Altafini, 20 anni di gol
Altafini, 20 anni di gol La meravigliosa carriera di un campione senza tramonto Altafini, 20 anni di gol E' uno degli stranieri che hanno fatto epoca nel nostro calcio - In Brasile esordì affrontando una squadra che si chiamava Juventus (di San Paolo), realizzando tre reti - Ora insegue i record di presenze e segnature in A - Ai primi posti delle classifiche speciali Quindici anni fa Altarini lo presentavano così: « Snello, torace molto sviluppato. Ha Viotto stacco per colpire dì testa. Batte disinvoltamente con entrambi i piedi. Entra in mischia senza paura affrontando avversari fìsicamente più dotati. Forte scattista anclie con partenza da fermo. La sua specialità è la rovesciata improvvisa (schiena verso il suolo, gambe per aria) eseguita con perfetto tempismo. Occhi castano chiari, capelli biondo-rossicci, segni particolari: efelidi sul viso ». Davanti abbiamo un'immagine sbiadita dal tempo. La didascalia dice: « Questa fotografia mostra chiaramente quale sia il tipo di gioco che Altarini preferisce, quello sulla potenza atletica ». L'immagine risale al 1955 ed è la prima partita che Altafini disputa con la maglia del Palmeiras. Squadra avversaria è il Portoguesa Santista di Santos: il portiere è a terra e il terzino alle spalle, ormai battuti entrambi, ma Altarini non vuole concedere nulla all'indugio e all'incertezza e scaraventa in rete con tutta la forza possibile, un pallone che già si trovava a pochi centimetri dalla linea di porta e che bastava accarezzare per fare entrare in gol. Sono passati tanti anni, eppure qualcosa di quell'Altarini è rimasto. Innanzitutto la decisione nel fiondare a rete, la classe — che il tempo non cancella — e la inesauribile voglia di giocare e di segnare. L'ex ragazzino prodigio di Piracicaba, nipotino di emigranti rodigini, tuttofare per aiutare la famiglia (in una sua biografia scrisse che a nove anni fece il garzone di barbiere, quindi il confezionatore di scope, il lucidatore di mobili, il fattorino in una fabbrica di aranciate, il tintore, il macellaio e infine il meccanico) a quasi 35 anni sembra avere trovato una seconda giovinezza. Nella classifica dei marcatori è vicino a « pivelli » come Chiarugi, Pulici, Chinaglia, Prati, Spadoni, in sette partite di campionato ha segnato sei gol, quasi la stessa media che lo portò a vincere il suo primo scudetto in Italia col Milan (29 gol). Fra i tanti lati curiosi della sua vicenda c'è che Altafini, giovanetto, esordì in campionato nel Palmeiras — il club degli italiani in Brasile — contro un club che si chiamava Juventus (di San Paolo) segnando tre gol. Le vicende della vita l'hanno portato nella fase calante del suo arco calcistico a giocare per un'altra Juventus, con la cui maglia José vorrebbe chiudere la carriera ottenendo un altro scudetto e se possibile (sembra di sì) migliorare due records personali, quello dei gol e delle presenze in serie A. Su Altafini sono stati scritti romanzi interi, l'hanno definito ai tempi d'oro un « cocktail » di Virgili e Vinicio, qualcuno scrisse che «segnò una rete rovesciata con la stessa velocità con la quale Wild Bill Hickok estraeva la pistola dalla fondina». Fra i complimenti di ieri e di oggi, probabilmente gli ha fatto più piacere di tutti quello del dottor Agnelli che lo ha definito il centravanti ideale in questo momento per la nostra Nazionale. Giorgio Gandolfi rgsscpnqapJ2 [ose Altafini conserva a 35 anni l'entusiasmo d'un ragazzino (Foto Aloisio)
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