laccato rossi, gialli, bianchi hanno liste di plastica tra¬ nanno uste ai plastica tra- sparente e si presume facciano un gran rumore. Rabanne resta un isolato nel mondo dell'alta moda francese. Per spirito eversivo gli si accosta soltanto Feraud che ha proposto un'beffardo recupero della mini, ma vi ha accostato le grandi gonne stile Filadelfia, facendole indossare ad una bella negretta di forme scultoree. L'humour caratteristico della haute couture parigina ha lasciato il posto al generale ritorno verso dimenticate eleganze; quasi si volesse, nel lento ma deciso scomparire della mano d'opera votata ai sacrifici dell'agoi dare un saggio di quanto si può ottenere con la pazienza e la ricerca del dettaglio. Non si contano le nervature, le impunture, le incrostazioni, gli inserti, i fiori di stoffa, i segreti di laboratorio per gli attacchi delle maniche. Si affermano l'abito traducibile in giorni e giorni di lavoro e tutta una sequela di accessori scelti per accentuare il ritorno ad un'esigente femminilità. Le calze sono chiarissime, i tacchi dei sandali affusolati, più o meno alti, appaiono assottigliati, le collane hanno grosse biglie colorate, o se ne portano tre alla volta o una soia splendente vicino al collo. Ma i più nuovi sono i collier s pallidi e opachi in avorio e legno come ne ha presentati Givenchy. ispirandosi all'arte africana. Le pettinature sottolineano bene i due aspetti della moda francese: ruscellanti e molto simili a quelle in uso negli Anni Cinquanta, accompagnano gli abiti tennis, i due pezzi da crociera, nitidi e bianchi di Scherrer. Trattenute, lisciate e raccolte in minuscoli chignons, sulla nuca, da Dior, Lanvin, TJngaro, Balmain, introducono linee tradizionali o audacemente eleganti, per concedere la presenza del cappello: grandi magiostrine rigide, pamele onduleggianti in feltro o paglia, caschi alla coloniale in intrecciata paglia cinese, cloches esigue e qua e là turbanti con lunghe bande abbandonate sulle spalle. Anche i guanti hanno il loro momento di attualità per la primavera - estate: lunghi al gomito e persino corti negli abiti da sera e quasi sempre bianchi. Fra i fiori da appuntare alla vita o al risvolto della giacca, nel centro del turbante a spiovere sulla fronte, si aggiungono, alla camelia e alla rosa, i garofani. Uno rosso, uno bianco, uno blu, omaggio alla Francia, firmato Lanvin. Lucia Sollazzo 1 cucia ooiiazzo Parigi. Un abito da cocktail di Jean Patou (Foto G. Neri)

Luoghi citati: Filadelfia, Francia, Giappone, Messico, Parigi