I fumetti, sempre più intelligenti e colti

I fumetti, sempre più intelligenti e colti I fumetti, sempre più intelligenti e colti La pigrizia dei trogloditi di Lunari, i "bambini-adulti" esemplati su Bradbury e gli splendidi disegni "neri" di Battaglia Enzo Lunari: «Girighiz», Ed. Milano Libri, pag. 118, lire 2200. Ray Bradbury: « Il popolo dell'autunno », « Domani a mezzanotte », Oscar Mondadori, pag. 190, lire 650. Dino Battaglia: «Totentanz», Ed. Milano Libri, pag. 126, lire 3200. Le storie a fumetti che, all'epoca del pionierismo dei cartoons, erano state create per meravigliare, incuriosire o semplicemente divertire, riviste oggi — alla luce di una smaliziatissima quanto poco ortodossa coscienza psicanalitica — non sono che fagotti di complessi ammassati su tavole illustrate che puzzano di schede cliniche. I fumetti d'oggi, invece sono creati da autori che — coscienti dell'inarrestabile ed affascinante invasione della psicanalisi — si comportano come questa coscienza e conoscenza esigono, e ci forniscono un prodotto che rivela con precisione l'intento di dare, al lettore dalle esigenze intellettuali, quello che cerca: le sue ansie, le sue nevrosi quotidiane ridotte in figurine che fanno sorridere. Ecco perciò la serie dei bambini - adulti: contestatori depressi, massaie frustrate, scombinati con fissazioni sportive che si chiamano Linus o Mafalda o Charlie Brown, e quella dei cavernicoli, bambini anch'essi, perché primitivi in un mondo ancora bambino, e bambiniadulti, perché proiettati nella problematica della nostra epoca. Proiettati a volte as- sai grossolanamente in storiette alla Petronilla o alla Blondie dell'era della pietra — ci riferiamo ai comics di Hanna e Barbera —, a volte col flemmatico ma simpatico umorismo di Hart o col sofisticatissimo garbo di Lunari. In Girighiz, di Enzo Lunari, compaiono sfiduciatissime teste di trogloditi piantate su corpi a bozzolo, riparati da pellicce piuttosto cenciose. C'è il commerciante, il filosofo, l'inventore, lo scemo del villaggio: vivono una storia quotidiana punteggiata di ri¬ chiami che toccano con grottesca serietà tutti i tipi di problemi del nostro tempo, dall'economia all'arte alla scienza alla moda. Sono tutti affetti da una pigrizia intellettuale di tipo hippy, c'è un Mammuth complessato dal color rosaciocca della sua pelle e da una non assecondata passione per il teatro, e lo stregone è molto più ragioniere che mago: i personaggi di Lunari sono assolutamente privi di fascino magico. Uno sconcertante fascino magico emanano invece i « bambini » (anch'essi bambini-adulti o bambini-mostri) di Ray Bradbury, americano dell'Illinois, buon narratore di fantascienza (le sue Cronache marziane, che comparvero la prima volta in Italia circa vent'anni fa, sono assai notevoli per invenzioni e per un romanticismo da gloriosa epopea western trasferito, stremato e allucinante, su Marte). Quelle di II popolo dell'autunno e Domani a mezzanotte sono storie a fumetti tratte da alcuni racconti di Bradbury; con una sua prefazioncina gentile e consenziente. Chi vi dice che i bambini siano sempre « veri » bambini? Alcuni potrebbero essere benissimo abitanti di altri pianeti che scelgono astutamente la strada consueta per venire al mondo, o meglio « alla terra ». E' il caso del bambino-adulto che, dal momento della sua nascita e per tutto il tempo che è un minuscolo poppante, si dà da fare per uccidere i genitori, o dei superstiziosi ragazzinimaghi (cosi li vede la scon¬ volta mente del maestro di scuola) che riescono a provocare la morte. E che dire della bambina-medium, che ascolta da una defunta una straziante canzone d'amore? Al Feldstein, sceneggiatore dei racconti, ha fatto in modo che si senta bene la presenza di Bradbury; negli illustratori, qualche défaillance: qua e là un segno rozzo, che si rileva sgradevolmente osservando i particolari. Splendido, invece, il disegno del veneziano Dino Battaglia, che in Totentanz ha fumettato racconti neri di Hoffmann, Poe, Meyrink. Che occhi ha l'automa diabolico Olimpia! Sono proprio gli occhi delle donne che portano estasi angeliche ed elisir del diavolo nella letteratura hoffmanniana. E poi, tutto un nido segreto di scale fatiscenti, di facciate derelitte, con i fantasmi di Poe che gemono protetti da una ragnatela incrostata di oggetti, a volte nebbiosa come un ricordo che va appassendo, a volte squarciata come un incubo. Si prenda il Golem tratto dal fosco, bel romanzo di Meyrink: se i demoni, nel Medioevo, li immaginavano invischiati in vapori cupi, questo Golem è un demone che fugge per una Praga alchemica, in un nero concilio di case e di monumenti, e viene alia fine raggiunto dal suo padrone, il rabbino: la pagina finale è la più notturna del libro, con l'asceta alto e buio di sofferenza e il Golem mostruoso che si dissolve. In fondo alla scena, una citazione di J. L. Borges. Rossana Ombres H Dino Battaglia, illustratore di « Hop-Frog »

Luoghi citati: Illinois, Italia, Milano